Criticare la politica di Israele verso i palestinesi significa essere antisemiti? La domanda, ricorrente, si è posta dopo recenti dichiarazioni di Ban Ki-moon e di alcuni deputati Usa. Un sondaggio mostra che anche tra gli ebrei americani le risposte sono articolate.
Ban Ki-moon, che fu segretario generale dell’Onu dal 2007 al 2016, qualche settimana fa ha dichiarato che Israele sta cercando di rendere permanente il suo «strutturale dominio» sui palestinesi. Cosa che, ha aggiunto, «dà al regime legale duplice imposto da Israele nei Territori palestinesi, insieme con le azioni inumane e abusive che vengono commesse contro i palestinesi stessi, un nuovo significato, con una situazione che potremmo definire di apartheid». Si era poco dopo la conclusione dell’ultima guerra di Gaza e gli animi erano ancora surriscaldati, tanto da scuotere anche il tradizionale aplomb diplomatico dell’ex segretario delle Nazioni Unite, piuttosto nuovo a dichiarazioni così nette.
È interessante notare, però, che proprio negli Usa, il Paese più legato a Israele e più fermo nel sostenerlo «senza se e senza ma», ferve un acceso dibattito sul modo di giudicare la politica dello Stato ebraico. Un piccolo ma grintoso gruppo di deputati del Partito democratico (Cori Bush, Rashida Tlaib, Alexandria Ocasio-Cortez e Ilhan Omar), appoggiandosi ai rapporti di organizzazioni come Human Rights Watch e B’Tselem, ha accusato Israele di praticare l’apartheid sui palestinesi. Li ha rintuzzati un altro gruppo, quello degli Ebrei Democratici (parlamentari Usa ebrei), che li ha tacciati di «antisemitismo».
Questa è ormai diventata l’etichetta classica da applicare a chi critica Israele, soprattutto quando la critica è aspra e totalizzante. Ma, di nuovo, nemmeno tra gli ebrei americani c’è concordia di pareri su che cosa sia realmente «antisemita». È interessante, su questo tema, un recente sondaggio del Jewish Electorate Institute, che analizza appunto i pareri degli elettori Usa di origine ebraica. Il 67 per cento degli interpellati ritiene che sia antisemita negare il diritto di Israele a esistere, e questo pare il solo dato davvero assodato. Il 25 per cento non esita nel dire che Israele pratica l’apartheid e il 28 per cento (quindi anche alcuni di coloro che non la pensano così) è convinto che l’affermazione non sia antisemita. Il 22 per cento degli intervistati è convinto che Israele stia commettendo un genocidio ai danni dei palestinesi. E coloro che sono chiamati a giudicare questa affermazione si dividono equamente tra coloro che ritengono che sia antisemita pensarlo e coloro che non vedono antisemitismo nell’affermazione.
Ripetiamolo: stiamo parlando delle opinioni di ebrei che vivono negli Usa, cioè nel Paese che più di ogni altro sostiene Israele e dove vive il maggior numero di ebrei al mondo. Una realtà di dialettica e dibattito che dovremmo sempre tenere presente.