(c.l.) – Con l’approssimarsi del mese sacro del Ramadan, della festa dell’Indipendenza israeliana (che quest’anno si celebra tra l’8 e il 9 maggio), ma anche dell’EurovisionSong Contest 2019, in calendario la settimana prossima a Tel Aviv, a partire dal 3 maggio s’è riversata su Israele una pioggia di 700 razzi lanciati da Gaza. Almeno 35 sono caduti nelle aree urbane israeliane al confine con Gaza, secondo il conteggio riportato dall’esercito israeliano. L’aviazione e l’artiglieria israeliana sostengono di aver colpito, a loro volta, oltre 350 obiettivi di Hamas e del Jihad islamico in tutta l’enclave palestinese.
Nel giro di 48 ore i bombardamenti hanno provocato la morte di quattro civili israeliani e di 31 palestinesi (secondo il ministero della Sanità di Gaza), inclusi membri di Hamas e del Jihad islamico. Si è trattata del peggior picco di tensione militare dalla guerra dell’estate 2014 (con l’Operazione israeliana Margine di protezione). Le centinaia di razzi dello scorso fine settimana piovono mentre il genero e consigliere del presidente statunitense Donald Trump, Jared Kushner, annuncia che è imminente la pubblicazione del suo piano di pace, prevista nel giro di un mese, al termine del Ramadan. La proposta non dovrebbe più far riferimento alla creazione di uno Stato palestinese accanto a Israele.
Per ora, è grazie al vicino egiziano, il tradizionale intermediario, che le fazioni palestinesi di Gaza hanno concordato un cessate il fuoco con lo Stato ebraico.
L’accordo è entrato in vigore con l’inizio del Ramadan, mese sacro per i credenti musulmani, nella notte tra domenica 5 e lunedì 6 maggio, stando a quanto hanno reso noto tre funzionari, uno egiziano e due palestinesi. Tuttavia, «nessuna conferma è stata ottenuta dalla parte israeliana, che in genere non corrobora tali tregue», ha riferito l’Agenzia France Presse. In effetti, Israele evita di commentare questo tipo di negoziati. Secondo il canale i24News, il comando della Difesa Civile israeliano ha annunciato che tutte le misure preventive sono state revocate nelle località meridionali di Israele confinanti con la Striscia di Gaza e nel Neghev centrale dalle 7:00 mattutine del 6 maggio. Come riferisce anche The Times of Israel, diverse scuole hanno regolarmente riaperto lunedì a Beer Sheva, Sderot, Yavne e Kiryat Malachi. Un fatto che può essere considerato, secondo il quotidiano online, come «una conferma implicita della tregua a Gaza». Restano invece in stato d’allerta gli insediamenti nelle aree di Eshkol, Shaar Hanegev e Sdot Negev, più vicini a Gaza.