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Fra Gabriele e le «scintille» di Dante

Giuseppe Caffulli
21 luglio 2021
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Fra Gabriele e le «scintille» di Dante
Un ritratto fotografico di fra Gabriele Allegra.

Per tutta la vita, accanto agli studi biblici, fra Gabriele Allegra, fondatore dello Studio biblico di Hong Kong, coltivò l’amore per l’Alighieri e la Commedia. Dai diari inediti del grande missionario ora beato, nel 2011 è stata pubblicata un’antologia di scritti


«Se non avessi sentito imperioso l’impegno di continuare ad assolvere il mio lavoro in Cina, mi creda, sarei rimasto a Gerusalemme, luogo ideale per gli studi della S. Scrittura… Io ricordo sempre, e a volte con nostalgia, la Flagellazione, ma l’obbedienza vale più di tutto». Così scriveva il primo agosto 1974 e il 20 ottobre 1975 a padre Bellarmino Bagatti allora direttore dello Studium Biblicum Franciscanum, fra Gabriele Allegra, grande biblista e missionario francescano in Cina, fondatore dello Studio biblico di Hong Kong e traduttore della Bibbia in cinese. Per un profilo biografico di fra Gabriele e per i suoi rapporti (mai interrotti) con lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme rimandiamo all’articolo di fra Claudio Bottini comparso su Terrasanta (n. 6, 2007 pp. 52-54).

Quello che ci importa qui raccontare è un aspetto certamente meno noto della figura poliedrica di Allegra: la sua passione per Dante Alighieri, che rivela una conoscenza profondissima del Sommo Poeta. Un «particolare», quello dell’amore per Dante, che merita di essere conosciuto in quest’anno nel quale si celebra il settimo centenario della morte del genio fiorentino. Tra il primo gennaio 1965 e il 31 dicembre dello stesso anno, tra il primo gennaio 1967 e il 16 dicembre successivo, fra Gabriele Allegra compose due diari danteschi, nei quali meditò sul senso della vita e sulla fede a partire dalle terzine del Poeta. Nel 2011 le Edizioni Dehoniane di Bologna hanno meritoriamente pubblicato un’antologia tratta dai diari di Allegra, intitolata Scintille dantesche, a cura di Anna Maria Chiavacci Leonardi (filologa dell’Università di Siena, scomparsa nel 2014) e Francesco Santi (docente di filologia latina e medioevale a Bologna). Scrive quest’ultimo nella introduzione al volume: «I due quaderni sono rimasti fino ad oggi inediti e dovettero essere composti senza il progetto di una pubblicazione, originati da circostanze in parte occasionali. La ragione esteriore per intraprendere questa esperienza venne a lui probabilmente nella ricorrenza del VII centenario della nascita di Dante e forse anche dall’invito a tenere una conferenza per questa ricorrenza (conferenza che si tenne in effetti nell’aula magna dell’Università di Hong Kong il 27 maggio del 1965); una ragione più profonda dovette però sostenere questa lectio continua, reiterata nel 1967, una ragione che riguardava l’intimità e il desiderio di comprendere più in profondità il senso della propria vita, cercando un vitale nutrimento per la coscienza».

Al tempo in cui compose il primo diario dantesco, Allegra si trovava già da 34 anni in Cina (vi morì il 26 gennaio 1976) e aveva di fatto completato la monumentale traduzione della Bibbia in cinese. «Quando lo incontriamo a leggere Dante – prosegue Santi – egli aveva ormai quasi compiuto il suo lavoro (erano già usciti gli undici volumi della traduzione con un grande commento – l’ultimo nel 1961 – e nel 1968 sarebbe uscita la Bibbia di Natale, che in un unico volume avrebbe raccolto la traduzione integrale, con un più agile commentario). La conclusione del lavoro giungeva in anni impegnativi per il suo spirito: la Cina era sotto la pressione della vittoria maoista e la Chiesa cinese ne soffriva drammaticamente; intanto il concilio ecumenico Vaticano II si era chiuso e la Chiesa ne usciva profondamente trasformata, volta a un futuro ancora non pienamente delineato».

Qual è il valore oggi delle Scintille dantesche di fra Gabriele? Santi non ha dubbi: «Nonostante l’occasionalità e lo scopo privato, direi intimo, della stesura dei due Diari, in essi non ci sono improvvisazione e neanche estemporaneità. Padre Allegra si sente vicino a Dante, come francescano e per antica consuetudine personale. Egli ama ricordare la familiarità dell’Ordine francescano con Dante, una familiarità antica, ben rappresentata da Giacomo della Marca (lettore assiduo della Commedia), e rinnovata in tempi recenti, da personaggi come padre Marcellino da Civezza e come tanti altri, fino a padre Severino Ragazzini, che proprio in quegli anni stava cercando di istituire il Centro dantesco francescano di Ravenna».

Già negli anni 1926-1929, al tempo degli studi presso il Collegio internazionale Sant’Antonio, antesignano della Pontificia università Antonianum di Roma, tra i compagni circolava la voce che Allegra conoscesse tutta la Commedia dantesca a memoria e portasse sempre con sé, oltre alla Bibbia, un’edizione tascabile. «Mai si era trattato per lui di un vezzo intellettuale – specifica Santi – o di una superficiale ricreazione: padre Allegra sentiva Dante calzante a proposito delle domande che la sua vita proponeva, ancora di più in Cina, dove era per diffondere la parola di Dio, in una parola umana che non l’aveva conosciuta, ma che pure aveva altissima dignità. Padre Allegra sentiva Dante adatto alle domande del suo cuore e anche al bisogno spirituale dei popoli che incontrava». Forse, da francescano lontano dalla sua patria e fedele al carisma dell’itineranza incarnato dal Poverello d’Assisi, fra Allegra sentiva Dante, «exul immeritus», come un compagno di viaggio. Ma anche precursore («veggente», lo definisce nella Lectio magistralis tenuta a Hong Kong nel 1965 e riportata in appendice) delle grandi questioni che la Chiesa conciliare stava affrontando in quegli anni: la salvezza dei non cristiani, la povertà evangelica, la necessità di una sintesi teologica. Idee universalistiche, conclude Allegra, «quanto mai vive oggi nella coscienza degli uomini, pensosi di Dio, dei fratelli e di sé stessi».

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