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La Beirut crudele e tenera di Nadine Labaki

Terrasanta.net
4 giugno 2019
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La Beirut crudele e tenera di Nadine Labaki

L'ultimo film della regista libanese Nadine Labaki sta girando il mondo e riscontra consensi anche tra il pubblico italiano. Realizzato con attori non professionisti, Cafarnao ha un sapore neorealista.


(g.s.) – Non pensate al piccolo centro urbano sulla sponda settentrionale del lago di Tiberiade. La Cafarnao della geografia evangelica c’entra poco con questo film. In francese il toponimo di biblica memoria sta per caos, disordine, tutto ciò che in italiano definiremmo «una babele». Per questa ragione il vocabolo è stato scelto come titolo del suo ultimo lavoro dalla regista libanese Nadine Labaki, che si è imposta all’attenzione del pubblico internazionale soprattutto con due suoi precedenti lavori: Caramel (2007) e Ora dove andiamo? (2011).

Cafarnao – Caos e miracoli è un film dal sapore neorealista, ambientato in un quartiere degradato di Beirut, che però potrebbe benissimo essere un altro angolo del mondo, o uno scorcio di quell’Italia schiavista e degradata che le cronache di tanto in tanto disvelano.

Il protagonista assoluto della narrazione è Zain, un ragazzetto vivace e sveglio, generato da una coppia di buoni a nulla che sanno solo copulare. Zain e le sue sorelline – «venuti al mondo come conigli», per dirla alla De Gregori – un’abitazione dignitosa non ce l’hanno. I genitori vivono in due locali d’un palazzone fatiscente. Solo una tenda divide il giaciglio degli adulti dai materassini lerci, buttati sul pavimento, dove dormono insieme i più piccoli.

Zain e le sorelline sono sospinti in strada dai genitori alla ricerca di mezzi di sostentamento. Ed è proprio dalla strada che il ragazzo, analfabeta, ha imparato ciò che sa. Lì è diventato adulto – troppo adulto per la sua età, e questo è, forse, un limite del personaggio – e sviluppato, a modo suo, un senso profondo della giustizia.

Di fronte all’ennesimo sopruso dei genitori a danno della sorella prediletta, Zain si ribella e poi fugge da casa. Dal randagismo lo strappa l’incontro con Rahil, una donna immigrata dal Corno d’Africa che ha avuto un figlio da un libanese e, rimasta priva di documenti, vive ai margini, in una baraccopoli. In cambio di un tetto e di un po’ di cibo, Zain fa da balia a Yonas, il bimbo ancora infante di Rahil.

La situazione ben presto precipita: per ragioni diverse prima Rahil e poi Zain finiscono in carcere. Ed è lì che Zain si fa titano, citando in tribunale i genitori, colpevoli, ai suoi occhi, d’averlo messo al mondo senza pensare al resto.

L’epilogo è forse un po’ concitato: Zain vede riconosciute le sue ragioni e viene scarcerato. Ottiene poi asilo in Svezia, dove finalmente potrà andare a scuola e crescere in modo più sereno.

Il film cattura emotivamente gli spettatori (grazie anche a un buon ritmo e alle tecniche di ripresa adottate). Qualche critico ha scritto che questo sarebbe un limite, perché l’empatia che si crea verso Zain renderebbe il pubblico ostaggio della regista e meno libero di valutarne con distacco il lavoro.

Labaki ha deciso di avvalersi quasi esclusivamente di attori non professionisti, a partire dal giovanissimo Zain al-Rafeea, la cui biografia ha diversi punti in comune con quella del protagonista di Cafarnao. L’interprete e la sua famiglia sono profughi siriani fuggiti in Libano a causa della guerra. L’attore in erba non aveva mai recitato prima e neppure messo piede in una scuola. Oggi anche lui, come il suo personaggio, vive altrove: lo hanno accolto in Norvegia, dove studia e si costruisce una nuova vita.

Pur non aggiudicandosi la Palma d’Oro, al Festival di Cannes del 2018 il film ha ottenuto il Premio della giuria e il Premio della giuria ecumenica. Nel 2019 è stato candidato all’Oscar come miglior film straniero.


Cafarnao – Caos e miracoli
regia: Nadine Labaki
interpreti: Zain al-Rafeea, Yordanos Shifera, Boluwatife Treasure Bankole, Kawsar Al Haddad, Fadi Youssef.
genere: drammatico
produzione: Libano, 2018
durata: 120 minuti

 

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