Rabbia, tristezza e un forte senso di vulnerabilità. È il clima che si respira in queste ore al villaggio di Neve Shalom Wahat al Salam, colpito solo pochi giorni fa da un devastante incendio che ha distrutto le aule della sua pionieristica Scuola per la pace e svegliatosi la mattina del 7 settembre con l’allarmante scoperta di un nuovo incendio, dopo quello del 31 agosto. Stavolta le fiamme hanno interessato la biblioteca, dove la Scuola per la pace si era trasferita per proseguire le attività.
La Scuola – fortemente voluta dal fondatore del villaggio, Bruno Hussar – è nata e cresciuta con l’Oasi di pace e ha ospitato in quarant’anni migliaia di israeliani e palestinesi in cerca di modi per imparare a gestire (e contrastare) il conflitto nel quotidiano.
Nel mirino chi educa alla pace
I vigili del fuoco e la polizia sono stati chiamati immediatamente e l’incendio nella biblioteca è stato estinto. Subito evidenti i danni all’edificio. Al piano inferiore si è allagata l’Oasis Art Gallery, che accoglie opere, laboratori e momenti d’incontro per artisti israeliani e palestinesi.
«Le prove indicano in modo schiacciante un incendio doloso – spiega Samah Salaime, direttrice del settore Comunicazione e Sviluppo e portavoce del villaggio –. Siamo stati estremamente fortunati perché non ha causato altri danni e non ha toccato le persone. Un’indagine condotta dai periti dell’assicurazione ha trovato grandi tracce di materiale infiammabile nelle aule ormai annerite della Scuola per la pace. Abbiamo a che fare con una terrificante realtà: due edifici utilizzati per scopi educativi e per promuovere la pace sono stati distrutti in meno di una settimana».
Dunque sia le indagini condotte dall’assicurazione sia quelle portate avanti in parallelo dalla polizia hanno concluso che si tratta in entrambi i casi di incendi dolosi. Ora si cercano i responsabili.
Un nuovo bisogno di protezione
«In questo momento ci sentiamo estremamente vulnerabili», continua Samah Salaime. «Ci affidiamo alla polizia per scoprire chi ha commesso questo crimine malvagio e cerchiamo di proteggerci affinché non accada più nulla del genere». La comunità discute le nuove misure di sicurezza da attivare. «In passato abbiamo assunto un’agenzia di sicurezza, i membri della comunità si sono offerti volontari per pattugliare il villaggio e abbiamo installato dei cancelli. Chiediamo che il governo ci fornisca una protezione adeguata per poter vivere sicuri e senza paura».
L’Oasi della pace non è, purtroppo, nuova ad attacchi e intimidazioni. Nel 2012 ci fu un atto vandalico con scritte offensive, nel 2016 un altro incendio.
«Ogni volta che veniamo attaccati e il nostro benessere è minacciato – scrivono gli abitanti del Villaggio in un comunicato diffuso a tutti gli amici e sostenitori nel mondo – non abbiamo altra scelta se non quella di essere resilienti e lavorare di più per la tolleranza, la pace e la giustizia, valori su cui la nostra comunità si fonda. Continueremo a lottare per tutto ciò in cui crediamo».
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Tutte le associazioni di Amici di Neve Shalom Wahat al Salam sparse nel mondo hanno lanciato una raccolta fondi per ricostrire la Scuola per la pace. È possibile contattare l’Associazione italiana cliccando qui.