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Egitto, i periti islamici e l’app che “rianima” i morti

Laura Silvia Battaglia
13 aprile 2021
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Una società israeliana di genealogia e test del Dna ha recentemente lanciato sulla sua applicazione mobile e sul suo sito una nuova funzionalità che consente di animare i ritratti dei defunti. In Egitto ne è nato un dibattito che ha coinvolto psicologi ed esperti di diritto islamico.


Tutti pazzi in Egitto, per l’applicazione che «resuscita» i morti. Ma l’applicazione My Heritage ha fatto uscire pazze anche le autorità religiose che sono state diverse settimane a disquisire sulla bontà (o meno) del nuovo strumento «infernale» a portata di telefono cellulare e sono arrivate a una conclusione (prevedibilmente) negativa.

Tutto nasce da My Heritage, una società israeliana di genealogia e test del Dna, che ha recentemente lanciato sulla sua applicazione mobile e sul suo sito web una nuova funzionalità che consente l’animazione di foto. La piattaforma permette ai suoi utenti di costruire il proprio albero genealogico e cercare familiari e parenti biologici in tutto il mondo, utilizzando il Dna dei richiedenti. Con la nuova funzionalità chiamata Deep Nostalgia è anche possibile far «rivivere» o animare le foto di parenti molto anziani o defunti. L’applicazione ha scatenato polemiche diffuse sulle reti sociali in Egitto, poiché molti utenti l’hanno utilizzata per animare le foto dei loro parenti e quelle di personaggi politici e artisti di spicco.

La popolarità dell’app è diventata virale, al punto che, secondo le statistiche di My Heritage, gli utenti della piattaforma hanno creato circa 4,4 miliardi di alberi genealogici, mentre 5 milioni di utenti hanno chiesto il test del Dna, pagando una cifra compresa tra 129 e 319 dollari l’anno e 59 dollari per ciascun test. Un’operazione che, in sostanza, è una gigantesca raccolta di dati sulle parentele globali, se si considera che la piattaforma richiede agli utenti di inserire i dati completi delle loro famiglie per «riconnettersi» con i potenziali «parenti» in tutto il mondo. Ma la questione più spinosa riguarda la funzione Deep nostalgia, tenuto conto che oltre 10 milioni di video di persone decedute sono stati creati e condivisi in Rete, poco dopo l’uscita dell’applicazione, al punto da avere sollevato parecchi dubbi sull’impatto psicologico che questa tecnologia potrebbe avere sulle famiglie dei defunti.

In Egitto si sono pronunciati in merito psicologi e psichiatri, fino a che la Dar al-Ifta (l’autorità religiosa giuridica nazionale egiziana detta anche «la casa della fatwa») ha rilasciato una dichiarazione inequivocabile: «La sharia islamica consente l’uso di mezzi di intrattenimento e ricreazione poiché sono necessari per alleviare la tensione, e per il benessere delle persone, ma la condizione è che tali mezzi non comportino implicazioni di malizia o sarcasmo. Non ci sono obiezioni, in termini di sharia, all’uso di programmi moderni per animare immagini, a condizione però che ciò sia fatto in modo rispettoso dei morti, e senza arrecare danno ai vivi. Prima di tutto, gli utenti non devono fornire foto modificate, ma foto originali».

Uno dei punti di maggiore problematicità risiede nelle obiezioni mosse da Ahmad Karima, professore di diritto islamico presso l’Università al-Azhar, che afferma: «L’animazione delle foto di persone morte è vietata secondo la sharia perché porta al male e dobbiamo scongiurare il male. I morti non possono difendersi e animare le loro foto è generalmente una violazione della santità dei morti. Se poi l’applicazione mostra persone morte che muovono gli occhi o le labbra, possono essere attribuite al defunto alcune parole o azioni che non ha mai fatto o detto. Il defunto, tra l’altro, non può dare il permesso per questo. Andiamo, dunque, ben oltre la violazione della privacy del defunto».

Su My heritage è caduta dunque la scure della fatwa, ma basta applicare il buon senso, dice al quotidiano digitale al-Monitor, lo psichiatra Iman Saad: «Visitare le tombe e pregare per i morti è il modo migliore per riconnettersi con i morti. Molte famiglie hanno ancora video dei loro cari defunti. Possono visualizzarli. Credo che questo sia il modo migliore per ricordarli, anziché trastullarsi con un’applicazione».

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