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Islam, cosa c’è da sapere sulla festa del Sacrificio

Cécile Lemoine
20 luglio 2021
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Islam, cosa c’è da sapere sulla festa del Sacrificio
Palestinesi scelgono dei capi da sacrificare per la festa di Eid al-Adha, a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, il 17 luglio 2021 (foto Abed Rahim Khatib/Flash90)

L'Eid al-Adha – che i musulmani festeggiano oggi, 20 luglio – commemora l’atto di sottomissione a Dio del patriarca Abramo, pronto a sacrificargli il figlio primogenito. Con accenti diversi, l'episodio ricorre nella Bibbia e nel Corano.


In Terra Santa, come nel resto del mondo, i musulmani celebrano in queste ore una delle feste religiose più importanti del loro calendario: Eid al-Adha (vale a dire la festa del Sacrificio»), iniziata al tramonto del 19 luglio. In questo giorno si evoca l’episodio del sacrificio di Abramo riportato nel Corano (oltre che, con significative differenze, nella Bibbia ebraico-cristiana).

Cosa significa per i musulmani la festa del Sacrificio?

Nella narrazione coranica, si vede Abramo sacrificare suo figlio Ismaele in un sogno. Mentre si accinge ad obbedire all’ordine divino, il Patriarca viene fermato dall’angelo Gabriele, inviato da Dio. Vedendo che Abramo stava per sacrificare l’unico figlio per amore per suo, Dio lo autorizza a sostituire il ragazzo con una «generosa immolazione» (sura 37, versetto 107), che gli studiosi musulmani classici identificano con un ariete.

L’episodio è molto simile a quello raccontato nella Bibbia, anche se nel libro della Genesi (al capitolo 22) il figlio che sta per essere sacrificato è il secondogenito Isacco (progenitore degli israeliti – ndr), e non Ismaele. Gli ammaestramenti principali di questo brano sacro sono l’incrollabile fiducia di Abramo in Dio e la proibizione di ogni sacrificio umano ai fini di culto.

Questa festa, chiamata anche Eid al-Kebir o «grande festa», non deve essere confusa con Eid al-Fitr, la festività che celebra la fine del mese di Ramadan, caduta quest’anno il 13 maggio. Sono queste le uniche due feste canoniche nell’islam.

Come si festeggia?

Poiché ad Abramo fu permesso di sacrificare un montone al posto di suo figlio, Eid al-Adha è tradizionalmente celebrata con il sacrificio simbolico di una pecora, capra, vitello o cammello. Gli animali non devono superare una certa età e vanno macellati in maniera rituale, dopo la grande preghiera, in macelli approvati dalle autorità pubbliche. Il sacrificio non è un obbligo, ma una raccomandazione per i musulmani che lo vogliono e possono permetterselo.

La tradizione vuole che questa festa sia all’insegna della condivisione e della generosità. La carne risultante dai sacrifici è divisa in tre parti: un terzo per la famiglia, un terzo per i vicini e un terzo per i bisognosi. Nella società tribale dei tempi del Profeta Muhammad, la carne era una merce rara. Essenzialmente la dieta degli arabi del deserto nel VII secolo era costituita da latte di cammello. Sacrificare un animale e offrirne la carne ai più poveri era quindi un atto di carità. Oggi molti preferiscono donare una somma di denaro in beneficenza.

Eid è una festa gioiosa e di famiglia. Si prolunga per tre giorni, durante i quali i musulmani fanno visita a parenti e amici, si scambiano regali e saluti. Vanno anche nei cimiteri per rendere omaggio agli antenati.

La tradizione del sacrificio, tuttavia, solleva interrogativi nelle nostre società moderne. «Poiché il numero dei musulmani si avvicina ai 2 miliardi di individui, l’uccisione di milioni di animali nello stesso giorno, nelle società in cui la carne è ampiamente distribuita, non ha più la stessa connotazione di solidarietà», sottolinea Hicham Abdel Gawad – dottorando in Scienze delle religioni all’Università cattolica di Lovanio, in Belgio – nelle pagine a tematiche religiose del quotidiano Le Monde. Ciò pone anche problemi d’ordine pratico, in particolare riguardo alle condizioni di macellazione.

Perché questa festa è importante?

Eid al-Adha è la festa più rilevante del calendario musulmano. Al di là dei valori che incarna, la festa segna il culmine dell’Hajj (il tempo dell’anno riservato al pellegrinaggio maggiore alla Mecca e a Medina), vale a dire il quinto pilastro dell’Islam. La festa del sacrificio si svolge l’ultimo giorno di questo viaggio, il decimo giorno del mese lunare di Dhul hijja, quando i pellegrini tornano dal monte Arafat, la collina dove si dice che il profeta Muhammad abbia tenuto il suo sermone d’addio ai fedeli musulmani che lo accompagnarono in pellegrinaggio alla fine della sua vita. Secondo l’islam, il santuario della Kaaba nella città della Mecca sarebbe stato ricostruito dopo la sua distruzione nel corso del diluvio da Abramo e suo figlio Ismaele. L’Eid-el-Kebir segna il culmine dei riti del pellegrinaggio.

Quale il significato spirituale di sacrificio?

La festa di Eid al-Adha rimanda alla gioia che potrebbe provare un uomo indigente del deserto a cui è stata offerta una rara prelibatezza. Sempre Hicham Abdel Gawad spiega: «Sacrificare è soprattutto spogliarsi un po’ di sé, poiché gli esseri umani tendono a considerare i propri beni materiali come un’estensione di sé stessi. Nel linguaggio simbolico si tratta dunque più dell’uccisione dell’io che di quella di un altro essere vivente. Se l’ego nella società di Maometto passava attraverso l’orgoglio di possedere grandi greggi, l’uccisione di questo ego era coerente con il sacrificio di un capo del bestiame, potenziale fonte di orgoglio».

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