Carmen Weinstein, la responsabile della comunità ebraica del Cairo, vi è sepolta dal 2013. Lei che si era tanto prodigata per salvarlo, a partire dal 1978: quello di Bassatine è l’unico cimitero ebraico del Cairo e il più grande cimitero ebraico d’Egitto. Contiene migliaia di tombe. Situato in un quartiere povero ad est del centro storico, è anche considerato il secondo cimitero ebraico antico del mondo ancora in funzione. Il primo è quello sulle pendici del Monte degli Ulivi a Gerusalemme.
La partenza dall’Egitto di quasi tutta la comunità ebraica locale negli anni Cinquanta del Novecento gettò il cimitero in un lungo periodo di abbandono e trascuratezza. Nel corso degli anni, molte lapidi di marmo sono state rubate e dei senzatetto hanno fissato la loro dimora tra le tombe. I cani selvatici vagano per i dieci ettari del suo recinto, cosparsi di immondizia e in parte invasi di liquami.
Fino ad oggi s’erano visti solo piccoli interventi di manutenzione, ma nessuna decisione importante era stata presa per salvaguardare il cimitero, risalente al IX secolo. Il terreno per le sepolture fu concesso alla comunità ebraica in Egitto dal sultano Ahmad ibn Tulun (835-884), fondatore della dinastia dei Tulunidi in Egitto e Siria.
Le promesse del presidente al-Sisi
Il 19 febbraio 2019, dopo un incontro di oltre due ore nel palazzo presidenziale con una ventina di leader di organizzazioni ebraiche statunitensi, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha dato il via libera a un intervento di «totale ripulitura» di Bassatine. E la promessa è stata presto mantenuta. Secondo Ahram online, l’obiettivo è di sgomberare 2 mila tonnellate di spazzatura dallo storico cimitero ebraico.
«I rappresentanti di ciò che resta della comunità ebraica locale mi hanno detto che poco dopo l’incontro con il presidente hanno ricevuto una chiamata dalla municipalità che li informava dell’inizio dei lavori e che sarebbero stati contattati per ispezionare l’avanzamento», ha detto Joseph Douek, commissario per la pianificazione della città di New York e membro della comunità ebraica di origine egiziana a Brooklyn, che faceva parte della delegazione americana ricevuta al palazzo presidenziale. Citato sul sito Internet dell’Associazione storica ebraica d’Egitto, Douek ha anche detto che bulldozer e altre attrezzature sono state inviate a Bassatine due ore dopo l’incontro con il presidente.
Lo ha confermato anche la comunità ebraica del Cairo con una dichiarazione resa pubblica lo stesso giorno: «Oggi il governo egiziano ha iniziato a ripulire e sgomberare le baracche nella parte orientale del cimitero di Bassatine. L’Egitto difende il suo patrimonio ebraico. Migliaia di anime riposeranno in pace da stasera. Grazie a tutti per aver contribuito a questo risultato».
In un comunicato stampa del 22 febbraio, il Comitato ebraico americano, che opera per difendere gli ebrei in tutto il mondo, si congratula con il presidente egiziano, rallegrandosi anche per la decisione di Abdel Fattah al-Sisi di mettere anche a disposizione tutti i registri comunali ebraici del paese.
Il Comitato ebraico americano chiedeva da lungo tempo queste misure «per preservare il patrimonio della comunità ebraica egiziana». I registri contengono importanti dati personali, in particolare relativi alle nascite, ai decessi e ai matrimoni nelle comunità ebraiche del Cairo e di Alessandria. «Per molti ebrei egiziani, questi sono gli unici documenti ufficiali che consentono la trascrizione negli archivi dello stato civile. In alcuni casi, sono molto importanti per dimostrare l’identità ebraica di una persona, al momento del matrimonio o della sepoltura», ha detto il rabbino Andrew Baker, direttore degli affari ebraici internazionali del Comitato statunitense. Il quale si aspetta che la decisione di al-Sisi consenta finalmente di dare attuazione alla promessa non mantenuta dal ministero della Cultura egiziano che nel maggio 2017 s’era impegnato con il Comitato ebraico americano a consegnare copie dei registri (i cui originali resteranno nel Paese).
Luoghi e monumenti ebraici sono dello Stato
Fino al 1930, in Egitto si contavano 78 sinagoghe e luoghi di preghiera ebraici. Oggi ne sono rimasti solo una decina. All’inizio del 2016, per la prima volta in Egitto venne creato un comitato per catalogare tutti i monumenti ebraici e le suppellettili che si trovano nelle sinagoghe. Nel luglio 2017, le autorità pubbliche annunciarono che avrebbero restaurato la sinagoga Eliyahu Hanavi ad Alessandria, dopo il crollo del soffitto. I lavori di ristrutturazione sono in corso. Nel dicembre 2018, Abdel Fattah al-Sissi comunicò lo stanziamento di 71 milioni di dollari per ripristinare i siti del patrimonio ebraico in tutto il Paese. Il ministro per l’Archeologia, Khaled Al-Anani, spiega che «gli oggetti ebraici e le sinagoghe appartengono allo Stato egiziano». Per questo, il presidente al-Sissi ha sottolineato che è esclusa ogni «partecipazione straniera» al processo di ristrutturazione.
Fino a metà Novecento la comunità ebraica in Egitto contava tra gli 80 mila e i 120 mila ebrei. La maggior parte di loro lasciò il paese con la creazione di Israele nel 1948 e i diversi conflitti arabo-israeliani che seguirono. Per lo più gli ebrei si trasferirono in Occidente o in Israele. Oggi si calcola che gli ebrei in tutto l’Egitto siano solo una ventina, ormai anziani.