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Primi gruppi italiani in Israele, con cautela

Cécile Lemoine
25 giugno 2021
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Primi gruppi italiani in Israele, con cautela
Sette pellegrini italiani guidati da fra Carlos davanti al Santo Sepolcro (foto Cécile Lemoine / TSM)

I francescani di Terra Santa hanno accolto dopo un anno i loro primi pellegrini, un piccolo gruppo proveniente da Napoli. I turisti al di fuori dei gruppi organizzati dovranno aspettare fino ad agosto per entrare in Israele.


Sono sette e il 24 giugno hanno potuto assistere a una messa celebrata in un Santo Sepolcro, ancora disperatamente vuoto. «È un giorno di gioia», sorride fra Carlos Molina, che accompagna il gruppo arrivato da Napoli il 19 giugno per un pellegrinaggio di una settimana in Terra Santa. A Nazaret il frate minore ha riaperto le porte della Casa Nova francescana che dirige per accoglierli.

I fortunati fanno parte di una ventina di gruppi di turisti autorizzati a entrare in Terra Santa attraverso un progetto pilota del governo israeliano che nei prossimi mesi prevede di coinvolgere circa 600 persone. Preoccupato che l’epidemia di coronavirus possa riprendere forza con l’arrivo di turisti arrivati in massa, lo Stato ebraico ha preferito prendere le sue precauzioni agendo per gradi. Innanzitutto i gruppi, poi i turisti individuali. In ogni caso, per entrare nel Paese è necessario essere vaccinati e sottoporsi a due test Pcr: uno prima della partenza e uno all’arrivo in aeroporto a Tel Aviv, oltre a un test sierologico.

I Territori palestinesi esclusi dagli itinerari

Il pellegrinaggio ha dovuto limitarsi alle città situate in Israele. A causa della mancata autorizzazione dei ministeri dell’Interno e della Salute, il gruppo non ha potuto recarsi a Gerico, Betania o Emmaus el-Qubeibeh, città palestinesi dove la popolazione è meno vaccinata. Unica eccezione è stata Betlemme, dove i pellegrini hanno potuto godere della calma della Basilica della Natività. Il gruppo di napoletani è stato tra i primi a mettere piede nei luoghi santi privi dei turisti da oltre un anno. «Non ho mai provato emozioni così forti come qui», testimonia uno dei pellegrini. E un altro aggiunge: «Possiamo finalmente toccare con mano ciò che leggiamo nei Vangeli. È ancora più forte perché non c’è nessun altro oltre a noi».

Al Santo Sepolcro, il piccolo gruppo aveva una particolare intenzione di preghiera: «Abbiamo pregato Gesù risorto perché diffondesse la sua grazia e la sua luce sul mondo come in Terra Santa, perché le cose tornino alla normalità», racconta fra Carlos.

La ripresa dell’epidemia

Ci vorrà, però, ancora un po’ di pazienza. Prevista per il 1° luglio, l’apertura delle frontiere ai viaggiatori individuali è stata posticipata al 1° agosto dal governo preoccupato per la recrudescenza dell’epidemia nel Paese, a causa della variante Delta e del mancato rispetto delle quarantene. Al 23 giugno, il Paese aveva 146 nuovi casi positivi, il più grande aumento giornaliero che si sia verificato da maggio. La maggior parte di loro (122 per la precisione) si trova a Binyamina, una cittadina del nord vicino ad Haifa, dove l’epidemia si è diffusa a partire da una scuola. Più di mille persone sono state messe in quarantena, in un comune che conta 15 mila abitanti. Il governo sta valutando il ritorno all’uso delle mascherine nei luoghi chiusi, misura che era stata revocata il 15 giugno.

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