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Restauri al Santo Sepolcro, presentata la fase due

Beatrice Guarrera
11 dicembre 2019
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Il 10 dicembre a Gerusalemme, presso la curia della Custodia di Terra Santa, è stata illustrata la nuova fase di restauri nella basilica del Santo Sepolcro. Al lavoro due istituzioni accademiche italiane.


Si articola in quattro aree di intervento il progetto per la seconda fase dei restauri nella basilica del Santo Sepolcro. È stato presentato il 10 dicembre a Gerusalemme alla presenza dei tre capi delle Chiese responsabili dello Status Quo nel santuario (il patriarcato greco-ortodosso, la Custodia di Terra Santa per la Chiesa cattolica e il patriarcato armeno). Dopo l’accordo tra le Chiese per il via alla fase due dei restauri – siglato il 27 maggio 2019 – e dopo la firma dell’accordo quadro con le istituzioni incaricate (8 ottobre 2019), è stato annunciato oggi il progetto, portato avanti dalla Fondazione Centro per la conservazione ed il restauro dei beni culturali La Venaria Reale (Ccr), di Torino, e il dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Università La Sapienza, di Roma.

Ad illustrare il progetto nel convento francescano di San Salvatore erano presenti il direttore dell’intervento e architetto supervisore Stefano Trucco, la coordinatrice Michela Cardinali e la vicedirettrice dell’intervento, Paola Croveri, membri del Ccr. Accanto a loro, la professoressa Francesca Romana Stasolla, a capo del gruppo di lavoro del dipartimento di Scienze dell’antichità della Sapienza, che si occuperà delle ricerche archeologiche connesse ai lavori di restauro. Tra gli invitati, nell’uditorio, anche il rappresentante pontificio in Terra Santa, l’arcivescovo Leopoldo Girelli.

Le aree di intervento

Il comitato tecnico scientifico multidisciplinare ha organizzato il lavoro in quattro aree: conservazione e restauro del pavimento della basilica; valutazione della stabilità e messa in sicurezza dell’edicola che racchiude il Sepolcro; implementazione di strutture tecniche (idriche, elettriche, meccaniche, antincendio); ricerca archeologica.

Un passaggio particolarmente delicato dei lavori sarà l’intervento sul pavimento del Santo Sepolcro. Per prima cosa si procederà alle investigazioni scientifiche (fase 1), per la caratterizzazione dei diversi materiali, le indagini geofisiche e il monitoraggio dell’ambiente, al fine di pianificare una serie di test sperimentali per ripulire le pietre (fase 2). Per mantenere la continuità degli spazi e dei materiali del pavimento, l’area interessata dai restauri, oltre a quella dell’Anastasis che circonda l’Edicola, sarà estesa fino all’ambulatorio e all’ingresso della chiesa.

La valutazione della stabilità e della messa in sicurezza della sacra edicola sarà effettuata da un gruppo interdisciplinare composto da restauratori, archeologi e progettisti di impianti. Verranno condotti interventi per sondare l’esistenza reale di canali sotterranei, rilievi geometrici dettagliati e rilievi delle patologie strutturali dell’edicola.

Terminata questa seconda fase dei lavori si punta a migliorare le principali problematiche tecniche all’interno della basilica, a beneficio delle comunità religiose che vivono nel complesso e dei pellegrini. Ad esempio, si procederà all’analisi della situazione in termini di temperatura, umidità, concentrazione dell’inquinamento, cercando poi di delineare soluzioni ai bisogni riscontrati.

I risvolti archeologici

Per quanto riguarda le indagini archeologiche, la professoressa Francesca Romana Stasolla, della Sapienza, ha spiegato che verranno creati un database e mappe tridimensionali con i dati raccolti. In collaborazione con il dipartimento di Ingegneria astronautica, elettrica ed energetica della Sapienza, verranno analizzate e studiate le variazioni dell’acustica e della luce naturale nel Santo Sepolcro. Il gruppo della Sapienza provvederà a documentare i lavori e le fasi del progetto di restauro.

Come ha ricordato l’archeologa Carla Benelli dell’associazione Ats Pro Terra Sancta (ong che si occupa di raccolta fondi e realizzazione di progetti per conto della Custodia di Terra Santa – ndr) lo sviluppo del progetto è stato possibile grazie alla donazione di un privato, che ha versato 500 mila euro. Si tratta di una cifra ben superiore a quella indicata nella presentazione del progetto, dal costo di 253 mila euro secondo le stime del comitato di lavoro. Il costo indicato però tiene conto solo di questa fase di studio di fattibilità ed è probabile che nel futuro ci sarà bisogno di cercare nuovi finanziamenti per portare a termine i lavori.

L’impegno alla trasparenza

Il Custode di Terra Santa, fra Francesco Patton, ha ricordato la positiva collaborazione delle Chiese nella prima fase dei restauri, conclusi a marzo 2017, sperando che possa continuare anche in questa ora. A congratularsi per il progetto a nome del patriarca armeno di Gerusalemme, Nourhan Manougian, è stato padre Samuel Aghoian. Soddisfazione è stata espressa anche dal patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme Theophilos III: «Come Chiese, è importante che ci impegniamo per proteggere e preservare l’autonomia del Santo Sepolcro, cosa che è buona anche per i nostri cristiani. La presentazione di questo progetto dunque è importante anche per ragioni di trasparenza, la quale ci assicura credito e fiducia presso i nostri sponsor». Una trasparenza voluta a gran voce da tutti i rappresentati delle Chiese e che è stata garantita anche dalle istituzioni incaricate dei restauri, che si sono impegnate a fornire aggiornamenti sull’andamento dei lavori ogni due mesi. Al momento non è ancora nota la data di apertura dei cantieri.

Clicca qui per un servizio video del Christian Media Center.

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