(c.l.) – La salute del cardinale Nasrallah Boutros Sfeir si era deteriorata gravemente negli ultimi giorni. Un’infezione polmonare ha messo fine alla sua vita terrena poco prima del suo novantanovesimo compleanno. Sfeir si è spento in Libano il 12 maggio scorso. Da patriarca aveva guidato la Chiesa maronita dal 1986 al 2011. Un ministero che è stato tra i più lunghi nella plurisecolare storia dei cattolici maroniti.
Il suo successore, il cardinale Bechara Boutros Rai, in una dichiarazione rilasciata all’agenzia ufficiale Ani, ha definito Sfeir un’«icona» della sua funzione e un «pilastro della nazione libanese». «La Chiesa maronita e il Libano sono in lutto», ha aggiunto il patriarca. Il presidente Michel Aoun ha detto che il patriarca Sfeir è stato «uno dei più importanti patriarchi del Libano e che ha lasciato un segno luminoso nel Paese». Il mufti del Libano, Sheikh Abdul Latif Daryan ha salutato nel patriarca defunto «un esempio di giustizia, apertura, dialogo, carità e convivenza per musulmani e cristiani».
Su richiesta del patriarca Rai, le campane delle chiesa in Libano di domenica hanno suonato a morto per il card. Sfeir. Il Consiglio dei ministri ha decretato due giorni di lutto nazionale il 15 e 16 maggio. I funerali saranno celebrati giovedì 16 maggio a Bkerke, la sede del Patriarcato maronita situata 25 chilometri a nord di Beirut. Per rendergli omaggio, quello sarà un giorno non lavorativo negli uffici pubblici, nei comuni e nelle istituzioni pubbliche e private.
Le tappe di una vita
Figura storica del Libano contemporaneo, colui che è stato il 76º patriarca maronita di Antiochia e di tutto l’Oriente, nacque il 15 maggio 1920 a Reyfoun in Libano. Dopo la formazione nel seminario maronita di Ghazir e alla Saint Joseph University di Beirut, fu ordinato sacerdote il 7 maggio 1950. Undici anni dopo, il 16 luglio, veniva ordinato vescovo titolare di Tarso dei maroniti e vicario generale del patriarcato. Viene eletto patriarca mentre in Libano non si è ancora spenta la guerra civile: è il 19 aprile 1986 quando succede al dimissionario cardinale Antoine Khoraiche. Sfeir viene creato cardinale san Giovanni Paolo II nel concistoro del 26 novembre 1994. Membro della Congregazione per le Chiese orientali, ha esercitato le funzioni di presidente del Sinodo della Chiesa maronita, presidente della Conferenza episcopale libanese e presidente del Consiglio dei patriarchi orientali. E stato anche presidente delegato del Sinodo speciale dei vescovi sul Medio Oriente convocato a Roma da Papa Benedetto XVI nell’ottobre 2010. Ha lasciato l’ufficio di patriarca all’età di 91 anni, presentando le dimissioni a papa Benedetto XVI che le ha accolte il 26 febbraio 2011.
Il patriarca della seconda indipendenza
Durante la guerra civile, il patriarca Sfeir riuscì a riunire i leader cristiani (ad eccezione del generale Michel Aoun, l’attuale presidente del Libano) intorno all’accordo di Taif (Arabia Saudita), firmato nel 1989 e che pose fine al conflitto l’anno seguente.
Capofila del campo anti-siriano in Libano, Sfeir ha difeso tenacemente la sovranità e l’indipendenza del Libano fino al ritiro israeliano nel 2000 e alla fine della tutela siriana nel 2005 (Damasco manteneva diverse migliaia di soldati in Libano dal 1976). Proprio per questo Sfeir ha ereditato il titolo di patriarca della seconda indipendenza (il Libano ottennne l’indipendenza dalla Francia nel 1943). Durante i suoi anni come capo della Chiesa maronita, Nasrallah Boutros Sfeir si rifiutò di metter piede in Siria, a differenza del suo successore, Béchara Raï, che vi si recò nel 2013, per esprimere sostegno ai cristiani siriani mentre infuriava il conflitto.
Anche Sfeir fu molto coinvolto nel dialogo interreligioso e nel 2001 lavorò per la riconciliazione tra cristiani e drusi sul Monte Libano.
Nel telegramma di cordoglio inviato al patriarca Rai, papa Francesco ha scritto: «Uomo libero e coraggioso, il cardinale Sfeir ha esercitato la sua missione in un contesto problematico ed è stato un artefice decisivo di unità, pace e riconciliazione. Ardente difensore della sovranità e dell’indipendenza del suo Paese, rimarrà una grande figura nella storia del Libano. Chiedo al Padre misericordioso di accogliere nella sua dimora di pace e di luce questo saggio e impegnato pastore, che ha mostrato l’amore di Dio al popolo che gli è stato affidato».
Ultimo aggiornamento: 14/05/2019 15:38