Nel contesto della molteplicità di Chiese presenti in Terra Santa, le relazioni tra cristiani sono intrecciate soprattutto a causa dei matrimoni misti che annullano le distinzioni confessionali. Di recente è stata avviata una riflessione teologica che mira a stilare un direttorio pastorale per orientare la prassi e prevenire gli abusi
Il comunicato diffuso al termine della riunione dell’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa, svoltasi l’8 e 9 settembre scorso, riferisce che gli ordinari (cioè i vescovi e i responsabili religiosi delle comunità cattoliche – ndr) hanno preso atto della prima bozza di un possibile Direttorio ecumenico pastorale per la Chiesa cattolica e hanno scambiato alcuni punti di vista sulla questione molto delicata delle relazioni pastorali tra le Chiese in Terra Santa. Il confronto si inserisce in un percorso di riflessione auspicato dall’Assemblea nel corso della precedente riunione del settembre 2019. In quella sede gli ordinari avevano preso coscienza del ricorrere di gravi abusi, da parte di taluni sacerdoti e fedeli, per quanto concerne la partecipazione di non cattolici ai sacramenti amministrati dai ministri cattolici e avevano concluso che sarebbe stato necessario riaffermare chiaramente i principi ufficiali a cui attenersi.
Sulla base di questa richiesta, la Commissione episcopale per il dialogo ecumenico ha avviato uno studio sulle pratiche in atto riguardo alla comunione sacramentale tra cattolici e non cattolici in Terra Santa.
Alla luce delle conclusioni di questo studio, la Commissione ha redatto una prima bozza di «direttorio», o di «guida» ecumenica, che si fonda sui documenti ufficiali della Chiesa cattolica. Il documento di lavoro è stato sottoposto alla riunione settembrina dell’Assemblea degli Ordinari.
Terrasanta ha raccolto alcune informazioni e alcune riflessioni in merito ad un testo la cui messa a punto comporterà ancora mesi di discussione.
La bozza di direttorio si apre con una breve descrizione dell’attuale situazione ecumenica in Terra Santa e delle differenti pratiche di comunione sacramentale interconfessionale. Poi richiama i grandi principi teologici ed ecclesiologici che devono ispirare tanto la riflessione quanto la pratica pastorale. In effetti, è sembrato necessario non solo pubblicare le linee di condotta da seguire, ma anche invitare vescovi, sacerdoti e fedeli ad approfondire i principi teologici che sono all’origine di queste direttive.
La bozza di direttorio prosegue poi distinguendo le differenze profonde che esistono nelle relazioni della Chiesa cattolica con le Chiese orientali, da una parte, e con le Chiese e comunità ecclesiali della Riforma (protestante), dall’altra. Poi passa in rassegna i diversi casi che si presentano: la partecipazione all’Eucaristia, la Penitenza, l’Unzione degli infermi, i matrimoni o altre preghiere o benedizioni non-sacramentali.
Sono anche brevemente prese in considerazione i vari ambiti pastorali: parrocchie, scuole, ospedali, case di riposo, istituti per persone con disabilità ecc.
Una simile situazione pastorale va inquadrata nel contesto della molteplicità di Chiese presenti in Terra Santa. Le relazioni tra i loro fedeli sono strettamente intrecciate, anche in seno alle famiglie, per via dei numerosi matrimoni misti. È così che molti fedeli partecipano spontaneamente ai momenti di preghiera delle varie Chiese, andando oltre le distinzioni confessionali.
Questa pratica è anche facilitata dal fatto che numerosi bambini ortodossi frequentano le scuole cattoliche, dove partecipano alle ore di religione e alla celebrazione della messa. I responsabili di tutte le Chiese sono a conoscenze di queste consuetudini e hanno lasciato fare senza dedicarvi una riflessione teologica o pastorale esplicita. È incoraggiante vedere che una tale riflessione è stata ora avviata dall’Assemblea degli Ordinari cattolici.
Al termine del confronto dell’ultima riunione, l’Assemblea degli Ordinari cattolici ha deciso di non adottare subito la proposta di direttorio. I membri si sono impegnati a studiare il testo attentamente nel corso dei mesi a venire e a coinvolgere i loro preti in questa riflessione. I risultati di questo lavoro verranno inviati alla segreteria dell’Assemblea, che li inoltrerà alla Commissione ecumenica. A sua volta, quest’ultima si incaricherà di integrare le osservazioni pervenute in una nuova bozza di direttorio che sarà sottoposto all’Assemblea nella prossima riunione, prevista nel marzo 2021. In quella sede si valuterà se il testo è pronto per essere adottato. In effetti, la sua pubblicazione non è particolarmente urgente. È ben più cruciale la riflessione comune sul tema, perché favorisce una presa di coscienza delle Chiese a tutti i livelli.
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