Nel convento sul Campidoglio a Roma, accanto alla celebre basilica di Santa Maria in Aracoeli, fra Simone Castaldi da qualche mese ha intrapreso il cammino di Commissario di Terra Santa del Lazio e responsabile per il dialogo interreligioso della sua Provincia. Questa chiesa storica, affidata ai francescani dal 1250, ha un legame con la Terra Santa perché custodisce una statua del Bambinello in legno d’ulivo del Getsemani, considerata miracolosa e molto venerata. Anche fra Simone ha un rapporto stretto con la Terra Santa fin dai tempi della sua formazione.
Per questo ha accolto l’incarico con non poca felicità.
Entrato nei frati minori «grande di età», dopo studi di economia e un’esperienza di lavoro, «semplicemente a un certo punto della vita ho preso coscienza che mi mancava Dio in una forma di vita consacrata – racconta –. Prima di terminare gli studi all’Università Antonianum, ho avuto l’opportunità di svolgere due mesi di servizio a Nazaret e poi a Gerusalemme, frequentando il corso di animatore di pellegrinaggi».
Quell’esperienza ha segnato la sua formazione come frate minore, perché lo ha spinto a chiedersi come servire anche la Custodia di Terra Santa. «Ho iniziato ad avvicinarmi al mondo ebraico che mi affascinava. Scoprii che l’Università Gregoriana aveva un dipartimento dedicato: la cattedra “Cardinal Bea” per gli Studi giudaici. Frequentando il master, ho avuto docenti cristiani, ma anche molti ebrei, tra cui la storica Anna Foa.
Da un decennio la vita di fra Simone a Roma, prima in una fraternità a Torre Angela, un quartiere della periferia, e poi nella comunità di San Bonaventura al Palatino, è scandita anche dai pellegrinaggi in Terra Santa che ha organizzato e guidato.
«Negli anni è cresciuto l’interesse per il mondo ebraico e l’urgenza di un dialogo tra ebrei e cristiani che oggi è il mio settore specifico – spiega fra Simone –, perché storicamente non c’è mai stato o si è nutrito di pregiudizi, portando a grandi disastri dal Medioevo alla Shoah. Questo nasce dall’ignoranza. Ho cercato allora una chiave, con un linguaggio anche semplice, per far capire ai cristiani che cosa sia davvero l’ebraismo, che costituisce le nostre radici. Senza di esso ci mancherebbe una parte del nostro essere cristiani».
Oltre ai pellegrinaggi di tipo classico, ha ideato due diverse proposte, che permettono di approfondire le radici ebraiche del cristianesimo e di conoscere meglio la terra di Israele. La prima consiste in otto giorni interamente dedicati a Gerusalemme, scoprendone la storia, da Davide alla Gerusalemme contemporanea.
Un altro format abbraccia invece tutta la terra di Israele, dal confine con il Libano fino a Eilat «Uscire dai circuiti più tradizionali aiuta a mostrare luci e ombre di quella terra. Non c’è bisogno né di attaccarla né di difenderla. Si cerca di superare i pregiudizi e non è sempre semplice. In mezzo al conflitto ci sono molte iniziative comuni a israeliani e palestinesi, che fanno meno rumore. Cerco di mostrarlo con l’aiuto di tre amiche guide in Israele, due ebree e una cristiana. Esperienze come vivere shabbat in una casa di ebrei o visitare il tempio con la comunità italiana aiutano a conoscere anche la dimensione ebraica di Gerusalemme.
Le persone sentono che si parla di cose che ci appartengono».
Uscendo dalle solite rotte, fra Simone osserva che nessuno resta indifferente. Qualcuno è colpito dalle contraddizioni della Terra Santa, ma gli altri hanno l’impressione di essere tornati a casa. Una sensazione resta nel cuore.
Anche i pellegrinaggi più spartani, proposti a Capodanno ai giovani, sono nati dal suo desiderio di trasmettere a tutti l’amore per i Luoghi Santi e l’associazione Fiori di Nardo lo aiuta proprio in questo proposito. Intanto nel Lazio porta avanti iniziative, come la vendita di oggetti di Betlemme o conferenze dedicate alla Terra Santa o a Greccio, san Francesco e il primo presepe. Ultima avventura, stimolata dall’interruzione dei viaggi a causa della pandemia, è La barba di Aronne, un canale YouTube che fra Simone ha dedicato alla conoscenza dell’ebraismo per i cristiani. Con un linguaggio accessibile a tutti offre una serie di dodici video su argomenti di taglio storico. Da poco è online la seconda serie dedicata a un tema molto particolare: le tracce di ebraismo nella vita di Francesco d’Assisi.
«Esiste una ipotesi, senza appigli storici – ci spiega –, che la sua famiglia fosse di ebrei convertiti. Secondo un’altra ipotesi, nell’Assisi del tempo vivevano ebrei da cui avrebbe potuto assumere usanze… La terza ipotesi è che lo Spirito Santo soffia come gli pare, dando ispirazione!». «Pace e bene» fa capire lo Shalom! ebraico. Ma sono tanti i gesti intrisi di ebraismo che compì Francesco. Fra Simone li ha elencati, mettendoli a confronto con testi ebraici.
Prossimo obiettivo: il diploma in Storia e cultura ebraica dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), per continuare a condividere conoscenza e fratellanza, anche quando in Terra Santa si potrà tornare pellegrini.
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Eco di Terrasanta 3/2021
Si ri-conosce solo ciò che si ama
Come per Maria Maddalena al sepolcro, gli apostoli presso il lago di Tiberiade o i discepoli sulla strada di Emmaus, i nostri occhi sanno aprirsi per amore davanti a Gesù Cristo risorto, che ci regala la vera gioia.