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Francesco in terra dʼIslam

Francesco Pistocchini
22 gennaio 2019
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Francesco in terra dʼIslam
Papa Francesco e il principe ereditario di Abu Dhabi, Mohammed bin Zayed, durante una visita in Vaticano nel settembre 2016.

Nel 2019 ricorrono gli 800 anni dell’incontro di san Francesco d’Assisi con il sultano Malik al-Kamil. E il Papa va negli Emirati Arabi Uniti e Marocco, in dialogo coi musulmani.


Il 2019 si apre con alcuni viaggi di Papa Francesco carichi di significato interreligioso.
La visita ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, dal 3 al 5 febbraio, e quella in Marocco dal 30 al 31 marzo, cadono nell’ottavo centenario dell’incontro di Francesco d’Assisi e il sultano Malik al-Kamil, avvenuto a Damietta in Egitto nel 1219, durante la quinta crociata. In un’epoca in cui, per l’Europa medievale cristiana, l’«altro» era rappresentato dal mondo arabo-islamico in una relazione di scontro, Francesco ribaltò la prospettiva con un metodo pacifico e dialogante che molti, anche tra i suoi confratelli, non compresero. In quell’episodio lontano c’è molto di attuale.

Dal Golfo all’Atlantico, estremità del mondo arabo, il Papa di nome Francesco vive due nuove occasioni di ricerca del dialogo e del confronto con i musulmani, come in passato ha fatto in Giordania, Turchia, Egitto, Azerbaijan e Bangladesh. Un lavoro di ricucitura che non interpella solo i cattolici, ma tutti i cristiani e le persone che in Occidente vivono con sospetto o fatica il rapporto con le persone di fede musulmana.

Atterrando sulle coste del Golfo, Papa Francesco è il primo pontefice nella storia a recarsi nella penisola arabica. Accoglie l’invito a partecipare all’incontro interreligioso World Interfaith Harmony Week, che gli ha fatto l’emiro di Abu Dhabi, Khalifa bin Zayed Al Nahyan.

La famiglia Al Nahyan, che governa da oltre due secoli questo territorio, è musulmana sunnita. Ha guidato l’emirato attraverso una fulminea trasformazione favorita dalle ricchezze petrolifere, nella quale coesistono la massima apertura ai flussi globali di persone e denaro e l’attaccamento all’identità islamica. Un gran numero di immigrati non musulmani lavora nel Paese (oggi sono l’80 per cento dei residenti) e la sharia è parzialmente applicata nella vita quotidiana. Contrasti delle città del Golfo.

Gli immigrati, soprattutto di provenienza asiatica e che nel Golfo vivono la fede con forti limitazioni, si uniscono al Papa nella celebrazione della messa il 5 febbraio in uno degli stadi di Abu Dhabi. Per i molti cristiani il Papa celebra l’Eucaristia, un segno di grande importanza, come spiega monsignor Hinder nell’intervista a p. 47 Casablanca e Rabat sono le mete del viaggio nordafricano.

Proprio il Marocco fu il primo Paese islamico visitato da Papa Wojtyła. Era l’agosto 1985 e quel viaggio è ancora ricordato per memorabile discorso di san Giovanni Paolo II tenuto ai giovani musulmani.

Papa Bergoglio ha accolto l’invito del re Mohammed VI e dei vescovi locali. Monsignor Cristóbal Lopez, salesiano spagnolo che dal 2017 è l’arcivescovo della capitale, l’ha definita una grande notizia: «Farà visita al popolo marocchino e alla comunità ecclesiale, compresi i numerosi fratelli che sono di passaggio in Marocco e che migrano faticosamente verso l’Europa e in situazioni di grande difficoltà».

Esiste senza dubbio una sintonia fra il Pontefice e il re del Marocco nel desiderio di promuovere il dialogo islamo-cristiano.

L’accoglienza del Papa a Rabat da parte del sovrano ha un significato particolare perché il re non solo è capo dello Stato, ma ricopre per i marocchini, che sono musulmani sunniti di rito malachita, il ruolo spirituale di «commendatore dei credenti». A Casablanca, domenica 31 marzo, è prevista una celebrazione della messa per tutti i cattolici del Paese. Anche i rapporti tra Marocco e Vaticano sono molto aperti: è recente la nomina di una giurista e teologa musulmana, Raja Naji Mekkaoui, ad ambasciatrice presso la Santa Sede.

Come disse Giovanni Paolo II 33 anni fa, il Marocco è un «Paese con una tradizione di apertura, luogo di incontro tra civiltà e di scambio culturale tra Oriente e Occidente», dove la convivenza tra le diverse religioni è possibile, in maniera pacifica. Ciò è favorito dalle tradizioni giuridiche dell’Islam locale e dall’influenza del sufismo. A questo mira la politica del re.

La presenza cristiana anche qui è legata agli stranieri, non solo originari dell’Europa, ma sempre più dell’Africa subsahariana, giovani che lavorano in Marocco o attraversano il Paese per raggiungere l’Europa.

Dal 2014 a Rabat esiste un istituto ecumenico di teologia, Al Mowafaqa, che accoglie studenti cattolici e protestanti, perlopiù di Paesi dell’Africa francofona, che oltre a essere un luogo di confronto fra cristiani si è aperto al dialogo con l’Islam. Coinvolge giovani nati in Paesi dove lo scontro politico e religioso sfocia in conflitti civili devastanti.

Mentre scriviamo non si conoscono i dettagli del programma, ma l’istituto potrebbe essere un luogo simbolico per un incontro dedicato al dialogo.

Il Papa incontrerà da vicino la piccola Chiesa cattolica del Marocco, incoraggiando una presenza che già vive nel suo quotidiano una vicinanza armoniosa. La presenza francescana nel Paese non è l’unica, ma antica e significativa, anche se piccola come granello di senape. Nella terra in cui furono martirizzati i primi francescani, uccisi a Marrakech nel 1220, sono presenti comunità religiose che, ad esempio, assistono i migranti, come a Tangeri, o offrono corsi di istruzione, come a Meknes, dove alcuni francescani coinvolgono nelle loro attività decine di volontari musulmani.

Accanto al dialogo delle opere, restano le questioni aperte, come il diritto dei cittadini marocchini a convertirsi. Sull’argomento i cattolici si muovono con grande prudenza, mentre i gruppi protestanti sono più spregiudicati, correndo il rischio di rinfocolare le posizioni dell’Islam più estremista.

Nell’anno dell’incontro del santo di Assisi con il sultano, la visita in Marocco di Papa Francesco è un’occasione per ricordare i primi martiri francescani e per intraprendere un cammino che è anche di purificazione della memoria.

Terrasanta 1/2019
Gennaio-Febbraio 2019

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Il sommario dei temi toccati nel numero di gennaio-febbraio 2019 di Terrasanta su carta. Tutti i contenuti, dalla prima all’ultima pagina, ordinati per sezioni. Buona lettura!

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A poca distanza dalle mura di Gerusalemme si trova il campo profughi di Shu’fat, dove regnano criminalità e degrado ambientale. Qui alcune ong hanno avviato varie iniziative sociali.

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