I mesi che ci vedono protagonisti di una realtà anomala, quasi di vita sospesa, si allungano. In Terra Santa da metà marzo i confini sono bloccati e ogni attività con gruppi, pellegrinaggi e visite è stata interrotta. All’interno del Paese tutti gli incontri sono stati cancellati, personalmente non ho più potuto incontrare nessuno come avveniva abitualmente: giovani dell’esercito, universitari e gruppi di adulti curiosi di conoscere la realtà del cristianesimo e la vita dei frati.
Nel mio piccolo ho cercato comunque di tenere vivi i contatti e ho anche accettato di partecipare a qualche incontro di videoconferenze. La scorsa settimana ho però avuto la piacevole sorpresa di ricevere due inviti per un’intervista da parte di un giovane universitario che studia scienze religiose e culture comparate all’Università ebraica di Gerusalemme e da parte di un canale televisivo che si occupa di istruzione. Il giovane aveva bisogno di un aiuto per la stesura di un lavoro scritto sulla vita religiosa nella Chiesa cattolica e il programma televisivo dovrebbe realizzare una puntata per una serie per ragazzi in cui due investigatori vanno a incontrare dei personaggi che li aiutino a risolvere un enigma; la puntata in cui avranno bisogno del mio aiuto riguarderà il Vaticano, la Chiesa in generale e il Natale.
Mi sono chiesto se non ci sia il rischio di venir strumentalizzati quando si accetta di collaborare, in particolare, con radio e televisioni; non abbiamo infatti il controllo di come verranno usate le parole, le frasi, come verrà montato il video finale; così come non sappiamo come saranno formulati i concetti nel lavoro dell’intervista del giovane universitario. Ogni volta che mi imbatto in occasioni come queste chiedo ai miei interlocutori di avere rispetto e delicatezza: spesso per loro è la prima volta che si avvicinano al mondo cristiano e sono privi degli strumenti per comprendere a pieno la nostra cultura. Il vocabolario utilizzato ha quasi sempre bisogno di ampie spiegazioni, a partire dalle cose più semplici come «vocazione» e «chiamata», per passare a «voti» e arrivare a «sacramenti», «dogmi» e, infine, i concetti tremendamente difficili da spiegare in ebraico come «Trinità» e «transustanziazione».
Mi affascinano sempre la curiosità e la meraviglia negli occhi di chi ci incontra per la prima volta. È bello saperli consapevoli che il cristianesimo non si riduce a quel poco che hanno letto sui libri di scuola, spesso limitato a poche tristi associazioni di pensiero: inquisizione, antisemitismo e Shoah.
Per quanto riguarda il programma televisivo, siamo ancora in fase di preparazione, la troupe è venuta due volte a visitare il convento e la chiesa, per valutare la luce, gli spazi e la logistica. La data delle registrazioni è cambiata più volte per limitazioni chiusure imposte dallo Stato a causa della pandemia. E chissà se riusciremo a portare a termine il progetto. Ci sono grandi potenzialità: potremo raggiungere tante famiglie e ragazzi, con il lavoro del giovane universitario, ma soprattutto con la puntata del programma educativo. Immagino le tante persone che per la prima volta vedranno un frate che racconta del Vaticano e della Chiesa mentre si muove negli ambienti del convento, tutte cose che per la maggior parte degli israeliani di oggi sono realtà lontanissime. San Francesco saprà benedire e proteggere anche queste nuove forme di evangelizzazione e di dialogo moderno.
(* incaricato per il dialogo ecumenico e interreligioso, Custodia di Terra Santa, Gerusalemme)
Terrasanta 5/2020
Il sommario dei temi toccati nel numero di settembre-ottobre 2020 di Terrasanta su carta. Con un Dossier dedicato alla figura di san Girolamo, traduttore della Bibbia e asceta a Betlemme, a 1.600 anni dalla morte. Buona lettura!
Girolamo traduttore e asceta
Nel dossier che vi presentiamo, cerchiamo di delineare un profilo di questo Padre della Chiesa ed evidenziamo la sua importanza nella trasmissione delle Scritture.
Betania, alla tomba dell’amico
La morte di Lazzaro, con il dolore di Marta e Maria e il sollecito intervento di Gesù, che gli era molto legato, è uno degli episodi più conosciuti dei Vangeli. Betania è stata fin dall’antichità luogo venerato dai pellegrini. Un progetto di recupero archeologico si propone anche di offrire alla comunità locale opportunità di sviluppo.