Una strana pensilina per autobus è comparsa nel quartiere meridionale di Abu Tor a Gerusalemme. I suoi scaffali colorati colmi di libri in ebraico, arabo e inglese rivelano che qui non ci si ferma per prendere i mezzi pubblici. Si chiama «Abu Tor Book Stop», si unirà ufficialmente alle altre 14 biblioteche di strada sparse per la città, quando sarà inaugurata il 12 aprile dal sindaco di Gerusalemme, Moshe Lion, portando così a termine un progetto avviato alcuni mesi fa.
«Alla fine del 2020 il lockdown ha interrotto la campagna di invio di libri a Gaza, a cui partecipavo – ha raccontato a Terre Sainte Magazine la regista Lauri Donahue, animatrice del progetto della biblioteca –. Mi sono ritrovata con molti libri tra le mani e, non volendo buttarli via, ho deciso di condividerli con il mio quartiere». Lauri Donahue ha sempre avuto una passione per la lettura che risale alla sua infanzia in California. «I libri aprono il campo delle possibilità. Offrono altre realtà, moltiplicano la conoscenza e sono un potente mezzo di empowerment. È fondamentale renderli accessibili a tutti», afferma convinta.
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Quindi ha pubblicato un messaggio al gruppo di WhatsApp del quartiere di Abu Tor, dove risiede, e ha iniziato a collocare scatole di libri nel parco, perché la gente possa servirsene. Un cartello spiega le regole: chiunque può donare libri e il prestito è subordinato alla messa a disposizione di nuove copie. Il riscontro dei residenti del quartiere è positivo e la raccolta di libri cresce.
Un raro caso di convivenza fra israeliani e palestinesi
Visto il successo dell’iniziativa, ha contattato Good Neighbors, un’associazione di Abu Tor che organizza attività interconfessionali. Da questi scambi è nato il progetto di una biblioteca di strada in tre lingue, con scaffali per libri in ebraico, arabo, inglese e libri per bambini. L’idea nasce nell’ambiente multiculturale di un quartiere come Abu Tor che, fino al 1967, era attraversato dalla Linea verde che divideva in due la città. Oggi rimane uno dei pochi quartieri in cui palestinesi e israeliani vivono ancora insieme.
«La biblioteca è molto importante per la convivenza in una comunità mista. È qualcosa di speciale e unico», ha spiegato Suheir Irsheid, coordinatrice del settore arabo di Good Neighbors. «La coesistenza dovrebbe andare bene. Gli abitanti vivono nella stessa strada. Devono comunicare e interagire positivamente tra loro», aggiunge.
La magia all’opera
Sul cartello che mostra il nome della biblioteca, votato da 80 residenti, la filosofia dell’iniziativa è racchiusa in tre citazioni di culture diverse. Quella in inglese è di William Shakespeare: «Vieni e scegli un libro dalla mia biblioteca». In ebraico si può leggere una frase di Shmuel Yosef Agnon: «Quando il mondo di una persona è oscuro, legge un libro e vede un altro mondo». Per l’arabo la scelta è caduta su Ahmed Shuqairi: «Due cose vi renderanno più saggi, i libri che leggete e le persone che incontrate».
A Gerusalemme questa è l’unica biblioteca di strada (insieme a quella di Beit Safafa) che non si trova in un quartiere ebraico. Il luogo è quindi simbolico e strategico, e ciò spiega l’arrivo del sindaco la prossima settimana. La magia è già all’opera. «Ieri sera stavo installando le luci alla biblioteca – racconta Lauri Donahue –. Ho incontrato un vicino di nome Bashir. È uno storico che ha pubblicato una quarantina di libri. Abbiamo parlato della biblioteca… una conversazione che non avrei mai avuto se non fosse esistita».