(g.s.) – Anche quest’anno a Gerusalemme – sia pure con le restrizioni imposte dall’emergenza coronavirus – i frati della Custodia di Terra Santa hanno celebrato la festa dell’Ascensione di Gesù al cielo (raccontata nel Vangelo di Luca al capitolo 24, versetti 50-53) recandosi come pellegrini al piccolo santuario che ne fa memoria sul Monte degli Ulivi. Benché l’edificio sia nelle mani dei musulmani (che lo acquisirono nel 1198), una consuetudine consolidata permette ai francescani di pregarvi in questa occasione. L’edicola, racchiusa in un piccolo recinto in muratura, è tutto ciò che resta delle chiese preesistenti, l’ultima delle quali fu distrutta in epoca crociata.
I riti iniziano il pomeriggio della vigilia e proseguono anche durante la notte. Per tutta la durata della festa (che in questo 2020 cade il 21 maggio) i frati celebrano sul posto la liturgia delle ore e varie messe. Abitualmente – ma non questa volta – montano anche delle tende per riparare dal sole, e dal freddo della notte, sé stessi e gli altri religiosi e laici che intervengono. Stavolta il concorso di popolo non c’è stato, per via della pandemia in atto, ma i francescani (con alcune suore e un pugno di fedeli) non hanno mancato l’appuntamento.
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