Procede veloce l’opera di sminamento della superficie di Qasr Al Yahud, nei pressi di Gerico (Territori palestinesi), località sulla sponda occidentale del fiume Giordano ove si ricorda il battesimo di Gesù. L’area, luogo di scontri durante la guerra arabo-israeliana del 1967, conserva ancor oggi memoria delle battaglie. Arrivare sul posto, significa percorrere un viaggio nel tempo e nella storia. Camminare sui sentieri polverosi fiancheggiati da numerosi santuari e cappelle, attraversare i luoghi percorsi da Gesù e dagli apostoli e prima ancora da Elia, guardare il Giordano e la Giordania dall’altra parte, colpisce per il senso di pace.
Eppure, a ricordare che questo non sempre è stato territorio di pace ci sono i numerosi cartelli che avvisano ancora, a distanza di oltre 51 anni, della presenza di mine, segno della follia dell’uomo. Nonostante i cartelli gialli, la sensazione di vita che riprende, la forza che spinge a rinascere, è palpabile.
Da anni, è in atto un’opera di sminamento che, nei giorni scorsi, ha visto il completamento di una prima parte di area sulla quale sorge il convento francescano, costruito nel 1935, ma abbandonato durante la guerra. Con commozione, il Custode di Terra Santa, fra Francesco Patton, ha visitato l’edificio lo scorso 31 ottobre.
«Questo progetto – spiega il padre Custode – è importante su un piano umano sminare un campo, liberarlo da ordigni così terribili, è sempre cosa buona. Si trasforma un campo di battaglia in un campo di pace. Questo luogo è importante perché legato al battesimo di Gesù. Speriamo di poter recuperare il sito, restaurandolo e incoraggiando il turismo in questo sito del battesimo di Gesù, dove possiamo far memoria anche del nostro battesimo». «Poi chissà – prosegue Patton – un giorno speriamo che ci si possa muovere liberamente dall’una all’altra riva, e questo sarà ancora più significativo perché andando al di là del Giordano potremo ricordare, insieme al battesimo di Gesù, anche l’ingresso del popolo di Dio in Terra Santa, il passaggio del profeta Elia e del discepolo Eliseo e infine quello di Gesù e degli apostoli che si mossero con libertà da una riva all’altra».
Nel 1968 il convento francescano fu abbandonato frettolosamente. All’interno, ancora qualche mobile e suppellettili che ricordano la vita quotidiana dei frati prima della guerra. L’idea è di riaprirlo presto. «Abbiamo fatto i sopralluoghi necessari – ha spiegato fra Sergey Loktionov, direttore dell’ufficio tecnico della Custodia di Terra Santa – e presenteremo presto il progetto preliminare e poi quello definitivo per ripristinare questo posto e riaprirlo anche alla visita dei pellegrini».
Qualcuno – non molti – già arriva, grazie soprattutto ai passaggi sicuri che la Halo Trust, la società dal 2016 impegnata nello sminamento dell’area, ha creato. «È un’operazione lenta e che richiede molta attenzione», ha spiegato Ronen Shimoni, coordinatore del progetto Halo Trust. «Ogni mina contiene 5 chilogrammi di esplosivo e gli ordigni devono essere distrutti uno ad uno. Finiremo fra qualche mese, dopo aver tolto di mezzo tutte le 2.500 mine sparse in quest’area. Abbiamo cominciato le operazioni a marzo scorso, pensiamo che per la metà dell’anno prossimo potremo dichiarare questa zona completamente sicura. Una parte, qui intorno al convento, lo è già. È stata una sfida, ma anche un onore sminare questa zona per permettere ai pellegrini di venire».
Lo scorso febbraio, nella stessa zona in cui passava anche l’antica strada che collegava Gerusalemme e Gerico ad altri luoghi biblici oggi in territorio giordano, come il Monte Nebo e Madaba, ha riaperto i battenti il monastero ortodosso dedicato a san Giovanni Battista Prodomos, conosciuto localmente come Deir Mar-Hanna. Un altro segno della normalizzazione in corso in questo luogo santo.
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Clicca qui per guardare un servizio del Christian Media Center sulla visita del Custode di Terra Santa al convento sminato.
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