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Giordania, un progetto italiano per i giovani rifugiati iracheni

Terrasanta.net
17 agosto 2021
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Giordania, un progetto italiano per i giovani rifugiati iracheni
La Casa Sacro Cuore, inaugurata ad Amman il 13 agosto, ospietrà i servizi psicologici e sanitari.

È stato inaugurato il 13 agosto ad Amman un programma di aiuto per bambini e ragazzi stranieri in Giordania. Promosso dall’Università Cattolica e dal Patriarcato latino, con il sostegno economico della Cei, rafforza l’accoglienza in particolare dei profughi iracheni, tra i più dimenticati.


Il patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Pierbattista Pizzaballa ha benedetto il 13 agosto ad Amman la sede che ospiterà un progetto «Ponti ad Amman», promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel centenario della sua fondazione (era presente il rettore, Franco Anelli), e realizzato con l’aiuto economico della Conferenza episcopale italiana, attraverso i fondi dell’8Xmille. Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, in un messaggio inviato per l’occasione, lo ha definito un «tassello importante al mosaico dell’accoglienza e dell’attenzione all’umanità ferita». Di che cosa si tratta? La casa, vicina alla parrocchia cattolica di San Giuseppe e chiamata «Casa Sacro Cuore», diventerà da settembre la sede di un centro polivalente, luogo d’incontro per l’inclusione in particolare di cristiani iracheni in Giordania, sviluppando un sistema integrato di servizi medici e socio-educativi per i minori e le loro famiglie.

La Giordania è un Paese con poche risorse, che nei decenni ha accolto centinaia di migliaia di profughi dai Paesi vicini in conflitto: palestinesi, iracheni, siriani. Da molti di loro è visto come un luogo di transito verso destinazioni più lontane, ma spesso non raggiungibili. «Gli stranieri vivono senza diritto di accesso al sistema scolastico statale e al sistema sanitario nazionale», spiega don Mario Cornioli, sacerdote toscano fidei donum nella diocesi latina di Gerusalemme, che comprende la Giordania. Abuna Mario, come lo chiamano nella parrocchia di Jabal Amman, è anche presidente dell’Associazione Habibi Valtiberina, impegnata dal 2013 in azioni di sviluppo in Terra Santa a favore specialmente di donne e giovani, e accompagna da vicino la realizzazione del progetto. «Sono 16 mila i profughi iracheni in Giordania – aggiunge –, molti di loro cristiani e sono tra i più dimenticati, pur in un Paese che ha mostrato grande apertura».

Il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, inaugura ad Amman la Casa Sacro Cuore (foto F. Francaviglia / Università Cattolica)

 

Dal mese di settembre, nella Casa Sacro Cuore si vogliono creare le figure degli insegnanti di sostegno, che sono rari in Giordania, per venire incontro ai bisogni particolari di tanti giovani. Docenti e ricercatori dell’Università Cattolica, in particolare della Facoltà di Scienze della formazione e Psicologia, promuoveranno percorsi di formazione nell’ambito della educazione inclusiva per insegnanti, counsellor e famiglie irachene e giordane.

Ma non è tutto: il Centro medico intitolato a padre Gemelli, frate minore, medico e fondatore dell’Università Cattolica, avvierà un servizio medico e psicologico per minori con particolari problemi legati alle esperienze traumatiche dell’espatrio, allo sradicamento dal proprio contesto. Un segno molto concreto per rendere la vita di tante persone, che preferirebbero lasciare il Medio Oriente, più degna e serena. Paolo Favari, responsabile del Gemelli Medical Center ha spiegato che il centro di occuperà dello screening clinico e psicologico dei bambini fino all’età di 14/15 anni, per cercare di individuare eventuali problematiche che richiedono un’assistenza sanitaria o psicologica che difficilmente possono avere. Il progetto «Ponti ad Amman» renderà disponibili servizi a tanti studenti, coinvolgendo ragazzi iracheni e giordani, cristiani e musulmani.

Il cardinale Bassetti ha sottolineato l’importanza di creare ponti, una cultura di legami e non di muri. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare sono quattro azioni necessarie all’inclusione, che il presidente della Cei ha ricordato nel suo messaggio: «Quattro verbi, indicati da Papa Francesco, che restano la bussola per affrontare la sfida delle migrazioni, in Italia e in Europa».

La Casa Sacro Cuore bene rappresenta il concetto di «casa» che – ha concluso il cardinal Bassetti nel suo messaggio – «non esprime solo fisicità, ma racchiude anche le pulsazioni di un cuore che sa farsi dono per gli altri, senza tornaconto personale».

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