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Inondazioni in Giordania, la solidarietà dei cattolici

Christophe Lafontaine
30 ottobre 2018
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Inondazioni in Giordania, la solidarietà dei cattolici
Uno wadi in Giordania, rigonfio d'acqua, si precipita verso il Mar Morto. (foto Hikinginjordan / Wikimedia Commons)

Le inondazioni del 25 ottobre scorso hanno fatto 21 vittime in Giordania. Nelle moschee e nelle chiese si è pregato per i morti e le loro famiglie. Il cordoglio (e la rabbia) del re, la solidarietà di papa Francesco.


Sei mesi dopo la tragedia di Nahal Tzafit in Israele, nella quale 10 studenti persero la vita, spazzati via dalle acque in piena durante un’inondazione improvvisa a sud del Mar Morto, la Giordania ha vissuto una tragedia simile giovedì scorso, 25 ottobre. Delle bombe d’acqua hanno provocato un’improvvisa e violenta alluvione sulla sponda orientale del Mar Morto, circa 50 chilometri a sud-ovest della capitale Amman. La regione si trova alla quota più bassa della crosta terrestre, cioè in una depressione 420 metri sotto il livello del mare. Le piogge che scendono dalla montagna verso il mare rendono repentinamente impetuosi i letti degli wadi (torrenti), causando fiumi di fango e frane.

Il maltempo della scorsa settimana ha causato la morte di circa 20 persone. Le vittime del «giovedì nero», come la stampa giordana ha definito il disastro del giorno 25, sono per lo più studenti, di età compresa tra gli 11 e i 14 anni, e gli insegnanti che li accompagnavano nella gita scolastica. Altre persone che transitavano nella stessa area turistica sono morte dopo essere state spazzati via dalle ondate d’acqua, ha riferito la Protezione civile, sottolineando che anche un ponte è crollato.

Più di 35 persone sono rimaste ferite. Tra costoro, ci sono membri delle forze dell’ordine che partecipavano alle operazioni di soccorso, ha riferito una fonte della Protezione civile all’Agenzia France Presse.

La notizia del disastro s’è propagata immediatamente. Le bandiere del regno hashemita sono state abbassate a mezz’asta come segno di lutto in tutto il Paese. Re Abdallah II ha annullato una visita programmata in Bahrain per il giorno dopo le inondazioni. «La mia tristezza e il mio dolore sono eguagliati solo dalla rabbia contro tutti coloro che non hanno intrapreso i passi che avrebbero potuto impedire [tutto questo]», ha scritto il sovrano su Twitter, mentre la preghiera dei morti è stato recitato nelle moschee del regno. Il ministro dell’Istruzione, Azmi Mahafzah, ha promesso «un’indagine completa» per determinare le cause esatte del disastro. «L’organizzatore dell’uscita scolastica si assume la piena responsabilità di quanto è accaduto», ha aggiunto. .

Domenica le campane delle chiese cattoliche di rito latino hanno suonato a morto prima della messa in segno di «solidarietà con il popolo giordano afflitto». Lo ha annunciato una dichiarazione del vicariato per la Giordania del Patriarcato latino di Gerusalemme, pubblicata il giorno dopo la tragedia. Il vicariato ha anche invitato i fedeli delle sue parrocchie a pregare per le vittime durante la liturgia domenicale. Il vicariato ha assicurato la preghiera per il riposo delle anime delle vittime e la vicinanza alle famiglie in lutto «implorando il Dio onnipotente di abbracciarli e avvolgerli nelle sue potenti braccia di conforto e consolazione».

Lunedì 29 ottobre un minuto di silenzio è stato osservato all’Università americana di Madaba, l’unico ateneo cattolico della Giordania che fa capo, anch’esso, al Patriarcato latino di Gerusalemme.

Sabato 27 ottobre, la Santa Sede ha inviato un telegramma, firmato dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, al nunzio apostolico in Giordania, monsignor Alberto Ortega Martin, assicurando la «sincera solidarietà» di papa Francesco.

Il 25 ottobre l’esercito israeliano ha annunciato di aver inviato elicotteri e droni, su richiesta della Giordania, per assistere nelle operazioni di soccorso. Israele e Giordania firmaroo un trattato di pace nel 1994. Il Mar Morto si trova lungo la linea di confine tra i due Paesi.

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