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Magdala apre al pubblico grazie ai volontari vicentini

Terrasanta.net
10 febbraio 2020
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Magdala apre al pubblico grazie ai volontari vicentini
A Magdala un gruppetto di volontari di Vicenza a Magdala in preghiera intorno a un improvvisato altare.

«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date»: pensando alle parole di Gesù, una squadra di volontari della diocesi di Vicenza ha preparato il sito nella città evangelica di grande valore biblico e archeologico. E in questo mese di febbraio i primi visitatori.


(f.p.) – Entra nel vivo l’attività dei volontari della diocesi di Vicenza a Magdala, la città natale di Maria Maddalena, prima testimone del Risorto. A poco più di sei anni dalla firma dell’accordo tra il Custode di Terra Santa e il vescovo di Vicenza (all’epoca, rispettivamente, fra Pierbattista Pizzaballa e mons. Beniamino Pizziol), e dopo alcuni mesi di preparazione del sito archeologico, i volontari che si sono messi a disposizione della Custodia aprono in questo mese di febbraio ai pellegrini e ai turisti l’antico sito sulla sponda occidentale del lago di Tiberiade, che gestiranno in modo continuativo.

Prende così avvio un’esperienza che non ha precedenti: di fronte alla difficoltà di trovare una comunità di frati sul luogo per mantenere il sito aperto ai pellegrini, una Chiesa locale italiana, la diocesi di Vicenza, si è fatta avanti mettendo a disposizione dei francescani energie ed entusiasmo di tante persone. Abbiamo raccolto le voci di alcuni di loro.

Un’esperienza inattesa

«È una pagina della mia vita che non pensavo di vivere – osserva Pietro Balestra, impegnato nelle fasi di apertura del sito archeologico –. In un primo tempo, ho fatto parte di uno dei gruppi che si sono recati a pulire l’area, che aveva bisogno di essere liberata da erbacce e sterpaglie. Dal 4 al 18 novembre abbiamo iniziato a fare lavori di sistemazione del luogo. Occorreva fare un po’ tutto: costruire tavolini, aggiustare porte, ripristinare sacchi di contenimento…». I lavori hanno riguardato anche la casa dove alloggiano i volontari: un’abitazione accogliente con tre camere da letto, che è stata arredata.

Nella seconda esperienza, che sta per iniziare, i volontari presteranno servizio per un periodo di un mese in gruppi di quattro. «Non siamo guide, ma gestiamo come custodi una serie di aspetti – continua Pietro –. Ad esempio, teniamo un’agenda per le messe celebrate nel sito, vigiliamo che le visite si svolgano in modo ordinato, che non ci siano danneggiamenti ai reperti». Pietro ripartirà per la Terra Santa nel mese di giugno.

Anche Lia Perinelli lo scorso novembre ha partecipato come volontaria ai lavori preparatori. «Mi ha spinto l’idea di far parte di un bellissimo progetto – racconta –, portato avanti da don Raimondo e don Gianantonio. È molto coinvolgente, con persone unite nel fare anche piccole cose, ma per uno scopo grande». Don Raimondo Sinibaldi, direttore dell’Ufficio missionario, e don Gianantonio Urbani, archeologo dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, sono sacerdoti della diocesi di Vicenza e sono stati animatori di tutta l’iniziativa.

La signora Lia aveva visitato la Terra Santa molti anni fa in un viaggio organizzato. Nota quanto sia stato diverso ritornare e vivere in modo approfondito, non da semplice turista, certi luoghi. «Gli incontri con i padri francescani che custodiscono Cafarnao e Tabgha, e poi con i frati a Gerusalemme, sono stati momenti forti di questa avventura molto istruttiva – osserva –. Qui impari a conoscere ogni dettaglio, ogni pietra della strada romana, della palestra, delle banchine del porto. È stata un’opportunità unica».

Nella città della Maddalena

Sono molteplici i motivi di interesse che offre Magdala, dove le prime indagini compiute dagli archeologi francescani Virgilio Corbo e Stanislao Loffreda risalgono agli anni Settanta. Nel 2006 sono ripresi i lavori di scavo diretti da Stefano De Luca, per volontà della Custodia che è proprietaria del terreno dove si trovano le vestigia di una porzione della città evangelica (un’altra parte dell’antico centro urbano è stato riportato alla luce nell’adiacente proprietà dei Legionari di Cristo, che negli ultimi anni vi hanno edificato una chiesa e un centro per l’accoglienza dei pellegrini). Gli scavi ad opera dei francescani hanno riportato alla luce una grande parte del tessuto urbano con i suoi edifici, vie lastricate, suppellettili, vasellame, gioielli, monete e altri oggetti che delineano un quadro della vita quotidiana di Magdala al tempo di Gesù.

Diego Meneguzzi lo scorso novembre è stato nel gruppo di «pionieri» che ha preparato il sito, ha vissuto la prima esperienza in uno spirito di amalgama tra le persone e ha costruito nuove amicizie. Ha una azienda, ma nei periodi di tranquillità vuole dedicarsi a Luoghi Santi, dando il senso di una presenza attraverso l’accoglienza e aiutando le persone a stare a proprio agio. «Ero stato due volte in Terra Santa – ci spiega –, ma non avevo visitato Magdala. In un pellegrinaggio mi aveva guidato in modo approfondito fra Diego Dalla Gassa, responsabile del romitaggio di Getsemani, che è originario di Arzignano, vicino ai miei luoghi di origine. E questo ha suscitato in modo ancora più forte il desiderio di tornare».

Pensionati attivi

«Ho sempre avuto una passione personale per la Terra Santa e lo studio della Scritture – aggiunge Pietro –. Da qualche mese sono in pensione e ho pensato di aderire, dando la mia disponibilità. L’esperienza è stata positiva sotto ogni aspetto: dal punto di vista culturale, siamo stati spinti ad approfondire lo studio di Magdala, di chi lì viveva, dalla figura di Maria Maddalena. Ci è stato fornito materiale per prepararci. Dal punto di vista emotivo, stare sulle rive del lago di Tiberiade, osservare le albe, la natura, è meraviglioso. Poi, per chi è credente, lavorare in un sito dove si sono svolti momenti della vita di Gesù è un aspetto spirituale altissimo. Mi sono sentito molto coinvolto con altri compagni che non conoscevo e con cui si è sviluppata una amicizia profonda e, attraverso il lavoro insieme e qualche difficoltà pratica, si è creato un clima di piccola comunità che ci ha molto legati».


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