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Una lettera a Bach dall’orlo della Striscia

Giorgio Bernardelli
15 novembre 2019
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In questi giorni nuove schermaglie e nuova tregua tra la Striscia di Gaza e Israele. Mentre altro sangue viene versato, c'è anche chi continua a tenere accesa la fiamma del dialogo. La cantante Noa vuole ricordarlo nel suo nuovo album Letters to Bach.


È sempre la stessa storia quella che si ripete intorno a Gaza: una fiammata di violenza che dura qualche giorno, lasciando dietro di sé alcuni morti e tanta distruzione. E che – soprattutto – non cambia di una virgola gli ingredienti dell’equazione. Né le cosiddette «esecuzioni mirate» né le piogge di razzi sulle comunità israeliane intorno alla Striscia sono infatti destinate a mutare qualcosa in questo conflitto a bassa intensità che va avanti ormai da tredici anni. Così alla fine a guadagnarci è solo chi è al potere, da una parte come dall’altra della barricata.

Dopo l’uccisione del leader militare della Jihad islamica, dopo gli oltre duecento razzi sparati verso Israele, dopo la solita parata di dichiarazioni trionfali o bellicose, la tregua mediata come sempre dall’Egitto pare tenere oggi a Gaza. La situazione «torna alla normalità», se così si può definire la situazione dei 2 milioni di palestinesi che vivono dentro alla Striscia, ma anche delle comunità israeliane tutt’intorno. Entrambe le componenti restano esposte alla prossima escalation che, tutti lo sanno, arriverà inesorabile la prossima volta che qualcuno – da una parte o dall’altra – per ragioni di equilibri interni avrà bisogno di mostrare i muscoli.

Proprio perché le cose stanno così diventa allora interessante segnalare una coincidenza singolare accaduta in queste ore. Lunedì, il giorno prima dell’inizio della nuova ondata di violenza, nel deserto intorno a Gaza la cantante Noa (nota in Israele come Achinoam Nini, il suo nome ebraico) stava girando il video di una sua nuova canzone insieme a due donne speciali: Robi Damelin, israeliana, e Bushra Awwad, palestinese. Robi e Bushra sono due dei volti più noti del Parents Circle, l’associazione che fa incontrare tra loro le famiglie ferite dalla perdita di un proprio caro nel conflitto e che proprio dalla condivisione del dolore provano a costruire percorsi di riconciliazione. È un’esperienza che abbiamo citato tante volte su Terrasanta.net e che proprio queste due donne hanno raccontato nel libro Le nostre lacrime hanno lo stesso colore, tradotto in Italia dalle Edizioni Terra Santa.

Bene, Noa ha voluto Robi e Bushra come protagoniste nel video di Look at me – in italiano «Guardami» – uno dei brani dell’ultimo suo disco intitolato Letters to Bach. L’idea è già in sé interessante: con la sua splendida voce la cantante ebrea di origine yemenita riprende alcune melodie immortali di Johann Sebastian Bach associandole a testi che parlano di esperienze odierne. E in Look at me Noa canta proprio il tipo di incontri che il Parents Circle da tanti anni ormai in maniera coraggiosa continua a costruire. Le note del Largo del Concerto numero 5 in Fa minore del grande genio della musica barocca diventano così un modo per dare voce a chi non si rassegna all’eterno ritorno dell’odio e della violenza. Come recita il testo (in una nostra traduzione italiana):

 

Guardami attraverso il confine, oltre il muro.
Guardami nello stesso modo in cui ti osservi nello specchio rotto della vita.
No, io mi rifiuto di inchinarmi a quanti dicono che il mondo sta cambiando e che in questo cambiamento non c’è posto per guardare all’altro come a un figlio che si è perso nella più buia tra le notti, a quelli che vorrebbero condannarci alla paura e alla lotta.

Ecco, c’è una donna che sta per partorire. Suo figlio nascerà presto ma chissà se troverà grazia agli occhi di quanti governano e si scatenano, che dominano la terra e i cieli, con parole d’odio che chiudono i cancelli della speranza.
Vieni, non possiamo lasciare che ci rendano cieche. Perché ogni donna al mondo sa che cosa significa paralizzarci e legarci per sempre nella ricerca e nell’attesa, con la domanda ripetuta solo a noi stesse su quando finalmente potremo trovare libertà.

Guarda, c’è una crepa e si sta allargando, c’è una luce e sta brillando attraverso il dolore. Oltre le lacrime, oltre domani ci deve essere qualcosa in più che possiamo fare. Posso vederti, la tua bellezza si rivela, anche nella tua debolezza e nel tuo dolore risplende.

Le stelle scompaiono, il mattino si avvicina. Lo frantumeremo insieme questo muro, lo guarderemo cadere. Sorelle insieme possiamo farlo. Vieni dammi la tua mano.

 

Così cantava proprio in queste ore in quel deserto attraversato da un’alta barriera Noa accanto a Robi e Bushra, madri di figli uccisi su sponde opposte da questo conflitto. Parole di libertà oltre la schiavitù imposta a tutti e da troppo tempo a Gaza.

Guarda qui la foto con Robi Damelin e Bushra Awad pubblicata da Noa sulla sua pagina Facebook

Ascolta qui Noa che esegue Look at me durante un concerto

Leggi qui il testo integrale (in inglese) della canzone Look at me

Noa sarà presto nuovamente in Italia per un tour che parte da Matera il 15 dicembre 2019. Scopri qui le date


 

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A dare il nome a questo blog è una delle più celebri tra le porte della città vecchia di Gerusalemme. Quella che, forse, esprime meglio il carattere singolare di questo luogo unico al mondo. Perché la Porta di Jaffa è la più vicina al cuore della moderna metropoli ebraica (i quartieri occidentali). Ma è anche una delle porte preferite dai pellegrini cristiani che si recano alla basilica del Santo Sepolcro. Ecco, allora, il senso di questo crocevia virtuale: provare a far passare attraverso questa porta alcune voci che in Medio Oriente esistono ma non sentiamo mai o molto raramente.

 

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