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Giordania, fuga dai matrimoni

Giuseppe Caffulli
20 luglio 2020
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Giordania, fuga dai matrimoni
Festeggiamenti nuziali ad Amman. (foto www.arabiaweddings.com)

Il coronavirus ha accelerato in modo netto una tendenza già presente nella società giordana, la diminuzione del numero di matrimoni, con il relativo calo della natalità e impatto economico sul settore.


Secondo i dati ufficiali, diramati dal Sisterhood Is Global Institute Jordan (Sigi), organismo non governativo fondato nel 1984 da Robin Morgan e Simone de Beauvoir, nel biennio 2017-2018 si sarebbero sposate in Giordania più donne che uomini, per l’incidenza, seppure limitata, della poligamia. L’età media per gli uomini è di 32 anni; per le donne, invece, è di 26. L’Ufficio giordano di statistica registra da diversi anni un calo dei matrimoni, un aumento dei divorzi e delle seconde nozze. Nel 2017 il numero dei matrimoni registrati è stato di 77.700 (di cui oltre 10 mila riguardanti minori tra i 15 e i 18 anni, una delle piaghe che continua ad affliggere il regno hascemita), una linea di tendenza in costante calo dal 2012. Un ulteriore crollo è avvenuto nel 2018 e 2019, con un calo di quasi il 5 per cento l’anno.

Il colpo di grazia a questa costante, drastica diminuzione dei matrimoni lo ha inferto il coronavirus. Al 17 luglio, secondo le statistiche ufficiali, sarebbero circa 1.200 i contagiati e «solo» 10 i morti. Ma la paura della pandemia ha determinato anche in Giordania una lunga chiusura e la paralisi di interi settori.

Da metà marzo le domande di registrazioni dei matrimoni presso i tribunali islamici sono state sospese ed è stata introdotta la possibilità di ottenere l’autorizzazione online. Ma questo non è bastato ad arginare il crollo. Da gennaio al 17 marzo, data del lockdown, erano stati registrati solo 3.640 contratti di matrimonio. Nei restanti giorni di marzo, nessun contratto è stato registrato. A partire da aprile e fino a fine giugno sono state circa 7.100 le pratiche evase tramite le procedure digitali.

Secondo i funzionari dei tribunali addetti alle pratiche matrimoniali, nell’ultimo biennio erano state in media 5 mila al mese le registrazioni portate a termine. Dall’inizio dell’anno ad oggi, sono state meno della metà.

In questi anni la Giordania ha registrato anche una diminuzione ugualmente drastica della natalità: oggi il tasso di fertilità è 2,8, cioè si registrano 2,8 nascite per donna all’anno (negli anni Sessanta le nascite erano 8).

La fuga dalle nozze sta avendo un impatto considerevole anche dal punto di vista economico. Oltre al blocco del turismo internazionale, il calo dei matrimoni sta mettendo ulteriormente sul lastrico ristoratori e alberghi. È infatti consuetudine, per la festa di nozze (a cui spesso partecipano diverse centinaia di invitati) affittare sale apposite in eleganti hotel. Vuoi le norme per il distanziamento sociale, vuoi la paura dell’infezione (Bassam Hijawi, epidemiologo giordano, ritiene che l’85 per cento dei contagiati sia asintomatico e quindi difficilissimo da individuare), vuoi la pesante crisi economica, sta di fatto che i giovani giordani sembrano intenzionati a rimandare a data da destinarsi l’idea di convolare a nozze e di formare una famiglia.

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