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Palestina al voto, aspettando quote rosa

Manuela Borraccino
12 aprile 2021
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Mobilitazione dei partiti verso le quote rosa di almeno il 25 per cento in vista delle elezioni palestinesi programmate per il 22 maggio. Operazione di facciata o di sostanza?


Il partito maggioritario in Cisgiordania Fatah e quello rivale di Riforma democratica – guidato dall’ex esponente di Fatah Mohammed Dahlan, oggi residente ad Abu Dhabi – stanno tentando di appoggiare almeno ufficialmente le quote rosa in vista delle elezioni palestinesi del prossimo 22 maggio. Un’operazione d’immagine anche per non ripetere gli errori del passato: tra le cause della sconfitta di Fatah del 2006 viene infatti ancora oggi annoverato il disinteresse verso le donne, che spinse una buona parte delle palestinesi a votare per Hamas. Anche per questo nel sesto Congresso di Fatah nel 2013 vennero stilate delle raccomandazioni per favorire la rappresentanza delle donne nel movimento.

Raccomandazioni rimaste sulla carta

Secondo l’articolo 116 dello statuto del partito le donne dovrebbero essere rappresentate a tutti i livelli nel movimento, e dovrebbero esser presenti «per almeno il 20 per cento dei membri negli organismi di vertice facendo in modo che questo non ostacoli l’applicabilità di criteri organizzativi». Ma sia le raccomandazioni sia quanto stabilito nello statuto è rimasto lettera morta, portando all’emarginazione – se non all’esclusione – delle donne dai circoli dei decisori.

Fatah cambierà approccio verso le donne nelle prossime elezioni? Kifah Farb, una delle 10 donne su 112 membri del Consiglio rivoluzionario di Fatah in Cisgiordania, constata sul quotidiano digitale Al Monitor che il basso livello di rappresentanza femminile nel partito «è ingiusto e riguarda tutte le fazioni»; ci sono stati diversi appelli per far rispettare le decisioni dell’Olp di avere almeno il 30 per cento di rappresentanza femminile nelle elezioni. Ma i tanti richiami disattesi sulla scarsa presa in considerazione delle donne sono stati tra i fattori che hanno contributo alla decisione di dimettersi dall’Olp di Hanan Ashrawi nei mesi scorsi. L’unica certezza è che un decreto presidenziale dello scorso di quest’anno ha stabilito che nelle liste elettorali ci sia una quota di almeno il 26 per cento di candidate.

Donne escluse dai processi decisionali

Nel frattempo, però, Rashida Moghrabi, altro membro del Consiglio rivoluzionario di Fatah, lo scorso 11 marzo ha annunciato le sue dimissioni in un post su Facebook proprio per protestare contro il ruolo marginale riservato alle donne nel processo decisionale del partito. È un dato di fatto che fin dalla fondazione del Comitato centrale di Fatah negli anni Settanta solo tre donne hanno fatto parte dell’organismo di vertice del movimento: Intissar Al-Wazir, Amal Hamad e Dalal Salameh.

Secondo Subhiya al-Hasanat, uno dei capi di Riforma democratica, Fatah presta attenzione alle donne solo in occasione delle elezioni ed uno degli errori nel 2006 è stato quello di trattarle come bacino elettorale, oltre alla presentazione di candidati che non godevano di sufficiente appoggio popolare. Il partito Riforma democratica (che nel febbraio 2017 ha anche istituito un Consiglio delle donne a Gaza), ha aggiunto la Hasanat, ha previsto una presenza di donne tra il 25 e il 30 per centro nelle liste elettorali e tra loro figurano «personalità di grande capacità che sapranno fare fronte alle sfide che il Consiglio legislativo palestinese deve affrontare a causa delle divisioni interne ai palestinesi».

Prima donna nell’Ufficio politico di Hamas

Hamas, intanto, proprio lo scorso 14 marzo ha eletto una donna membro della segreteria politica per la prima volta dalla sua fondazione nel 1987, in un analogo tentativo di modificare la propria immagine all’estero e negare la cultura patriarcale con cui viene percepito. Jamila al-Shanti, 64 anni, diventa la prima donna membro dell’Ufficio politico, che è composto da 15 membri. «Non mi candiderò alle elezioni anche per dar modo ad altre donne di candidarsi: dedicherò il mio tempo alle mie nuove responsabilità interne ad Hamas» ha detto la Shanti.

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