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Un khatchkar armeno trovato a Gerusalemme

Christophe Lafontaine
15 aprile 2021
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Un <i>khatchkar</i> armeno trovato a Gerusalemme
Un dettaglio del khatchkar, la croce su pietra scoperta nel quartiere armeno di Gerusalemme. (foto Patriarcato apostolico armeno di Gerusalemme)

Una grande pietra-croce tipica dell’arte armena, mosaici e monete sono stati portati alla luce nel «giardino armeno» di Gerusalemme. Importanti scoperte che coprono un periodo che va dall’età bizantina all’epoca mamelucca.


«Durante la ristrutturazione del giardino armeno sono stati scoperti importanti reperti antichi», ha annunciato il 10 marzo in un comunicato il Patriarcato armeno di Gerusalemme, attraverso padre Baret Yeretzian, responsabile degli immobili del Patriarcato stesso. Il «giardino Armeno», dove è presente un parcheggio, si trova nei pressi della Porta di Sion, all’interno delle mura della città vecchia, nell’area sud-occidentale del quartiere armeno.

Gli scavi, coordinati dall’Autorità israeliana delle antichità, hanno portato alla luce pavimenti a mosaico con motivi geometrici e floreali con tessere bianche, blu e rosse. Secondo padre Yeretzian, a giudicare dallo stile i mosaici risalgono all’epoca bizantina, ma si trovano tra le rovine di edifici la cui datazione non è ancora certa.

Una grande stele del XII secolo

Il ritrovamento più importante è una grande croce armena incisa su una stele, nota come khatchkar (da khatch «croce», kar «pietra»). Le immagini saranno ufficialmente rese note all’interno di una pubblicazione scientifica che sta preparando il Patriarcato armeno di Gerusalemme.

Letteralmente si parla di una «pietra-croce» e non di una croce di pietra. Il khatchkar, di forma rettangolare, alto circa un metro, «potrebbe risalire al XII secolo o anche prima – non possiamo ancora dirlo con certezza», afferma padre Yeretzian. Queste sculture sono tipiche dell’arte armena e sono  iscritte nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco dal 2010. Di solito un khatchkar svolge una funzione votiva per la salvezza delle anime, spesso quella del donatore e della sua famiglia. Sembra essere anche il caso di quello del «giardino armeno» a Gerusalemme, poiché ha un’iscrizione nella sua parte inferiore, dove sono incise in armeno le parole «Signore Gesù, ricorda…». Più di rado il khatchkar può avere una funzione commemorativa o è ritenuto una protezione dalla sfortuna.

La stele del «giardino armeno» presenta una ricca lavorazione di merletti in pietra scolpita. Al centro regna una fiorita croce armena sotto la quale si trovano due croci. Sopra la croce centrale sono finemente cesellati due grappoli d’uva. Il tutto in un intreccio di fregi geometrici curvi o a volute. Nelle parole dell’orientalista francese Jean-Pierre Mahé, specialista in studi armeni: «La croce rappresenta i favolosi alberi del paradiso, l’albero della vita e l’albero della scienza, i cui frutti Adamo desiderava assaggiare; ma anche il trono glorioso dove Cristo, nuovo Adamo, fu innalzato e sospeso come frutto della conoscenza del Padre. Le radici di quest’albero non sono nella terra, anzi salgono verso il cielo, si caricano di grappoli d’uva e melograni, frutti eucaristici e pegno d’immortalità».

«Più luce sulle chiese armene del Monte Sion»

Oltre al khatchkar e ai mosaici, sono state scoperte anche monete di rame del periodo bizantino e/o mamelucco (1261-1517, ndr). Per padre Yeretzian, la scoperta nel suo insieme è estremamente preziosa in quanto «il Vardapet (studioso archimandrita, ndr) Anestas, nelle sue opere del VII secolo, elencava numerose chiese, cappelle e monasteri armeni in Terra Santa, molti dei quali ci sono sconosciuti».

Tra il IV e l’VIII secolo d.C. furono costruiti in Terra Santa quasi 70 monasteri dalla comunità armena che, intorno al VI secolo d.C., si installò presso il monte Sion a Gerusalemme. Ciò ha spinto Baret Yeretzian a dire che «non è impossibile che questa scoperta faccia più luce sulle chiese e cappelle armene del monte Sion». Nel frattempo, gli esperti si apprestano a studiare foto e schizzi che sono stati realizzati durante gli scavi.

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