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Teheran ci riguarda

Laura Silvia Battaglia
19 luglio 2021
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Teheran ci riguarda
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.

In un recente saggio, la giornalista Luciana Borsatti ci spiega che «l’Iran al tempo di Biden non è questione che riguarda solo Teheran e Washington, ma il futuro di tutto il Medio Oriente e dell’Europa, dunque di tutti noi»


Questo L’Iran al tempo di Biden, di Luciana Borsatti, è un testo molto utile per comprendere l’Iran contemporaneo, soprattutto dopo le ultime elezioni presidenziali che hanno visto la vittoria dell’ala politica ultra-conservatrice sui riformisti e l’elezione dell’ayatollah Ebrahim Raisi a presidente. Perché il risultato di questo voto iraniano è l’effetto di un lungo processo di progressivo isolamento internazionale promosso da Washington nei confronti di Teheran. Un isolamento che ha rafforzato l’anti-americanismo interno e le visioni oltranziste dei falchi della Repubblica Islamica, rendendo perdenti i moderati, come l’ex presidente Hassan Rouhani, accusati di avere cincischiato troppo con gli Stati Uniti, credendo che chinare il capo al ricatto delle sanzioni sarebbe stata una strada a lungo andare funzionale al ritorno della normalità nel Paese.

Borsatti, già corrispondente dell’Ansa a Teheran, autrice di molti altri libri sull’Iran (l’ultimo, con doppia ristampa, sempre pubblicato da Castelvecchi si intitola L’Iran al tempo di Trump) spiega questo processo, lungo almeno otto anni, in meno di duecento pagine, con un linguaggio divulgativo e incisivo, alternando l’analisi geopolitica alla raccolta delle fonti e a storie e opinioni raccolte di persona, e che corroborano la tesi di base del libro: ossia che «l’Iran al tempo di Biden non è questione che riguarda solo Teheran e Washington ma il futuro di tutto il Medio Oriente e dell’Europa come suo immediato vicino, dunque il futuro di tutti noi».

Non era diverso prima, al tempo di Donald Trump. Ma almeno l’avvicendamento alla guida degli Stati Uniti di un presidente democratico, sembrava spostare l’asse della politica statunitense verso Teheran, dopo il fossato profondo scavato dalla morte del generale Qassem Suleimani, fatto fuori in terra irachena, il 3 gennaio 2020, proprio da un drone statunitense, in una delle azioni di guerra trasversale e di anti-terrorismo più note della presidenza Trump (2017-2021). Borsatti parte proprio da lì – definendo questo rapporto tra Washingtn e Teheran un’«improbabile love story» – e dagli avvenimenti che nei mesi successivi hanno scosso l’Iran: dalla morte di 176 cittadini iraniani nell’incidente del Boeing ucraino del gennaio 2020 al prezzo molto alto pagato dal Paese alla crisi pandemica.

Tutte queste vicende sono state determinanti nell’influenzare il voto, così come determinante, nel disegnare la politica americana dei prossimi mesi, sarà comunque l’alleanza americana senza se e senza ma con Israele, gli Accordi di Abramo che puntano alla normalizzazione dei rapporti dei Paesi del Golfo con Israele, e una formale (ma potrebbe anche essere più sostanziale) apertura dell’Arabia Saudita a riforme sociali senza precedenti.

Se questi tre asset della politica mediorientale restano invariati, per l’Iran saranno comunque dolori, ma di più lo saranno per quei cittadini iraniani (e sono tanti) che criticano, al contempo, tanto l’isolamento internazionale di Teheran promosso e deciso dagli americani quanto la politica interna iraniana, debole e indecisa oppure autoritaria e pregiudizievole.

Da leggere con particolare attenzione sono tutti quei capitoli del libro che si basano su testimonianze di prima mano e interviste: a dissidenti all’estero; a semplici cittadini iraniani che non si ritrovano più né nella difesa del Paese a tutti i costi, né nella sua critica aspra; a donne attiviste, fino a studenti, diplomatici, imprenditori, che subiscono il peso delle sanzioni. Luciana Borsatti si muove agile tra cronaca e analisi geopolitica, restituendoci un testo complesso ma godibilissimo che dimostra, ancora una volta, la profondità delle relazioni tra l’Iran e l’Europa, ma soprattutto tra l’Iran e l’Italia, relazioni che vanno preservate tanto quanto i diritti di questi cittadini che andrebbero difesi sempre e non a corrente alternata.

Affinché non sia troppo tardi e non si ripeta quel che accadde a partire dagli anni Novanta con l’Iraq, cosa di cui ci siamo abbondantemente pentiti, senza il beneficio di avere migliorato alcunché.


Luciana Borsatti
L’Iran al tempo di Biden
Castelvecchi editore, 2020
pp. 168 – 17,50 euro

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