Domenica 25 ottobre un'assemblea di fedeli, ridotta per via della pandemia in corso, si è riunita al santuario mariano di Deir Rafat per celebrare, come ogni anno, Maria Regina di Palestina.
Quest’anno una speciale ragione di gratitudine ha pervaso la festa: la nomina del nuovo patriarca latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, resa nota il giorno prima. In sua assenza – patriarca è in Italia per qualche settimana – la celebrazione è stata presieduta da mons. Giacinto Boulos Marcuzzo. Presente, tra i molti religiosi e religiose, anche il rappresentante pontificio in Terra Santa, mons. Leopoldo Girelli.
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In occasione della nomina, mons. Pizzaballa ha indirizzato una lettera al clero e ai fedeli della diocesi (clicca qui per il testo integrale) nella quale scrive dell’invito così dell’invito rivoltogli dal Papa a restare a Gerusalemme anche oltre i quattro anni del suo mandato di amministratore apostolico:
«E dunque resto anch’io, per camminare tra voi e con voi, nella fede e nella speranza, attendendo la Forza che viene dall’alto. Vorrò camminare innanzitutto con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i diaconi e i seminaristi: con loro resto al servizio di tutti, per testimoniare e imparare il primato di Dio e dei Suoi tempi, la pazienza della semina, l’attesa colma di speranza e certa dei frutti dello Spirito. (…) Ci affliggono, infatti, problemi antichi e nuovi: la politica dal corto respiro e incapace di visione e di coraggio, una vita sociale sempre più frammentata e divisa, un’economia che sta impoverendoci sempre di più, e da ultimo questa pandemia, con l’imposizione di ritmi lenti e contrari alla vita cui eravamo abituati. Ma penso anche alle nostre scuole in sempre maggiori difficoltà, alle nostre comunità ecclesiali a volte così fragili e insomma ai tanti problemi dentro e fuori di noi, che già conosciamo. Tutto ciò ci sta però insegnando dolorosamente ma, spero, efficacemente, che altri devono essere i passi e i ritmi dell’uomo, se vuole salvare se stesso e il mondo. (…) Non dobbiamo scoraggiarci. Ho sperimentato in questi quattro anni che, insieme ai tanti problemi, abbiamo anche le risorse, il desiderio e la forza di guardare avanti con fiducia, capaci di vivere l’ambiguità di questo tempo con speranza cristiana».