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Demografia, in trent’anni Israele raddoppia

Christophe Lafontaine
29 giugno 2021
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Demografia, in trent’anni Israele raddoppia
Ingorgo alle porte di Tel Aviv. Nel giro di trent'anni ci saranno 10 milioni di veicoli in più sulle strade israeliane. (foto Flash90)

Con l'attuale livello di fertilità gli israeliani nel 2050 saranno quasi 18 milioni. Uno studio presentato il 27 giugno analizza le questioni legate all'aumento di densità abitativa e alle scelte politiche che si impongono.


Entro il 2050, Israele sarà un Paese più inquinato, densamente popolato e con molti meno spazi aperti. Con una crescita del 2 per cento annuo, la popolazione israeliana conosce il più forte incremento demografico nel mondo sviluppato. Se il tasso di natalità si manterrà costante, l’Ufficio centrale di statistica israeliano calcola che nel giro di trent’anni si potrebbero raggiungere i 17,6 milioni di abitanti, quasi il doppio degli odierni 9 milioni.

Un nuovo studio presentato il 27 giugno nel corso di una conferenza all’Università di Tel Aviv e rimbalzato su vari media israeliani, ha individuato le numerose sfide che stanno davanti a chi ha il compito di governare. Ogni questione nello studio viene considerata alla luce di tre scenari possibili: lo scenario «basso» riflette un calo significativo della fertilità; lo scenario «intermedio» ipotizza un calo della fertilità moderato; lo scenario «alto» considera la prosecuzione dell’attuale linea di tendenza demografica.

Un rapporto esaustivo

Lo studio preparato da Tzafuf, il Forum israeliano per la popolazione, l’ambiente e la società, è stato compilato dal professor Alon Tal dell’Università di Tel Aviv e da Yaara Tsairi del Technion, l’istituto israeliano di tecnologia di Haifa. Tzafuf, che significa «sovraffollato» in ebraico, è un’ong fondata da un gruppo di ricercatori accademici e di ambientalisti. Per il giornale economico israeliano Calcalist, «questo è probabilmente il rapporto più esaustivo, nel suo genere, pubblicato negli ultimi anni in Israele».

Sempre Calcalist rilancia alcuni dati: secondo il rapporto, il numero di famiglie israeliane raddoppierà e continuerà a crescere nell’arco dei prossimi 45 anni, stando allo scenario «intermedio». Il tasso di famiglie ultra-ortodosse passerebbe dall’8 per cento di oggi al 21 per cento nel 2065 e la quota delle altre famiglie ebraiche scenderebbe dal 77 al 60 per cento. Il tasso di famiglie arabe crescerebbe dal 15 al 19 per cento.

Il professor Alon Tal considera i dati demografici e le previsioni «molto preoccupanti», riferisce il quotidiano Maariv. Tal è allarmato per l’«emergere di un’immagine inquietante con effetti sulla società israeliana che potrebbero essere gravi» se li correliamo alla diminuzione delle precipitazioni nella regione, all’aumento delle temperature, ad altri possibili eventi climatici estremi e all’eventuale comparsa di epidemie simili a quella del Covid-19.

La portata delle sfide

Secondo il rapporto, se l’attuale tendenza demografica si confermasse nel tempo, il ritmo di costruzione di alloggi nel 2040-2050 dovrà raddoppiare. In altre parole, Israele dovrà edificare negli anni 2040-2050 il doppio di appartamenti rispetto a quelli costruiti nel decennio 2010-2019. «Con l’attuale tasso di natalità si prevede che Israele perderà circa il 10 per cento dei suoi spazi aperti entro la metà del secolo, poiché i terreni saranno necessari per abitazioni, infrastrutture e impianti di trasformazione dell’energia solare su larga scala», commenta Haaretz.

Produrre il 95 per cento del fabbisogno nazionale di elettricità con fonti rinnovabili entro il 2050, richiederà al Paese di produrre una quota di energia solare compresa tra i 56 e i 134 gigawatt. Un’area otto volte più vasta del lago di Tiberiade dovrà essere dedicata ai pannelli solari. In molte aree, quindi, la perdita di terre vergini metterà alla prova le capacità riproduttive di molti animali e piante.

Nel settore dei trasporti – salvo interventi correttivi – di qui a trent’anni è previsto un aumento del 178 per cento del numero di veicoli sulle strade: arriveremmo a circa 10 milioni, quasi tre volte la quantità odierna. Sulle arterie israeliane avremmo una densità pari a quella che vediamo nelle strade di Mumbai, in India.

Quanto al sistema sanitario, lo studio indica che lo Stato dovrà provvedere entro il 2050 alla fornitura di circa 5.000 posti letto aggiuntivi ogni dieci anni. Ogni decennio sarà inoltre necessario reclutare circa 7.000 medici in più e non meno di 13.000 infermieri.

Il sistema educativo dovrà adattarsi entro 30 anni ad un aumento di almeno il 30 per cento dei bambini in età scolare. Ciò imporrà di quasi triplicare le aule.

Suggerimenti per i politici di oggi

Il previsto aumento della popolazione dovrebbe anche aumentare la dipendenza di Israele dalle importazioni di cibo, soprattutto di cereali ma anche di ortaggi.

Un altro fondamentale problema è il consumo di acqua. Si prevede che passerà da 2.200 milioni di metri cubi all’anno a oltre 3.500 milioni di metri cubi se la fertilità si ridurrà drasticamente, a 4.000 milioni di metri cubi in caso di contrazione lieve e 4.500 se non interverranno cambiamenti. Contestualmente però la disponibilità di acqua in natura dovrebbe ridursi alquanto a causa dei cambiamenti climatici.

Per anticipare al meglio questi cambiamenti e affinché il Paese si prepari ad affrontarli, lo studio suggerisce alcune azioni che il governo israeliano potrebbe intraprendere ora. Ad esempio offrire incentivi finanziari alle famiglie piccole invece di versare assegni familiari che incoraggiano le nascite le famiglie numerose; costruire alloggi a sviluppo verticale nelle aree urbane; contrastare la costruzione di case unifamiliari; incoraggiare l’emancipazione delle donne e sensibilizzare gli israeliani sulle sfide del futuro dei loro figli e della società israeliana. I ricercatori suggeriscono inoltre di aggiungere autobus, corsie prioritarie e servizi taxi, oltre a migliorare la frequenza del trasporto pubblico e promuovere l’utilizzo della bicicletta.

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