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Nazaret. Cinquant’anni dopo

Giuseppe Caffulli
22 maggio 2019
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Nazaret. Cinquant’anni dopo
Dall'interno la cupola della basilica dell'Annunciazione a Nazaret richiama la corolla di un fiore. (foto Brian Maudsley/Shutterstock.com)

Il 23 marzo 1969 veniva consacrata la nuova basilica dell’Annunciazione a Nazaret, dopo otto anni di lavori. Progettata da Giovanni Muzio, sorge in uno dei luoghi più santi e custodisce duemila anni di storia e fede.


Con la solenne consacrazione della nuova basilica, una preziosa corona viene posta sul capo della Madre di Dio e della Chiesa, frutto della fede, della devozione, del coraggio e dei sacrifici di tante persone di ogni nazione del mondo che questo giorno hanno desiderato e voluto». Con queste parole inizia la lettera circolare inviata da fra Erminio Roncari, presidente della Custodia, ai religiosi di Terra Santa. Pubblicata sul numero di aprile-maggio 1969 della rivista La Terra Santa, annuncia la consacrazione della nuova basilica di Nazaret, progettata e realizzata dall’architetto Giovanni Muzio. Il numero di luglio-agosto della rivista è interamente dedicato alla solenne consacrazione. L’allora direttore di La Terra Santa, fra Claudio Baratto, spiega nell’editoriale di apertura l’importanza dell’impresa: «Il 1969 per Nazaret rimarrà indelebile nei suoi annali perché apre un’era nuova che non nasce da eventi dolorosi, come spesso avviene nella vicenda umana, ma dal confluire, in un unico intento, della fede, degli universali contributi, del lavoro d’umile gente, dell’ingegno e dell’arte». Il numero è quanto mai ricco di informazioni e di approfondimenti. C’è un articolo sul «Messaggio di Nazaret» di fra Ignazio Mancini, una ricognizione sugli scavi archeologici connessi al Luogo Santo (il pezzo è siglato T.C.); un articolo sulle relazioni tra Santa Sede e nuova basilica a cura di fra Metodio Brlek e un lungo saggio di fra Gino Concetti sulla presenza dei francescani a Nazaret. Tra i contributi più interessanti e originali del numero in questione, l’elenco degli artisti, dei decoratori e delle maestranze (non solo italiane) impegnate nella realizzazione dell’opera, coordinata dall’architetto Giovanni Muzio «autore anche di diversi altri particolari funzionali e decorativi del tempio, come altari, amboni, iscrizioni, pavimenti, lampadari…» (p. 197).

Il programma della consacrazione ci permette di cogliere la solennità dell’evento, che si dipanò su più giorni, da domenica 23 marzo a mercoledì 26 marzo, alla presenza del cardinale Gabriele Garrone, allora prefetto del Pontificio consiglio per l’educazione cattolica e del ministro generale dei Frati minori, fra Costantino Koser. Culmine delle celebrazioni, il 25 marzo, con il solenne pontificale presieduto dal patriarca latino di Gerusalemme, mons. Alberto Gori, già Custode di Terra Santa.

Ecco la cronaca di quell’evento: «Il giorno 23 marzo, dopo otto anni di intensissimi e continui lavori, siamo giunti al momento tanto atteso della solenne consacrazione della nuova basilica di Nazaret. Il monumentale edificio e i dintorni sono ornati a festa, gli accessi e le vicinanze animati di numeroso pubblico composto dei fedeli delle molte parrocchie di Terra Santa, gran numero di pellegrini, in maggior parte italiani, giornalisti e fotografi intraprendenti, la radio e la televisione d’Israele e di altri Paesi».

Alla consacrazione della nuova basilica dell’Annunciazione (visitata ancora in costruzione nel 1964 anche da san Paolo VI, durante il suo viaggio in Terra Santa) era assente per motivi di salute l’allora Custode di Terra Santa, fra Alfonso Calabrese.

A distanza di 50 anni vale la pena ricordare l’evento della costruzione e della dedicazione della basilica che sorge su uno dei Luoghi Santi più importanti e visitati della Terra Santa. «La sua architettura in cemento a vista – spiega la Guida di Terra Santa di Heinrich Fürst e Gregor Geiger (Edizioni Terra Santa, Milano 2017, p. 106), a un primo sguardo forse non rivela al pellegrino tutta la sua bellezza; riesce però, in maniera unica, a mettere in collegamento passato e presente, Chiesa locale e Chiesa universale».

Come sottolineato da fra Ignazio Mancini nel suo articolo sul «Messaggio di Nazaret», il mistero avvenuto tra le povere mura della Santa Grotta indica «che la vita di famiglia è comunione d’amore» e che a Nazaret «s’impara una dimensione nuova, quella dell’Incarnazione di Dio» nella Storia. Un evento che ci rende corresponsabili nel progetto di Salvezza e impegnati a realizzare il Regno di Dio sulla terra.


 

Dove l’Angelo visitò Maria

Davanti alla grotta dell’Annunciazione, nella chiesa inferiore, si riconosce ancora chiaramente la struttura di una chiesetta bizantina con l’abside rivolta a est. Al di sotto, come dimostrano vari reperti, doveva trovarsi un tempio cristiano più antico. Alcuni studiosi parlano di una «chiesa-sinagoga», visto il forte influsso culturale del giudeo-cristianesimo a Nazaret; ma siamo lontani dall’avere certezze in merito. È infatti probabile che tale edificio precedente risalisse anch’esso all’epoca bizantina. (…) Quindi la prima chiesa della grotta sarebbe stata realizzata poco dopo l’anno 350. Era probabilmente abbellita da mosaici della prima età bizantina. Tali mosaici erano tutti adorni di croci, e risalgono a prima del 427, anno in cui l’imperatore Teodosio II decretò che la venerazione della croce non implicava di dover coprire i pavimenti con la sua immagine. Un ritrovamento particolarmente prezioso relativo a questo antico tempio è la scritta incisa in greco alla base di una colonna: XE MAPIA, abbreviazione di Chaire Maria, l’incipit del saluto dell’angelo alla Madonna (Lc 1,28: «Rallègrati»), reso con Ave Maria in latino. Attualmente il reperto è custodito nell’adiacente museo. Accanto alla chiesa bizantina vi erano altri locali, e presumibilmente un fonte battesimale.

I crociati costruirono qui la loro chiesa in asse con quella bizantina ma con tutt’altre proporzioni: 70 metri di lunghezza e 30 di larghezza. Sul lato sinistro (nord) della chiesa inferiore si vede una parete di epoca crociata che è stata integrata nell’edificio attuale. (…)

I francescani (dopo la sconfitta crociata – ndr) tentarono più volte di rimettere piede in città, ma restò loro a lunga interdetta qualunque permanenza duratura. Intorno al 1547 erano a Nazaret, ma furono costretti a fuggire a causa di una sommossa; lasciarono le chiavi della chiesa a un cristiano del luogo. Solo nel 1620 riuscirono a riacquistarne le rovine e a ristabilirsi definitivamente in città. (…) Nel 1730 ottennero il permesso di costruire una nuova, piccola chiesa. Tale edificio era rivolto verso la grotta dell’Annunciazione, quindi era disposto di traverso rispetto a quello precedente. La chiesetta barocca avrebbe dovuto essere sostituita nel 1954 da una più grande, commisurata all’importanza del luogo, ma la data di inizio dei lavori continuava a slittare. La nuova basilica, che sorge sulle fondamenta della chiesa crociata, è stata costruita tra il 1960 e il 1969 su progetto dell’architetto milanese Giovanni Muzio.

(Tratto da H. Fürst – G. Geiger, Guida di Terra Santa, Milano 2017, pp. 106-107).

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