(g.c.) – Sono in corso intensi scontri armati nella Siria nord-occidentale tra l’esercito di Damasco, sostenuto dalla Russia, e le milizie ribelli ormai confinate nell’area di Idlib e appoggiate dalla Turchia. L’inasprimento dei combattimenti, in corso da settimane, avrebbe causato secondo l’Onu una nuova, imponente ondata di sfollati: almeno 900 mila persone. L’area contesa è quella di Idlib, che secondo i turchi dovrebbe diventare una zona cuscinetto sotto il controllo di Ankara per il reinsediamento dei profughi siriani presenti in Turchia.
La tensione è massima perché le forze turche hanno attaccato le truppe governative siriane, adducendo sconfinamenti alla frontiera fissata per la zona di de-escalation. Un numero imprecisato di soldati turchi è caduto vittima di raid aerei russi e dell’esercito siriano.
A preoccupare è soprattutto la situazione dei civili. Sarebbero state bombardate scuole e ospedali, mentre l’Onu parla di «inarrestabile aggravarsi della situazione». L’esodo in corso nel governatorato di Idlib sarebbe il più grave avvenuto dall’inizio del conflitto nel 2011.
L’Alto Commissario dell’Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, non ha usato mezze parole per descrivere le condizioni in cui sopravvivono gli sfollati, molti dei quali accampati all’aperto. «Non devono essere migliaia di persone – ha ammonito Grandi – a pagare il prezzo delle divisioni della comunità internazionale, la cui incapacità di trovare soluzioni a questa crisi costituirà una macchia indelebile sulla coscienza di tutti».
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