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Archivi vaticani su Pio XII, la parola agli studiosi

Elisa Pinna
20 febbraio 2020
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Archivi vaticani su Pio XII, la parola agli studiosi
Pio XII, che fu papa tra il 1939 e il 1958, al suo tavolo di lavoro in Vaticano.

Il Vaticano conferma l'apertura, a partire dal 2 marzo, dei suoi archivi storici per gli anni 1939-1948, che coincidono con il pontificato di Pio XII. Sono 16 milioni i documenti a disposizione e 160 gli studiosi che si sono prenotati per il 2020.


La Chiesa non ha paura della Storia e dal 2 marzo prossimo il Vaticano metterà a disposizione degli studiosi di tutto il mondo il suo imponente archivio sul pontificato di Pio XII, il papa che, dal 1939 al 1958, ha attraversato e guidato il cattolicesimo attraverso gli anni più spaventosi del Novecento, dal nazismo allo sterminio degli ebrei, dalla seconda guerra mondiale alla guerra fredda tra Occidente e regimi totalitari comunisti. Lo ha confermato oggi, in una conferenza stampa a Roma, l’archivista e il bibliotecario della Santa Sede, il cardinale José Tolentino Calaça de Mendonça.

Un’immane mole di documenti

Quello di Eugenio Pacelli è un papato sospeso tra le critiche di chi accusa il pontefice di aver taciuto sui crimini di Hitler e sulla Shoah, e le lodi di chi lo esalta non solo come un difensore della fede contro la minaccia comunista, ma anche come un papa che ai proclami pubblici ha preferito agire sottotraccia durante il nazismo per salvare quante più vite umane possibili. Nell’oltre un milione e 300 mila file, in cui sono stati catalogati nell’ultimo decennio 16 milioni di documenti, gli storici e gli studiosi potranno cercare risposte più accurate, se non verità assolute.

Sarebbe ingenuo aspettarsi rivelazioni sensazionali già dal 2 marzo. Saranno necessari tempi lunghi per visionare una simile mole di materiale. «Questo è il momento della pazienza. La Chiesa – ha detto il card. Tolentino, citando una frase di papa Francesco – non ha paura della Storia e spera che siano compresi lo spirito e le ragioni delle azioni e delle scelte di Pio XII». In una prima assoluta, rispetto alle altre sezioni cartacee dell’archivio, il Vaticano offrirà agli accademici una totale digitalizzazione dei documenti su papa Pacelli: la ricerca potrà avvenire al computer attraverso parole chiave, come in un motore di ricerca online. Sin d’ora 160 studiosi hanno già presentato domanda di accesso ai documenti. Molti provengono dal mondo ebraico (museo dell’Olocausto di Washington, comunità romana, università israeliane). «Per quest’anno siamo ormai al completo», ha detto il cardinale Tolentino, visto che a disposizione, nei locali dell’Archivio, ci sono una sessantina di posti.

Le preoccupazioni del Papa

La parola spetterà d’ora in poi agli storici, ma qualche indiscrezione su quello che si potrà trovare nell’archivio di Pio XII è trapelata già oggi: «Ci sono documenti, molti, che parlano delle indicazioni date da papa Pacelli a chiese e monasteri per mettere in salvo gli ebrei», ha riferito il cardinale Tolentino a Terrasanta.net. Esistono atti di protesta e di preoccupazione della Santa Sede subito dopo il rastrellamento nazista del ghetto di Roma, avvenuto nell’ottobre del 1943, che smentiscono la «leggenda nera» dell’accondiscendenza di Pacelli verso Hitler.

D’altra parte, non mancheranno anche alcuni «scheletri nell’armadio». La sezione «bisognosi», secondo quanto detto a Terrasanta.net dal prof. Paolo Vian, vice-prefetto dell’Archivio apostolico vaticano, parla delle persone aiutate dalla Santa Sede subito dopo la fine della guerra, per essere messe in salvo da rappresaglie e contro-persecuzioni: tra di esse compaiono i nomi di ex gerarchi nazisti in fuga.

In generale – spiega il prefetto dell’Archivio, mons. Sergio Pagano – nella documentazione si trova una fortissima preoccupazione sia per la minaccia comunista che per quella nazista, anche se, negli ultimi anni della guerra, con l’occupazione tedesca di Roma, la pericolosità di Hitler domina i carteggi di Pacelli. Dopo il 1945, gli archivi presentano una panoramica sulla guerra fredda, sulla terribile situazione dei cristiani oltre la cortina di ferro, sull’abilità, l’astuzia della Santa Sede nel muoversi ed avere informazioni dai territori comunisti, usando amicizie e rapporti nei Paesi satelliti di Mosca. Gli archivi parlano anche delle relazioni con il mondo islamico, dei contatti con i Paesi arabi negli anni della nascita dello Stato ebraico (1948), del processo di decolonizzazione. Rappresentano un radar sulla Santa Sede e sul mondo.

Le fonti più varie

Oltre al materiale dell’Archivio Apostolico vaticano, in cui sono conservati i documenti della Prima e della Seconda sezione della Segreteria di Stato (ovvero il «governo» interno della Chiesa e i rapporti con i vari Paesi), saranno accessibili, sempre dal 2 marzo, agli studiosi anche documenti dell’epoca di Pio XII , conservati da altre istituzioni vaticane: la Congregazione per la Dottrina della Fede, la Congregazione per l’Evangelizzazione per l’evangelizzazione dei popoli, la Congregazione per le Chiese orientali, la Penitenzieria apostolica e la Fabbrica di San Pietro. «Se fossi uno studioso, io andrei a guardarmi il materiale della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli», suggerisce Johan Ickx, archivista della Segreteria di Stato. «Lì si possono trovare vere sorprese. Storie raccontate da missionari, senza i filtri del linguaggio diplomatico, o anche da persone comuni. La guerra, il nazismo, il comunismo, le persecuzioni, il ruolo della Chiesa cattolica e di Pio XII visti con gli occhi di chi sta sul campo di battaglia».

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