Tanto le forze di sicurezza palestinesi in Cisgiordania (agli ordini del partito Fatah) quanto quelle nella Striscia di Gaza (subordinate a Hamas) sono responsabili di abusi e torture su civili, fermati in molti casi anche solo per aver espresso dissenso verso le autorità, o per averne criticato l’operato nello svolgimento della propria professione giornalistica. Lo denuncia l’organizzazione Human Rights Watch (Hrw) in un rapporto diffuso (in inglese) il 23 ottobre scorso e intitolato Due autorità, un’unica strada: nessun dissenso. Arresto arbitrario e tortura sotto l’Autorità palestinese e Hamas.
Per redigerlo i ricercatori di Hrw hanno lavorato due anni (2016-2018) conducendo 147 interviste, 95 delle quali con persone direttamente coinvolte in arresti o fermi e 52 con avvocati. Sono così riusciti a documentare – incrociando le testimonianze con referti medici, fotografie, verbali ed evidenze raccolte da altre ong – casi di abusi avvenuti negli anni 2016 e 2017.
Sotto il profilo metodologico Hrw si astiene dall’entrare nel merito giudiziario dei casi esaminati, concentrandosi piuttosto sulle modalità dell’arresto e della detenzione, ed escludendo dal campo di indagine le azioni delle forze di sicurezza israeliane nei Territori.
Un primo problema messo in luce dal rapporto è che le norme sulla sicurezza interna sono spesso troppo vaghe nel definire i contorni di reato. In base ad esse può essere sanzionato chi crea «conflitti settari», o «attenta all’unità rivoluzionaria», oppure insulta «autorità superiori». Con queste premesse non stupiscono gli oltre venti casi documentati di persone detenute senza una ragione chiara, a parte l’aver scritto un articolo critico o un post su Facebook oppure l’aderire a un gruppo studentesco o movimento politico inviso. Alcuni sono stati fermati e interrogati per aver partecipato a dimostrazioni nonviolente.
«I peggiori trasgressori sono i servizi di sicurezza interna di Hamas a Gaza e, in Cisgiordania, i servizi di intelligence dell’Autorità palestinese, la sicurezza preventiva e il comitato congiunto di sicurezza, in particolare nel centro di detenzione a Gerico», spiega Omar Shakir, direttore della sezione di Hrw per Israele e la Palestina.
A Gaza i fermati hanno raccontato di essere stati condotti in una stanza, che i carcerieri chiamano «il bus», dove i detenuti sono costretti a mantenere la stessa posizione per ore, in piedi o seduti su sedie molto piccole, e non possono fare null’altro senza il permesso alle guardie. Un trattamento del genere, prolungato per molte ore, assume i contorni della tortura perché, pur non lasciando segni sul corpo, procura dolori diffusi ai muscoli e alle articolazioni.
Non mancano, qui come a Gerico, tecniche più classiche e cruente – impiegate dagli aguzzini dei regimi autoritari in tutto il mondo – come la fustigazione delle piante dei piedi con cavi o tubi di gomma e la sospensione del corpo del detenuto sollevato dal pavimento con corde per procurare slogature agli arti e dolore fisico. A ciò si accompagnano minacce di danni fisici permanenti per estorcere confessioni. Un’altra condotta che Hrw considera censurabile è il tenere indefinitamente aperto e vago il fascicolo penale dei fermati, anche dopo il rilascio, in modo da tenere gli individui in una costante apprensione ed accrescere in loro il senso di insicurezza.
Il gruppo di lavoro di Hrw non è stato autorizzato dalle autorità israeliane ad accedere alla Striscia di Gaza per incontrare le autorità di Hamas e confrontarsi con loro sulle risultanze confluite nel rapporto. Ha invece potuto liberamente incontrare in Cisgiordania funzionari dei servizi di intelligence dell’Autorità nazionale palestinese. Tutte le autorità palestinesi competenti, sia nella Striscia sia in Cisgiordania, sono comunque state informate per iscritto da Hrw sugli esiti dell’indagine e invitate ad esprimere i propri punti di vista e valutazioni.
«Abbiamo ricevuto oltre 60 pagine di risposte da ogni agenzia di sicurezza coinvolta», dice Shakir. «Tutti hanno negato di arrestare le persone arbitrariamente e sottoporle a tortura. Hanno aggiunto che gli abusi segnalati sono nient’altro che casi isolati, i quali, se portati all’attenzione delle autorità, vengono esaminati per individuare i responsabili e sanzionarli». Dichiarazioni – allegate al rapporto come appendici – che «la nostra ricerca contraddice», annota Shakir.
Terrasanta 6/2018
Il sommario dei temi toccati nel numero di novembre-dicembre 2018 di Terrasanta su carta. Tutti i contenuti, dalla prima all’ultima pagina, ordinati per sezioni. Buona lettura!
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