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Tel Aviv celebra i cent’anni dello stile Bauhaus

Christophe Lafontaine
2 settembre 2019
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Tel Aviv celebra i cent’anni dello stile Bauhaus
Bruno Haus, al 3 di Strauss Street è tra i più classici edifici Bauhaus di Tel Aviv. Fu progettata dall'architetto Ze'ev Haller nel 1935. (foto by Miriam Alster/Flash90)

Affacciata sul Mediterraneo, la città di Tel Aviv, in Israele, annovera circa 4 mila edifici costruiti tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento ed ispirati allo stile Bauhaus, sorto in Germania giusto cent'anni fa.


Le linee sono pulite. I balconi spesso incassati e a volte con angoli arrotondati, le finestre ampie, i tetti terrazzati, le facciate bianche con angoli o curve che richiamano gli scafi delle navi. Non c’è altro posto al mondo, come Tel Aviv, con una tale concentrazione di edifici che si richiamano al Bauhaus, uno stile architettonico che ha contribuito in gran parte a farle guadagnare l’appellativo di «città bianca». Nell’alveo del Movimento moderno (che la storia dell’architettura colloca tra le due guerre mondiali) il Bauhaus nacque nel 1919 a Weimar, in Germania, sotto la guida di Walter Gropius. Ma nel 1933, il Bauhaus (che all’epoca aveva il proprio centro a Berlino) dovette chiudere con l’ascesa del nazismo. Molti dei suoi aderenti partirono alla volta degli Stati Uniti mentre alcuni, ebrei, decisero di trasferirsi nella Palestina amministrata dal Mandato britannico importandovi questo stile architettonico. A quel tempo, Tel Aviv (fondata nel 1909) faceva i conti con l’afflusso di famiglie ebree in fuga dall’Europa. Qualche anno prima l’urbanista scozzese Patrick Geddes era stato incaricato di elaborare un moderno piano organico, che poi presentò nel 1925 prevedendo grandi viali e strade pedonali, secondo un modello ispirato ai principi della città-giardino.

Fu così che, dall’inizio degli anni Trenta fino alla metà del Novecento, il Bauhaus si affermò con il concetto che dice «la forma segue la funzione», un punto di vista piuttosto in linea con l’ideale socialista del movimento sionista dell’epoca. Il Bauhaus, che dovette adattarsi – con maggiore o minor successo a lungo termine – al clima mediterraneo (ventilazione, ombra, giardini), lasciò così la sua impronta su oltre 4.000 edifici costruiti a Tel Aviv nello stile minimalista e pragmatico che ha contribuito alla sua reputazione. Al punto che la città, dal 2003, è classificata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità in quanto «eccezionale insieme di architettura del Movimento moderno».

Un patrimonio da promuovere e conservare

Per celebrare il centenario dello stile architettonico che l’ha modellata – pensiamo a luoghi come piazza Dizengoff, viale Rothschild o le vie Bialik, Frishman o Ussishkin – Tel Aviv aprirà ufficialmente il White City Centre il 19 settembre prossimo. L’istituto co-fondato dal Comune, dalla Fondazione Tel Aviv e dal governo tedesco punta a diventare «un centro culturale per l’architettura, l’urbanistica e la conservazione del patrimonio, incentrato sull’architettura moderna e sulla città bianca», come afferma il sito web dell’Ufficio del turismo di Tel Aviv/Jaffa. Avrà sede presso la Casa Max-Liebling al civico 29 di Idelson Street. Progettata nel 1936 dall’architetto Dov Carmi, la casa fu costruita dai fratelli Tony e Max Liebling, in stile Bauhaus. Con un ciclo di lavori iniziati nell’estate del 2017, la casa è stata rinnovata così da diventare un’istituzione culturale e scientifica dedicata alla promozione e alla conservazione di un patrimonio architettonico a volte un po’ sporco e trascurato, che alla fine rende la città più grigia che bianca, più opaca che luminosa.

«In futuro – precisano i responsabili del nuovo centro – i residenti e proprietari degli edifici Bauhaus saranno informati su come prendersi cura del loro stabile. Nel centro visitatori, scienziati, architetti e artigiani potranno scambiarsi i loro punti di vista. il quartiere diventerà un vero e proprio luogo di incontro, per discutere, condurre ricerche e tramandare antiche pratiche nel campo dell’artigianato». Oltre che essere un luogo di esposizione e convivialità, il centro ospiterà anche un laboratorio di ricerca.

La creazione del centro si inserisce nella cornice di un accordo bilaterale firmato nel 2015 in occasione del cinquantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Germania e Israele. La Germania ha anche stanziato oltre 3 milioni di euro per contribuire al restauro degli edifici cittadini.

L’inaugurazione del nuovo centro culturale avrà luogo all’inizio dell’Open House di Tel Aviv (le Giornate Porte aperte) in calendario dal 19 al 21 settembre e che avranno il Bauhaus come protagonista. È previsto un ciclo di mostre, conferenze e visite guidate che riguarderanno un centinaio di edifici.

Un altro link utile per chi vuol andare alla scoperta del Bauhaus a Tel Aviv

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