Si inaugura il 20 novembre al Museo delle Culture (Mudec) di Milano la mostra dedicata a Banksy, l’artista e writer inglese la cui vera identità rimane tuttora ignota. Considerato uno dei maggiori esponenti della street art contemporanea, Bansky ha affrontato temi universali come la politica, la cultura e l’etica. Un tratto del muro di separazione israeliano a Betlemme, grazie ai suoi graffiti, è diventato un museo a cielo aperto, e un grido di denuncia contro l’ingiustizia dell’occupazione. Una «protesta visiva» che coinvolge un vastissimo ed eterogeneo pubblico e ne fa uno degli artisti più amati.
Sono state organizzate diverse mostre su Banksy, ma mai un museo pubblico italiano aveva ospitato una sua monografica. Si tratta di un evento non autorizzato dall’artista, che continua a difendere il proprio anonimato.
La mostra The Art of Banksy. A visual protest, sarà aperta dal 21 novembre 2018. Curata da Gianni Mercurio, raccoglierà circa 80 lavori tra dipinti, sculture, stampe dell’artista inglese, oggetti, fotografie e video, che racconteranno attraverso uno sguardo retrospettivo l’opera e il pensiero di Banksy nel contesto della storia dell’arte contemporanea.
Come spiegano i curatori della mostra, «Banksy accentua il contenuto dei messaggi politici e sociali in maniera esplicita, spostando il messaggio dalla forma al contenuto».
Una speciale sezione video racconterà al pubblico i murali (esistenti o scomparsi) che Banksy ha realizzato in diversi luoghi del mondo, tra i quali Betlemme, dove l’artista ha voluto anche un Museo dell’occupazione all’interno di un hotel che sorge a ridosso del muro.
Il messaggio di Banksy e la sua arte, quanto mai contemporanei, si manifestano come provocazione nei confronti dell’arroganza del potere, del conformismo, della guerra, del consumismo.
Come ha spiegato il famoso street artist americano Shepard Fairey, «le sue opere sono piene di immagini metaforiche che trascendono le barriere linguistiche. Le immagini sono divertenti e brillanti, eppure talmente semplici e accessibili: anche se i bambini di sei anni non hanno la minima idea di che cosa sia un conflitto culturale, non avranno alcun problema a riconoscere che c’è qualcosa che non quadra quando vedono la Monna Lisa che impugna un lanciafiamme».
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