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Fianco a fianco per conoscersi

Amélie Férey
31 ottobre 2018
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Fianco a fianco per conoscersi
Una scena di vita quotidiana nella Scuola dei lasalliani a Giaffa-Tel Aviv.

È un laboratorio di convivenza, come per fortuna non ne mancano in Terra Santa. È la scuola dei Fratelli delle Scuole cristiane di Giaffa, sobborgo di Tel Aviv.


Nelle stradine della città vecchia di Giaffa non è raro sentir parlare francese. Alla domanda su dove arrivi questa padronanza della lingua di Molière, la risposta è sempre la stessa: il Collège des Frères! Aperto nel 1882, questo istituto ha resistito alle turbolenze della politica, portando alti i colori del fondatore dell’ordine, san Giovanni Battista de La Salle. Oggi la struttura accoglie circa 830 alunni, proponendo un percorso formativo completo, dalla scuola materna alla maturità. La direttrice ci accoglie nel suo studio dove campeggia fiero un ritratto di Giovanni Battista de La Salle. Suona la campanella della ricreazione. Dalla finestra, osserviamo il cortile riempirsi di bambini.

L’edificio che ospita la scuola fu costruito dagli stessi Frères al loro arrivo nella Palestina ottomana alla fine del XIX secolo. Nonostante locali vetusti e ormai inadatti a un’istituzione in piena espansione, che si è vista obbligata a delocalizzare gli spazi in una strada vicina, rimane di loro proprietà. «Ce ne rallegriamo», afferma la direttrice della scuola, Maha Abed. Ex insegnante di arabo, è la garante della continuità e dell’esistenza dell’istituto, che deve far fronte alle crescenti sfide della gentrificazione e della pressione immobiliare. L’ospedale francese adiacente il Collège in tempi recenti è stato infatti ceduto da una congregazione femminile a un immobiliarista americano che ne ha fatto un hotel di lusso.

Il Collège accoglie studenti di ogni provenienza. Lingue e religioni si affiancano le une alle altre: cristiani, musulmani ed ebrei seguono lo stesso percorso formativo, ad eccezione dei corsi di religione che sono separati, nel rispetto delle credenze di ciascuno. I ragazzi a casa parlano ebraico, arabo o russo ma tra le mura della scuola è il francese a dominare. «Ognuno arriva qui con la propria identità. Non si cerca di cambiare l’altro, ma si impara a conoscerlo», spiega la direttrice. Per lei, arabofona, il francese rappresenta una garanzia di neutralità. Alla fine del loro percorso scolastico, i giovani diplomati parlano correntemente quattro lingue: ebraico, francese, inglese e arabo (o spagnolo).

Oltre ai valori tipicamente lassalliani di fraternità, convivenza e tolleranza, la visione sociale di san Giovanni Battista de La Salle è ugualmente perseguita: la scuola garantisce un insegnamento per tutti a prezzi accessibili. Tale missione, però, è resa difficile dalle scarse sovvenzioni che il ministero dell’Istruzione israeliano elargisce alla struttura. Le 47 scuole cristiane d’Israele, tra cui il Collège, nel 2015 sono entrate in sciopero: sono riuscite a ottenere un congelamento della riduzione nelle sovvenzioni ma non la presa in carico al 100 per cento come nel caso degli istituti ebraici. Le famiglie, l’istituzione lassalliana e lo Stato francese, quindi, mettono ciò che manca.

I problemi finanziari non impediscono alla scuola di puntare all’eccellenza. Questa passa anzitutto attraverso l’imposizione di norme rigorose agli alunni, che sono tenuti a indossare un’uniforme. È la principale ragione per cui Mohammed ha deciso di iscrivervi le due figlie Ritaj e Houdna: «Danno ai ragazzi una disciplina. E anche se sono musulmano condivido i valori di rispetto e tolleranza portati avanti dai Frères». Anche la possibilità di proseguire gli studi in Francia spinge i genitori a iscrivere i propri figli al Collège: il diploma (di area scientifica o umanistica) rilasciato dall’istituto è infatti riconosciuto dallo Stato francese. L’accesso agli studi superiori in Israele è un’ulteriore opzione, poiché gli studenti passano il bagrut, l’esame israeliano di ammisione all’università. «In sostanza – conclude Maha Abed – questa scuola è l’immagine di Giaffa», identità miste vivono fianco a fianco in pace.

(traduzione di Roberto Orlandi)

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