(g.s.) – L’ultimo atto importante della presidenza di Reuven Rivlin sarà forse consegnare a Israele un nuovo governo senza il premier uscente Benjamin Netanyahu nella compagine ministeriale (oppure, per intoppi inestricabili dell’ultima ora, essere costretto a chiamare i connazionali alle urne per la quinta volta nel giro di poco più di due anni).
Rivlin cessa dalla carica di capo dello Stato il 9 luglio prossimo e il 2 giugno spetta ai 120 deputati della Knesset – il parlamento monocamerale israeliano – eleggerne il successore a scrutinio segreto.
Sono solo due i candidati che – entro il termine fissato del 20 maggio – hanno ottenuto il sostegno di almeno 10 parlamentari, soglia minima richiesta per entrare in lizza nella votazione che designerà l’undicesimo presidente di Israele (nel 2014, per il decimo, gli sfidanti furono tre).
Il favorito e la sfidante
Isaac Herzog (candidatura sostenuta da 27 deputati) è considerato il favorito. Nato nel 1960 a Tel Aviv, è avvocato e politico di lungo corso. Ha seduto in parlamento dal 2003 al 2018, militando nel partito Laburista e nell’Unione Sionista (dal 2015). Tra il 2005 e il 2011 è stato membro di vari governi nella veste di ministro dell’Edilizia (2005); del Turismo (2006-2007); della Diaspora, della Società e del Contrasto all’antisemitismo (2007-2009); dell’Assistenza e Servizi sociali (2007-2011). Suo padre, il generale Chaim Herzog – immigrato nella Palestina mandataria nel 1935 –, ricoprì la carica di capo dello Stato di Israele dal 1983 al 1993. Dal giugno 2018 presiede l’Agenzia ebraica, organismo che promuove il sostegno dello Stato di Israele presso la diaspora ebraica anche promuovendo e agevolando l’aliyah (immigrazione ebraica) da ogni parte del mondo. Ha una moglie, Michal, e tre figli.
Miriam Peretz (candidatura sostenuta da 11 deputati). È nata nel 1954 a Casablanca (Marocco) e immigrata in Israele nel 1963. Si è sposata a metà degli anni Settanta e ha avuto sei figli, due dei quali sono morti per ragioni belliche. Anche il marito le è stato strappato prematuramente da una malattia. Peretz è laureata in Storia e Letteratura ebraica e ha svolto attività di docenza in istituti scolastici di vario ordine e grado. Ha dedicato gran parte delle sue energie a promuovere la consapevolezza dell’identità ebraica tanto in Israele quanto nella diaspora. Per la sua attività ha ricevuto numerosi riconoscimenti.
Come avviene l’elezione
La seduta è convocata per le 11:00 del mattino, ora locale. Risulta eletto al primo scrutinio chi dovesse ricevere la maggioranza dei voti dei membri della Knesset (vale a dire 61 consensi). Se non si raggiunge il quorum, si va al secondo scrutinio e risulta eletto chi ottiene il maggior numero di voti.
In Israele – come in Italia – il capo dello Stato resta in carica sette anni, ma non è rieleggibile. Rappresenta la nazione e i suoi valori morali e democratici rimanendo al di sopra delle parti. Spetta a lui affidare l’incarico di formare il governo al candidato che abbia ottenuto l’avallo del maggior numero di deputati. Un compito frustrante negli ultimi due anni, considerata la maggioranza risicata che la coalizione di centrodestra che fa capo al primo ministro Netanyahu ha ottenuto in quattro successive, ed eccezionalmente ravvicinate, consultazioni elettorali.