Abbracciare un millennio di storia in un libro è già in sé operazione ardita, seppure necessaria, ma questo saggio va oltre. Gli storici Lorenzo Tanzini e Francesco Paolo Tocco collegano le vicende politiche e culturali di ogni sponda del Mare nostrum, mare che la storiografia ha tradizionalmente considerato un confine fra civiltà, dopo la fine dell’Impero romano.
Le due grandi «fratture» storiche, nel VII secolo all’avvento dell’islam e nel 1054, con lo scisma che sigilla una separazione fra cristianità latina e bizantina, hanno influito sul modo del leggere l’Europa di quei secoli. L’occidente latino-germanico è stato così sempre il fulcro del racconto, mentre i mondi «altri» rispetto alla cristianità occidentale sono rimasti ai margini.
I due autori, storici medievisti che insegnano a Cagliari e Messina – città crocevia delle dinamiche mediterranee – riescono in modo convincente a superare questa visione e a offrire una prospettiva diversa sul millennio in esame.
Alcuni temi fanno da fil rouge. Il primo è l’eredità di Roma, l’influenza dei lasciti dell’antichità e le diverse sue rielaborazioni. Come si trasforma tale eredità tra il V e il XV secolo su ogni sponda di quel mare che Roma aveva così interconnesso? L’impero califfale, l’impero bizantino e l’Europa latino-germanica seguono traiettorie diverse, ma intrecciate. Bisanzio per dieci secoli interpreta quel passato in maniera vitale, spesso sottovalutata. Ma i grandi centri urbani della romanità nel Mediterraneo sono anche i centri della rapida espansione arabo-islamica e della trasformazione del mondo musulmano. I califfi si ispirano a Roma e Bisanzio per organizzare sistemi di tassazione e amministrazione. Conducono grandi campagne di traduzione dal greco all’arabo, facendosi tramite dell’eredità culturale ellenistica. Roma resta, in Occidente, una realtà sentita come viva, riferimento politico imprescindibile per gli imperatori (perlopiù germanici) che cercano l’investitura romana.
Un secondo filo conduttore sono le migrazioni, che influenzano le vicende di tutto il millennio, a partire dai popoli germanici, e quindi arabi, slavi, turco-mongoli… La formazione dei regni romano-barbarici segna l’inizio del Medioevo in Occidente, come alla fine del millennio la conquista ottomana di Bisanzio rimescola le carte in Oriente. Si tratta di genti che, a più riprese, partendo da una condizione nomadica nei grandi spazi continentali, si sono affacciati sulle rive del grande mare e della sua civiltà urbana, con tutte le mescolanze etniche che ne seguono.
Un terzo aspetto è il rapporto con la scrittura, centrale nelle tre religioni monoteistiche che attorno al Mediterraneo vivono e si confrontano, nel retaggio culturale greco-latino, nello sviluppo del diritto e delle università, nella dialettica tra filosofia, scienze, testi sacri.
Vi sono, infine, quelle che gli autori definiscono «configurazioni del rapporto tra società e poteri», le diverse costruzioni istituzionali di cui il Mediterraneo è un laboratorio. Nel confronto tra gli imperi carolingio e abbaside, tra ottoniani e bizantini, normanni e mamelucchi si inquadrano dinamiche, ibridazioni e spesso conflitti, quali furono la reconquista, i rapporti con l’ebraismo, o il movimento delle «crociate», che attraversa i secoli manifestandosi sia come ispirazione ideale sia come concreta violenza.
Pur nei limiti di un racconto generale degli sviluppi politici, religiosi e sociali di tutte le civiltà presenti, si delinea la centralità della penisola italiana, naturale ponte fra le sponde mediterranee. Una centralità italiana nella storia del Mediterraneo – si possono citare ad esempio l’evoluzione del papato o l’affermarsi degli ordini mendicanti – che la prospettiva offerta dal saggio bene illustra. (f.p.)
Lorenzo Tanzini – Francesco Paolo Tocco
Un Medioevo mediterraneo
Mille anni tra Oriente e Occidente
Carocci ed., 2020
pp. 464 – 39,00 euro