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Un discorso sull’uomo tra figli di Abramo

Terrasanta.net
28 agosto 2020
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Un discorso sull’uomo tra figli di Abramo

Papa Francesco propone di dar vita a un patto educativo globale che provi e plasmare società più accoglienti e fraterne. Questo libro offre un piccolo contributo di riflessione sull'uomo creatura di Dio secondo le prospettive ebraica, cattolica e musulmana.


(g.s.) – Questo libro nasce da un incontro di credenti: il rabbino capo della comunità ebraica di Genova, Giuseppe Momigliano; il sacerdote cattolico don Giovanni Emidio Palaia (professore di Teologia morale e Formazione politica all’Università Lumsa, di Roma); la teologa musulmana, d’origini iraniane, Shahrzad Houshmand Zadeh; l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme.

Il titolo del volume fa riferimento alle parole che papa Francesco utilizzò il 12 settembre 2019 per lanciare la proposta di dar vita a un patto educativo globale. Tema che avrebbe dovuto essere al centro di un appuntamento previsto per il 14 maggio scorso nell’aula Paolo VI in Vaticano, ma che è stato rinviato, per via della pandemia in atto, al 15 ottobre 2020, giorno in cui l’evento internazionale prenderà forma sì, ma in modo virtuale.

Il patto che il Papa immagina germoglia dalla sensibilità che pervade l’enciclica Laudato sì’. Custodire la casa comune di tutta l’umanità, osserva Bergoglio, implica che si investano i talenti di tutti e che ci si incammini in un percorso educativo che faccia maturare «una nuova solidarietà universale e una società più accogliente». Francesco evoca una sorta di «villaggio dell’educazione» («Per educare un bambino occorre un villaggio intero», ammonisce un proverbio africano) «dove, nella diversità, si condivida l’impegno di generare una rete di relazioni umane e aperte». La sfida che il Papa lancia – auspicando che sia messa al centro la persona, che si investano le migliori energie e che si formino persone capaci di mettersi al servizio della comunità – interpella in primo luogo le tante istituzioni accademiche e formative cattoliche, pungolate anche dalla Congregazione per l’educazione cattolica. Il dicastero vaticano enumera 216 mila scuole cattoliche di tutto il mondo (con 60 milioni di alunni) e 1.750 atenei cattolici (con 11 milioni di studenti).

Ma torniamo al nostro libro e al suo intento. Don Palaia lo spiega nell’Introduzione, dal titolo I figli spirituali del patriarca Abramo riuniti allo stesso tavolo. «È un piccolo “ponte di speranza” – scrive il curatore dell’opera – che doniamo a tutti i credenti in Dio che cercano la pace e la fraternità tra gli uomini, e anche agli uomini e alle donne di questo tempo che, nonostante tutto, pur non avendo ricevuto la fede, guardano con simpatia alle religioni poco conosciute, cercano una strada per conoscerle. Il 19 giugno del 1964, Giorgio La Pira, parlando “dell’unità e uguaglianza della famiglia umana”, invitando a un nuovo ordine nel Mediterraneo, ebbe a dire: “Riuniamoci dunque intorno allo stesso tavolo, noi figli dello stesso Patriarca; cessiamo di lottare gli uni contro gli altri, ebrei, cristiani, musulmani: siamo tutti fratelli! Cerchiamo i punti che ci uniscono; mettiamo da parte quelli che ci dividono!”. Ecco il senso del nostro volume: in uno stile di ascolto, di rispetto e di condivisione, abbiamo deciso di riunirci, per così dire, allo stesso tavolo per riflettere sull’uomo creatura di Dio nelle tradizioni ebraica, cristiana e musulmana».

«Tre – osserva don Palaia – sono le date che maggiormente segnano l’inizio di questo scritto: il 24 giugno 1219, il 4 febbraio 2019 e il 14 maggio 2020. Il 24 giugno del 1219, san Francesco d’Assisi s’imbarcò da Ancona verso il Medio Oriente, “mentre infuriavano aspre battaglie tra cristiani e pagani” e si stava svolgendo la Quinta Crociata; poco dopo giunse a Damietta come “costruttore di pace” e messaggero del vangelo di Cristo, e incontrò il sultano al-Malik al-Kamil, trovando ascolto e comprensione. Proprio per celebrare questo evento di pace evangelica, papa Francesco e il Grande Imam di al-Azhar Ahmad al-Tayyeb, il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, hanno firmato una dichiarazione congiunta per collegarsi idealmente all’incontro tra Francesco e il Sultano avvenuto 800 anni prima e consegnare a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo questa preziosa eredità e questo impegno per la pace, la giustizia e la convivenza della famiglia umana. Infine, sempre in rapporto alle sfide epocali che stiamo attraversando, papa Francesco invita tutti gli uomini del pianeta a “unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”. Questa alleanza educativa ha una data di inizio simbolica, il 14 maggio 2020, in cui si sarebbe dovuto tenere un incontro mondiale».

«Come figli di Abramo – prosegue l’Introduzione – ci siamo sentiti particolarmente interpellati a costruire questo villaggio per l’educazione, uniti da una sincera fraternità e amicizia che esprimiamo condividendo la saggezza educativa generata dalle nostre tradizioni ed esperienze religiose intorno al tema dell’uomo creatura di Dio. Al mondo secolarizzato fa bene vedere e sperimentare l’amicizia fra credenti di religioni diverse, questa collaborazione aiuta gli uomini del postmoderno a non ritenere inutili la religione e la fede per la vita e a favorire la libertà religiosa».

Don Palaia riporta la nostra attenzione alla scena del dialogo di Damietta (a più riprese e in vari consessi ricordato nel corso del 2019): «Ottocento anni fa, san Francesco d’Assisi incontrando il Sultano riconobbe nella comunione fraterna e nella pace il cuore dell’esperienza cristiana. Egli prese alla lettera le parole della Scrittura: “Non abbiamo tutti un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro, profanando l’alleanza dei nostri padri?” (Malachia 2,10). Quest’unità della famiglia umana è cantata nel Cantico delle creature, anzi l’Assisiate propone un’armonia che suppone l’unità dell’intera creazione perché ogni creatura “porta significazione”, un sigillo, un significato, un segno del Creatore, della sua bellezza. Se le parole del libro della Genesi sottolineano l’unicità della creatura umana, l’insegnamento biblico e l’esperienza umana e cristiana ci insegnano la necessaria conciliazione tra “il nostro senso di essere unici, irripetibili e il fatto che dipendiamo dagli altri e in un certo modo ci identifichiamo con le nostre relazioni”, come ripeteva il cardinale Tomáš Špidlík. Come se san Francesco d’Assisi dicesse: solo se siamo fratelli possiamo mentovar il buon Signore, solo se viviamo nella pace fra noi possiamo dare una giusta lode a Dio, possiamo restituire a Lui quello che abbiamo ricevuto. Ma allo stesso tempo il Cantico ipotizza e dà per scontato che Dio esiste, che sia presente nella vita degli uomini; e così la pace, la concordia, la fraternità fra gli uomini esistono se ci riconosciamo figli di Dio, se riconosciamo Dio come origine della vita, come creatore e padre».

«L’incontro tra san Francesco d’Assisi e il Sultano che papa Francesco e l’imam Ahmad al-Tayyeb hanno voluto rendere contemporaneo a tutti gli uomini di buona volontà con la firma del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, è il più grande segno che il successore di Pietro ci dona come contributo alla convivenza della famiglia umana», osserva il teologo cattolico.

«La fraternità cristiana – incalza don Palaia – ci spinge a riconoscere in ogni uomo un fratello e “il dialogo tra i credenti”, afferma la Dichiarazione congiunta, “significa incontrarsi nell’ampio spazio dei valori spirituali, umani e sociali comuni, e investire ciò nella diffusione delle più alte ‘virtù morali’, sollecitate dalle religioni”. Effettivamente il frate di Assisi, recandosi dal Sultano, non solo portò la sua sete di martirio e il suo bisogno di condividere il vangelo di Gesù: il metodo per tale incontro e annuncio fu quello della “comprensione” e del “rispetto che consentono di scoprire nell’altro la presenza di Dio […]. Si tratta di un invito pressante a riconoscere la bontà dell’altro, il valore della sua fede”. Nelle parole e nei gesti di papa Francesco, la fratellanza nel dialogo interreligioso ha bisogno di tre atteggiamenti fondamentali e solo in essi si rivela la possibilità di un sincero dialogo: 1. “il dovere dell’identità”, 2. “il coraggio dell’alterità”, 3. “la sincerità delle intenzioni”. In questo volume abbiamo riflettuto sull’identità delle nostre tradizioni religiose, incontrando con coraggio la bellezza, la diversità e la verità dell’alterità, volendo infine donare con sincera amicizia a tutti gli uomini del nostro pianeta il nostro lavoro comune».

Il primo dei saggi raccolti in questo libro è una lunga e interessante riflessione sulla città santa di Gerusalemme – a partire non solo dalla prospettiva cristiana – firmata da monsignor Pierbattista Pizzaballa. Gli altri interventi sono più aderenti al sottotitolo del libro e considerano le prospettive ebraica, cristiana e musulmana sull’uomo, concepito come creatura di Dio. Per la pregnanza dei temi trattati è impossibile qui tentarne una sintesi. Possiamo dire, almeno, che appare largamente centrato l’obiettivo di schiudere con chiarezza ai lettori i tesori delle riflessioni antropologiche e teologiche in cui ognuno dei coautori del volume affonda le proprie radici.

 


Autori vari
Il villaggio dell’educazione
Un incontro tra i figli di Abramo
sull’uomo creatura di Dio
Cittadella ed. / Università Lumsa, 2020
pp. 372 – 19,00 euro

(edizione bilingue – inglese e italiano – a cura di Giovanni Emidio Palaia)

 

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