Nel 2018 i dati del comparto turistico in Israele furono molto positivi. Gli arrivi dall’estero censiti ai valichi di frontiera ammontarono a 4 milioni e 120 mila persone, una cifra mai raggiunta prima. Anche il 2019 sta dando soddisfazioni agli operatori del settore. Le statistiche fornite dal ministero del Turismo parlano di oltre 2 milioni e 264 mila ingressi di turisti nei primi sei mesi dell’anno, con un incremento del 10 per cento rispetto alla prima metà del 2018. Se la linea di tendenza sarà confermata anche tra luglio e dicembre, il 2019 potrebbe rappresentare un nuovo anno record.
Nell’arco di tempo considerato i turisti italiani in Israele sono stati quasi 85 mila. L’incremento rispetto al primo semestre 2018 è del 32 per cento (secondo studi dell’Istat solo un quinto dei turisti italiani nel 2018 ha varcato le frontiere, puntando principalmente verso altri Paesi dell’Unione Europea; gli Stati Uniti restano tra le mete più gettonate dagli italiani nei viaggi intercontinentali).
Le rilevazioni statistiche israeliane non fanno che certificare un’impressione di tutta evidenza per chi frequenta abitualmente i Luoghi Santi. Sono sempre affollati da gruppi di pellegrini cristiani provenienti da ogni parte del mondo. Al loro flusso consistente vanno aggiunti i turisti mossi da altre intenzioni e interessi, che magari sfiorano appena chiese, moschee e vestigia archeologiche.
Nei primi mesi del 2019 è diventato operativo nel sud di Israele il nuovo aeroporto internazionale che serve la città di Eilat e le località del deserto del Neghev meridionale.
Il centro balneare israeliano sulla costa del Mar Rosso dovrebbe così veder lievitare gli arrivi di turisti dall’estero oltrepassando i circa 2 milioni e 800 mila annui fin qui registrati in media.
Se analizziamo i dati del primo semestre 2019 tenendo conto dei Paesi di provenienza, constatiamo una diffusa tendenza all’incremento.
Solo alcuni Stati sono in controtendenza. Comparando i rilevamenti con quelli del primo semestre 2018 in Asia diminuiscono le partenze turistiche verso Israele da India (- 16 per cento), Indonesia (- 5 per cento), Uzbekistan (- 11 per cento) e Turchia (- 31 per cento). Se consideriamo l’Africa decrescono gli arrivi dal Kenya (- 25 per cento). In Sud America è evidente il calo degli argentini (- 10 per cento). In Europa sono in flessione i flussi dalla Svezia (- 4 per cento), ma soprattutto dai Paesi dell’Est: Russia (- 3), Ucraina (- 9), Bielorussia (- 7), Moldavia (- 4), Georgia (- 16), Lettonia (- 13), Polonia (- 4).
Se si guarda ai valori positivi troviamo una conferma: è l’Asia il continente che invia sempre più pellegrini e turisti verso la Terra Santa e Israele. Nei primi sei mesi del 2019 sono stati 231 mila e 500, il 26 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2018. La parte del leone spetta alla Cina (+ 67 per cento), ma anche la Corea del Sud ha un netto incremento (+ 43 per cento). Valori simili solo dalla Serbia (+ 48), dalla Croazia (+ 51) e dalla Grecia (+ 53). Si difende bene il Cile (+ 40 per cento di turisti in Israele), ma a surclassare tutti è la Nigeria. Ha più che raddoppiato il numero dei suoi turisti: 119 è il valore percentuale dell’incremento in Terra Santa, ma in termini assoluti parliamo di neanche 6 mila persone, poco più di un rivolo.
Eco di Terrasanta 5/2019
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