(g.s.) – Nonostante il buon esito della campagna vaccinale anti-Covid in Israele, l’11 marzo il ministero della Salute israeliano ha ribadito l’obbligo di indossare la mascherina protettiva, perché non vi sono abbastanza dati sulla capacità del vaccino di arrestare anche la trasmissione del coronavirus.
Non siamo ancora alla riapertura delle frontiere ai turisti e pellegrini stranieri, ma intanto, dal 7 marzo, per gli israeliani è un po’ più facile viaggiare. I 3.000 cittadini ammessi a rientrare ogni giorno nel Paese dall’estero dovranno sottoporsi a controlli sanitari all’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv (o ai valichi di frontiera terrestre autorizzati) e partecipare ai costi per la quarantena, sia che decidano di trascorrerla in un Covid-hotel, sia che optino per restare a casa indossando un braccialetto elettronico messo a disposizione dalle autorità.
La misura del contingentamento dei rientri ha provocato un ricorso alla Corte Suprema, perché potrebbe ostacolare il diritto di voto dei cittadini attualmente all’estero alle imminenti elezioni politiche del 23 marzo.