(c.l.) – Ci sono voluti tre anni di lavori e centinaia di ingegneri e artisti per vedere di nuovo riaperta la cattedrale di San Marco al Cairo. Il 18 novembre scorso, circondato da decine di vescovi e sacerdoti, il patriarca copto-ortodosso Tawadros II ha presieduto la cerimonia di inaugurazione della cattedrale recentemente restaurata. La data scelta coincide con il sesto anniversario dell’intronizzazione del patriarca (18 novembre 2012) e si innesta nel Giubileo d’oro dell’edificio sacro.
Il 25 giugno 1968 il presidente Gamal Abdel Nasser, che aveva personalmente contribuito al finanziamento della cattedrale, partecipò alla cerimonia inaugurale insieme all’imperatore d’Etiopia Hailè Selassiè. Per l’occasione, da Roma, san Paolo VI fece restituire alla Chiesa copta d’Egitto le reliquie dell’apostolo Marco, trafugate e portate a Venezia nell’828. Le reliquie furono poi poste sotto l’altare della nuova cattedrale cairota. Secondo l’architetto Ettore Vio, fino al 2016 proto (cioè primo responsabile della conservazione e dei restauri) della basilica di San Marco a Venezia, si tratta tuttavia di «reliquie per contatto», vale a dire di frammenti di tessuto messo a contatto con la tomba del santo apostolo che, secondo la tradizione copta, riunì la prima comunità cristiana in Egitto, dando vita alla Chiesa di Alessandria, intorno all’anno 43.
La cattedrale, costruita nel quartiere di Abasiya a metà degli anni Sessanta, sotto il pontificato del papa copto Cyril VI, è lunga 144 metri e larga circa 61. La sormonta un’imponente cupola decorata con raffigurazioni che descrivono la bellezza e la regalità del Paradiso. Al momento della sua costruzione, la nuova cattedrale divenne la sede del successore di san Marco, papa di Alessandria e patriarca di tutta l’Africa, primate della Chiesa copto-ortodossa.
Fino all’inaugurazione, lo scorso Natale, della cattedrale della Natività di Cristo, nel cuore della nuova capitale amministrativa egiziana (che va crescendo poche decine di chilometri a est del Cairo), quella di San Marco era considerata la più grande cattedrale d’Africa e del Medio Oriente, in grado di accogliere non meno di 5 mila fedeli.
Nelle ultime settimane le celebrazioni per la riapertura della cattedrale di San Marco sono state posticipate fino a metà novembre in seguito alla morte, il 2 novembre scorso, di sette pellegrini cristiani (inclusi sei copti della stessa famiglia), che stavano viaggiando a bordo di un pullmino nella provincia di Minya, nel centro dell’Egitto. Le vittime sono cadute sotto i colpi d’arma da fuoco di uomini del sedicente Stato islamico (Is), nei pressi del monastero di San Samuele il Confessore.
È in questo clima luttuoso che i copti egiziani hanno celebrato la riapertura della loro cattedrale al Cairo, presidiata da un massiccio apparato di sicurezza. La comunità copta, che rappresentano circa il 10 per cento degli egiziani, è costantemente presa di mira dai musulmani fondamentalisti.
La cattedrale appena riaperta contiene 200 icone. Tra queste, alcune sono state realizzate da poco e «vogliono commemorare i copti uccisi negli attacchi degli attivisti islamici negli ultimi anni», riferisce l’agenzia di stampa Reuters. Sono icone dedicate ai martiri di Alessandria, Tanta, Il Cairo, del governatorato di Minya e della Libia. Almeno 120 cristiani sono stati uccisi in attacchi dal 2014 ad oggi, ricorda l’agenzia di stampa britannica. Nel dicembre 2016, un attacco suicida ebbe luogo proprio in una chiesa adiacente alla cattedrale di San Marco (poi chiusa per lavori di restauro). I morti furono 27 e i feriti 49, in maggioranza donne e bambini.
Un’icona illustra anche la vita santa di papa Cyril VI che inaugurò la cattedrale cinquant’anni fa ed è stato canonizzato il 20 giugno 2013 dal Santo Sinodo della Chiesa copta ortodossa.
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