(g.s.) – Nella Striscia di Gaza è bene che i cittadini musulmani non prendano parte alle celebrazioni natalizie e all’atmosfera gioiosa dei cristiani (un migliaio in tutto su circa 2 milioni di persone). La direttiva è contenuta in una circolare interna diffusa il 15 dicembre 2020 dall’Autorità generale per la predicazione e l’orientamento, che fa capo al ministero per gli Affari religiosi e il Waqf (l’amministrazione dei luoghi di culto musulmani). La circolare auspica che questa linea di condotta sia spiegata sulle reti sociali e incoraggiata dai predicatori nelle moschee. Così il movimento Hamas, che controlla tutti i gangli del governo locale, sembra voler sottolineare e incoraggiare le differenze identitarie, a scapito dell’armonia sociale e dell’inclusione tra palestinesi.
A rendere manifesta la presa di posizione dei puristi musulmani nei giorni scorsi è stato il quotidiano israeliano The Jerusalem Post, che ha dato voce anche alle reazioni dissenzienti. Secondo l’Unione democratica palestinese, che fa riferimento a Fatah (lo storico movimento politico palestinese antagonista di Hamas), i contenuti della circolare sono una «flagrante rottura con i valori di tolleranza e fraternità che hanno sempre prevalso nel popolo palestinese, cristiani e musulmani».
Anche fra Ibrahim Faltas, francescano della Custodia di Terra Santa incaricato delle relazioni con le autorità civili di Israele e Palestina, ha reagito alle direttive di Hamas con un lungo comunicato che ha affidato ai media.
In uno dei passaggi, fra Ibrahim pone ai dirigenti di Hamas una serie di interrogativi retorici: «Di cosa avete paura? Cosa vi spaventa nel vedere la gente palestinese partecipare a questi eventi sacri, o alle manifestazioni per il Natale o alla decorazione e illuminazione dell’albero di Natale? Quale aspetto religioso del Natale vi turba? Il Natale è il tempo della gioia e dell’amore; è la festa per i bambini per essere felici; è la festività anche per coloro che sono stati privati dei loro diritti, degli oppressi, di coloro che sono affamati, malati e senza tetto. (…) Non credete che sarebbe stato meglio invitare i bambini di Gaza e le loro famiglie a decorare ed illuminare più alberi, per poter seminare nei loro cuori la speranza di un futuro che porterà giustizia, libertà, indipendenza e prosperità? (…) Credete sia troppo per la nostra gente vivere qualche giorno di gioia tra tutte le privazioni e la miseria resi ancora più infelici dall’avvento di questa pandemia che ci ha portato ancora più povertà e miseria? Il Natale, è la nascita del messaggero dell’amore e della pace; la nascita di Gesù, figlio di Maria, che voi onorate come uno dei profeti di Dio. Non viene menzionato nel Sacro Corano venticinque volte? Maria non viene menzionata trentaquattro volte? Non c’è un’intera sura dedicata a Maria? Non è il Natale la festa di Betlemme e della Palestina per eccellenza?».