(g.s.) – Per alcuni giorni dopo la morte di un congiunto, in una famiglia ebrea osservante è d’uso sottolineare il lutto, e ricevere le condoglianze di amici e conoscenti, sedendosi in basso, il più possibile vicino al suolo.
Qualcosa di simile accade anche nell’annuale ricorrenza di Tisha BeAv (il 9 del mese giudaico di Av), giorno di lutto e di digiuno – celebrato quest’anno dal tramonto del 29 al tramonto del 30 luglio – nel quale i pii ebrei piangono la perdita del Tempio di Gerusalemme, distrutto per due volte nel corso della Storia.
Quello che era il principale centro religioso (ma anche politico) del Regno di Giuda fu distrutto dai babilonesi nel 586 a.C. e successivamente ricostruito. Nel 70 d.C. il Santuario fu di nuovo e definitivamente raso al suolo dai soldati romani e mai più riedificato.
In entrambi i momenti storici, la devastazione dello spazio sacro fu seguita dalla deportazione o dispersione degli ebrei lontano da Gerusalemme.
Ancor oggi, in ogni parte del mondo, gli ebrei in preghiera si rivolgono spiritualmente e fisicamente verso ciò che resta del Tempio perduto.