Insegnare matematica a ottant'anni e non arrendersi mai: la storia di Ikram è al centro di uno dei 130 cortometraggi sulla vita quotidiana nella Striscia di Gaza diffusi in Rete dal regista palestinese Iyad Alasttal. Un progetto che trova sostenitori in Francia e ora anche in Italia.
«Cercate il sapere dalla culla alla tomba» recita il versetto 159 della seconda Sura del Corano. E Ikram Alasttal, ottuagenaria insegnante di matematica della Striscia di Gaza, non ha mai smesso di combattere l’ignoranza e di costruire quelle «case del sapere» indicate dal Corano. Diplomata nel 1960 a Khan Younis, quando le difficoltà di movimento non erano inferiori a quelle di oggi, accompagnata dal padre a dare gli esami universitari al Cairo e ad Alessandria, ha insegnato matematica per 44 anni nelle classi sovraffollate della Striscia di Gaza. Ed ancora oggi, con la popolazione stritolata dalla pandemia del Covid-19 oltre che dal blocco totale imposto da Israele da 14 anni, non si è tirata indietro quando le è stato chiesto di aiutare gli studenti delle superiori a non abbandonare lo studio dopo la chiusura delle scuole: mascherina e distanze, raduna intorno al tavolo da pranzo studenti e studentesse per trasmettere attraverso l’algebra l’amore per la conoscenza e lo sguardo costantemente rivolto al futuro. «Non bisogna mai smettere di studiare. Anch’io andavo a scuola a piedi – racconta – e quando c’erano le inondazioni mio padre fabbricava una passerella per farmi passare… Bisogna affrontare tutte le sfide, costi quel che costi. E se mi chiamano, torno a insegnare: cercherò di essere utile finché vivrò».
Un webdoc settimanale
La storia di Ikram è al centro di uno dei pregevoli cortometraggi della serie Gaza Stories, un progetto audiovisivo che propone un webdoc con frequenza settimanale. Nato il 30 marzo 2019 in collaborazione con alcune associazioni francesi che comprendono, fra le altre, l’Union juive français pour la paix (Ujfp). L’obiettivo, spiega il regista e fondatore Iyad Alasttal, è quello di produrre dei cortometraggi che documentino la vita quotidiana a Gaza dal punto di vista sociale, economico, culturale, educativo, artistico, sportivo: «Il volto invisibile delle nostre vite che non rientra nella copertura mediatica dei principali network internazionali», rimarca il produttore palestinese.
130 cortometraggi in Rete
In meno di due anni, sono stati prodotti ben 130 docufilm tradotti e sottotitolati in francese condivisi su YouTube, Instagram, Facebook e Twitter. Scorrono sul monitor la passione della cuoca e ambasciatrice della cultura palestinese Ola Al-Haj che, non potendo partecipare ai concorsi di cucina internazionali, cerca attraverso i social di diffondere e perpetuare la memoria delle ricette tradizionali palestinesi; l’entusiasmo del coreografo Waheed, che attraverso l’insegnamento della danza tradizionale dabké trasmette le arti palestinesi e raduna nella stessa squadra giovani musulmani e cristiani; o la lezione di vita di Youssef, nato senza gambe e senza mani, oggi laureato in Giurisprudenza con il sogno di diventare campione paraolimpico in karate e nuoto.
Sostenitori anche in Italia
Ora il progetto sbarca in Italia con la possibilità di partecipare alla raccolta fondi per adottare una di queste storie (20 euro è il contributo minimo richiesto) lanciata dall’associazione Invictapalestina: quello di Ikram è stato il primo docufilm ad esser tradotto in italiano ed in pochi giorni sono state raccolte decine di adesioni per dare continuità all’iniziativa.
La sfida è quella di affermare attraverso l’arte cinematografica forme alternative di resistenza e di sopravvivenza: lo scorso novembre un rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (Unctad) ha stimato in 16 miliardi di dollari il prezzo del blocco totale imposto da Israele su Gaza fra il 2007 e il 2018: il collasso dell’economia della Striscia ha spinto oltre un milione di persone, il 56 per cento della popolazione, sotto la soglia della povertà estrema.