(c.l.) – L’obiettivo è chiaro: creare il primo archivio digitale dei 4.500 manoscritti (alcuni risalenti al Quarto secolo) della biblioteca del monastero ortodosso di Santa Caterina nel Sinai, in Egitto. La priorità viene data, secondo quanto riferisce la Reuters, a 1.100 manoscritti in siriaco e arabo, particolarmente rari. Questa prima fase della digitalizzazione richiederà circa tre anni di tempo e costerà qualcosa come 2 milioni e 450 mila euro.
La biblioteca del monastero raccoglie principalmente testi cristiani, tra i quali alcune delle più antiche copie dei vangeli. Altri manoscritti si occupano di scienza, medicina e classici greci. La maggior parte dei testi sono in greco, ma oltre al siriaco e all’arabo, ci sono anche volumi in ebraico, copto, armeno, valacco, georgiano e slavo.
Il lavoro di digitalizzazione si prospetta di lungo respiro: il lavoro di fotografia e digitalizzazione del gruppo di scienziati greci impegnati in questa missione potrebbe prolungarsi per oltre un decennio. Il progetto, che è stato inaugurato l’anno scorso, è attualmente «in una complessa fase di acquisizione di immagini con luce rossa, verde e blu. Esse saranno poi rielaborate con un software che creerà un’unica immagine a colori di alta qualità», spiega l’agenzia di stampa britannica.
L’ambizioso progetto è guidato dall’organizzazione no-profit statunitense Early Manuscripts Electronic Library (Emel), in collaborazione con il monastero di Santa Caterina – ove vive una ventina di monaci per lo più di origine greca – e la Biblioteca dell’Università della California, Los Angeles (Ucla). Quest’ultima ha annunciato che inizierà a pubblicare online manoscritti a colori a partire dall’autunno 2019.
Secondo la Reuters, «il progetto fornirà una registrazione più completa della microfilmatura parziale realizzata diversi decenni fa dalla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti e dalla Biblioteca nazionale di Israele. Secondo i promotori del progetto, le due istituzioni culturali si sono dette disponibili a mettere a disposizione i loro archivi.
«Questa biblioteca è un archivio della storia del cristianesimo e dei popoli del bacino mediterraneo»
Il monastero di Santa Caterina come lo conosciamo oggi fu fondato nel Sesto secolo ed è il più antico monastero cristiano tuttora utilizzato secondo la sua funzione originaria. Dopo il Vaticano, Santa Caterina ospita la seconda più grande collezione di manoscritti antichi al mondo. «Questa biblioteca è un archivio della storia del cristianesimo e dei popoli del bacino mediterraneo. È quindi interessante per le comunità di tutto il mondo che vi trovano le loro radici», ha detto a Reuters Michael Phelps, direttore di Emel. Il Monte Sinai è considerato sacro da giudaismo, cristianesimo e islam. È il luogo in cui il profeta Mosè ricevette i Dieci Comandamenti. Pertanto, nel 2002, l’Unesco ha classificato il monastero come sito patrimonio dell’Umanità.
Attraverso il progetto di digitalizzazione, gli scienziati sperano di essere in grado di preservare i libri di questo patrimonio mondiale e renderli accessibili al mondo intero. «C’è una ragione specifica per l’urgenza di questa missione», dice Reuters: «Sebbene il monastero sia sopravvissuto a secoli di guerra, si trova in una regione in cui i militanti islamisti hanno distrutto innumerevoli manufatti e documenti culturali in Siria e in Iraq».
I terroristi del sedicente Stato islamico (Isis) hanno basi nel Nord della penisola del Sinai. Il monastero di Santa Caterina si trova nella parte meridionale, che più sicura, ma ciononostante è stato costretto a tener chiuse le sue porte nel 2013. Nell’aprile 2017 si è registrato un attacco jahadista a un posto di blocco all’ingresso del sito (un poliziotto rimase ucciso).
«Gli sconvolgimenti che caratterizzano la nostra epoca richiedono una rapida conclusione di questo progetto», ha detto a Reuters l’arcivescovo Damien, abate (igumeno) del monastero.
In epoca recente la biblioteca del monastero è stata oggetto di restauri durati tre anni e ha riaperto nel dicembre 2017.