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Purim, le sorti di un destino rovesciato

Claire Riobé
25 febbraio 2021
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<i>Purim</i>, le sorti di un destino rovesciato
La festa di Purim ha un’atmosfera carnevalesca anche nel quartiere ultraortodosso di Mea Shearim, a Gerusalemme. (foto Yonatan Sindel / Flash90)

Un giorno all'anno anche gli ebrei più osservanti si fanno giocosi e indossano costumi sgargianti e maschere. È Purim. Abbiamo chiesto a un rabbino di illustrarci il significato della festa.


Il 25 febbraio si svolgono anche a Gerusalemme i festeggiamenti di Purim. Dalla Città Santa il rabbino Albin Michel ci spiega il significato di questa ricorrenza ebraica.

Rav Albin Michel, che cosa significa la parola Purim?
È una parola di origine persiana o babilonese che è inscritta nel rotolo della regina Ester. In ebraico, Pur sta a indicare la «sorte». Durante il regno del re persiano Assuero, il personaggio di Aman tira a sorte per scoprire quando può avere luogo il grande massacro del popolo ebraico. La data del decreto è fissata al 13 [del mese ebraico] di Adar, che corrisponde al mese di febbraio o marzo del calendario gregoriano. Alla fine, gli viene impedito di compierlo e il popolo ebraico è miracolosamente salvo. Dopo questa vittoria contro gli antisemiti, gli ebrei decidono di fare di questo episodio storico una celebrazione. La festa è stata stabilita nel periodo del Secondo Tempio, intorno all’anno 300 (a.C. – ndr). Da allora, Purim è stata celebrata ovunque dal popolo ebraico, sia nella diaspora che in Israele.

Qual è la specificità di Purim a Gerusalemme?
Parliamo di Purim al plurale, le sorti, perché originariamente gli ebrei istituirono una prima festa che ha luogo il 14 di Adar fuori dalla città fortificata di Susa, e una seconda che ha luogo il giorno successivo, il 15 di Adar, all’interno della città murata. In effetti, proprio a Susa i combattimenti erano stati più difficili per gli ebrei, ed erano durati un giorno in più che altrove nella regione. Ma non si può celebrare il 15 di Adar a Susa senza fare nulla a Gerusalemme, che è anche una città fortificata e un luogo centrale nell’ebraismo. Fu quindi stabilito molto presto nella tradizione che Purim sarebbe stato fatto un giorno dopo a Gerusalemme, precisamente il 15 di Adar. Credo che questo sia il momento in cui ci sono più ebrei a Gerusalemme, a parte la festa di Yom Kippur. È un momento molto importante per noi.

Com’è organizzata la festa dal punto di vista religioso?
Ci prepariamo a Purim con una settimana di anticipo, durante lo shabbat (sabato) precedente, leggendo alcuni versetti del Deuteronomio. Il testo parla di Amalek, che simboleggia l’odio gratuito contro il popolo di Israele. La sua storia è raccontata in primo luogo nel Libro dell’Esodo, e poi nel Deuteronomio, che recita: «Ricorda cosa ti ha fatto Amalek lungo il cammino…». Questa idea del ricordo è essenziale per il popolo di Israele. Vediamo con questo racconto che c’è antisemitismo in tutte le epoche, essendo Purim una continuazione di ciò che Amalek voleva fare nel deserto: distruggere il popolo di Israele mentre lasciava l’Egitto. Nella festa di Purim, abbiamo in sinagoga due letture tratte dal rotolo di Ester. Una è subito dopo la preghiera della sera e l’altro al mattino, con una serie di aggiunte speciali per l’occasione.

Gli ebrei vivono Purim come una festa culturale oltre che religiosa?
Penso che ci sia stato un rinnovamento dell’aspetto culturale di Purim dal ritorno degli ebrei in Terra d’Israele, specialmente dopo l’indipendenza nel 1948. Al di fuori di Israele, in Francia (il Paese europeo con più ebrei – ndr) per esempio, Purim è molto gioioso, ci vestiamo, condividiamo un festeggiamento, ma la festa è religiosa, si svolge all’interno della sinagoga o del centro comunitario. Il segno distintivo di Purim in Israele è che più che un evento religioso, lo viviamo qui proprio come il Carnevale o il Martedì Grasso. Tutti partecipano, gli studenti del Paese hanno diritto a tre giorni di vacanza… Purim è stato veramente integrato nel calendario nazionale israeliano, cosa che non accade da altre parti.

Perché vi mascherate in questa occasione?
Si tratta di una tradizione antica, che deriva direttamente dal testo del rotolo di Ester. È accaduto che un evento che avrebbe dovuto essere assolutamente tragico si sia capovolto, concludendosi molto bene per gli ebrei e molto male per gli antisemiti. Ci travestiamo per celebrare questo capovolgimento del destino, della storia. Il significato simbolico del costume è dire che possiamo essere diversi dal solito e cambiare il nostro stile di vita per 24 ore, per commemorare quel momento in cui la storia fu diversa da quella che avrebbe dovuto essere.

Dov’è sepolta la regina Ester, alle origini della festa di Purim? Leggilo qui


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