L’annuncio solleva critiche a livello internazionale. L’Autorità israeliana del territorio domenica 15 novembre ha pubblicato una gara d’appalto per l’apertura dei cantieri per oltre 1.250 alloggi nella zona di Givat Hamatos. Situata nei Territori palestinesi, a sud della Linea verde che divide Gerusalemme dal 1967 (ma a nord del muro di separazione edificato dagli israeliani all’inizio di questo secolo – ndr), l’enclave è un’area strategica.
«I nuovi alloggi circonderanno il villaggio di Beit Safafa e bloccheranno la continuità territoriale palestinese, mettendo ulteriormente in discussione la soluzione di uno Stato palestinese con Gerusalemme Est (cioè i quartieri oltre la Linea verde – ndr) come capitale», protesta l’associazione Ir Amim, che si batte per rendere Gerusalemme una città più giusta e sostenibile per i suoi abitanti, siano essi israeliani o palestinesi. «Assistiamo a un tentativo di annessione de facto e ciò non può continuare», ha dichiarato l’ambasciatore Sven Kühn Von Burgsdorff, che rappresental’Unione Europea a Gerusalemme, durante un sopralluogo effettuato a Givat Hamatos il 16 novembre.
Israele coglie l’attimo
Il progetto risale al 2014. ma ha dovuto essere sospeso per l’opposizione internazionale. Miki Zohar, membro della Knesset e fedele alleato di Benjamin Netanyahu, racconta su Twitter che il ritorno al progetto di Givat Hamatos era pianificato dal mese di marzo 2020. Non restava che trovare il momento giusto per passare all’azione. L’alternanza politica alla Casa Bianca ha offerto al primo ministro una finestra temporale ideale. L’ultima data per partecipare alla gara d’appalto è il 18 gennaio 2021, due giorni prima della fine della presidenza di Donald Trump. «Sono sicuro che il nostro amico presidente Trump e il primo ministro Netanyahu ne trarranno un successo», ha twittato il deputato del Likud.
La visita di Pompeo
Donald Trump ha condotto una politica estera estremamente favorevole a Israele, trasferendo l’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme e legittimando il processo di colonizzazione. In occasione di una visita in Israele in corso in questi giorni, il segretario di Stato Mike Pompeo sarà il primo responsabile della diplomazia Usa a visitare una colonia in Cisgiordania.
La retorica dovrebbe cambiare con l’assunzione dell’incarico da parte di Joe Biden il prossimo 20 gennaio. Contrario a queste operazioni, il presidente eletto ha già affrontato Benjamin Netanyahu dieci anni fa, in merito al piano di costruzione di un’altra enclave ebraica di Gerusalemme Est chiamata Ramat Shlomo. Il disaccordo aveva condotto a una rottura diplomatica e spinto Netanyahu a congelare temporaneamente e in modo non ufficiale nuove costruzioni a Gerusalemme Est.
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