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Il cattolicesimo d’Oriente sotto i riflettori

Fulvio Scaglione
7 settembre 2018
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Il cattolicesimo d’Oriente sotto i riflettori

La Congregazione per le Chiese orientali ha recentemente dato alle stampe Oriente Cattolico, opera essenziale per conoscere meglio i cattolici non latini. Ne parliamo con il padre domenicano Lorenzo Lorusso.


È recente l’uscita in libreria di Oriente Cattolico, il repertorio in tre volumi che non solo fotografa (con dati, cartine e analisi) la situazione di tutte le Chiese orientali cattoliche, ma permette alle stesse Chiese di raccontarsi in prima persona. Si tratta della «carta d’identità delle Chiese orientali cattoliche», come dice il cardinale Leonardo Sandri, editore dell’opera nella sua qualità di prefetto (dal 2007) della Congregazione per le Chiese Orientali e Gran cancelliere del Pontificio Istituto Orientale.

La pubblicazione è un evento per la vita della Chiesa, ma anche per la cultura e persino per la politica. Basti pensare che le quattro edizioni precedenti risalgono agli anni 1929, 1932, 1962 e 1974 e che quest’ultima ha richiesto oltre quattordici anni di lavoro a una commissione scientifica diretta da padre Ronald Roberson e coordinata dal professor Giampaolo Rigotti.

Padre Lorenzo Lorusso, domenicano, già rettore della basilica di San Nicola a Bari e dal 2014 sottosegretario della Congregazione per le Chiese orientali, spiega che la nuova edizione dell’Oriente Cattolico «non si limita a fornire dei dati statistici, ma spiega anche come si è arrivati alla formazione di queste Chiese cattoliche orientali, come si è sviluppata nel tempo la comunione con Roma e, nello stesso tempo, come vivono oggi questa comunione. Per sintetizzare: c’è anche il loro punto di vista. E infatti molti degli studi e delle voci sono stati scritti da membri di queste Chiese. Questo li ha fatti sentire assai più inseriti nell’opera della nostra Congregazione, che non è fatta per controllarli ma per aiutarli».

Oriente Cattolico offre al lettore una mappa davvero mondiale delle Chiese orientali. Una volta composto questo grande quadro sinottico, c’è stato qualcosa che l’ha comunque sorpresa?
Sì. Perché quando osserviamo questo panorama ci accorgiamo che, pur essendo una minoranza nell’ambito del cattolicesimo mondiale, visto che stiamo parlando di venti milioni di fedeli, queste Chiese portano con sé una straordinaria ricchezza: spirituale, disciplinare e liturgica. Con questo panorama, quindi, abbiamo uno sguardo completo della cattolicità della Chiesa universale.

Abbiamo parlato di minoranze. Queste Chiese, secondo lei, soffrono un po’ della sindrome dell’abbandono? Soprattutto in Medio Oriente, i cristiani e i cattolici locali si sentono un po’ lasciati soli, vorrebbero una solidarietà più intensa da parte del cristianesimo europeo. Secondo lei c’è un fondamento di verità in tutto questo?
Secondo me, sì. Gli aiuti economici arrivano, non solo da Roma, ma da tante altre diocesi, che donano con generosità. Però non basta. Chi è nella necessità, o peggio ancora nel pericolo, vorrebbe la vicinanza, anche fisica. La visita, l’accoglienza quando vengono da noi… Anche se rispetto a certi fenomeni, per esempio la guerra, possiamo fare poco o nulla, essere accanto a loro, accogliere le loro confidenze, partecipare alle loro angosce fa molto.

Nel panorama che Oriente Cattolico disegna, Lei dove individuerebbe i «punti caldi», le emergenze più pressanti?
Io mi soffermerei sulla Chiesa in Ucraina, sia per la questione dei rapporti con la Russia sia per la questione della Chiesa greco-cattolica e i rapporti ecumenici. Poi guarderei alle Chiese in India. Pur trovandosi in un immenso Paese che ha solo venti milioni di cattolici e un miliardo di fedeli di altre religioni, le Chiese cattoliche in India hanno una grande forza missionaria, evangelizzano nel vero senso del termine. Una forza che altre Chiese, penso per esempio al Medio Oriente, non hanno, per le condizioni particolari della società musulmana, dove è proibita la predicazione della fede. Per quanto poi riguarda, appunto, le Chiese cattoliche in Medio Oriente, bisogna sottolineare in positivo la comunione che hanno con quelle ortodosse: essendo entrambe minoranze cristiane, fanno con efficacia fronte comune nei confronti delle criticità della società musulmana cui si faceva cenno.

Restando al Medio Oriente: il grande spettro è l’Iraq dove, dopo l’invasione anglo-americana del 2003, la comunità cattolica caldea è stata davvero ridotta ai minimi termini. Esiste davvero il rischio che certe Chiese possano veder sparire del tutto i loro fedeli?
Voglio essere ottimista. Credo che, in generale, il peggio sia passato. Per quanto poi riguarda l’Iraq, i nostri vescovi ci dicono che è stata avviata una certa opera di ricostruzione e che i fedeli stanno tornando. Forse non saranno numerosi come prima, ma garantiranno comunque una presenza.

Quanto avete temuto per i cattolici di Siria?
In Siria, quando tutto sembra pacificarsi, ecco che le guerre riprendono. Perché per la Siria bisogna parlare non di una guerra, ma di molte guerre insieme. Noi, come Congregazione per le Chiese orientali, abbiamo optato per il sostegno ai singoli sacerdoti. Perché se il sacerdote resta nella sua parrocchia, c’è più speranza che resista e sopravviva l’intera comunità. Sostegno anche economico, perché molti di loro, essendo di rito orientale, sono sposati e hanno famiglia, quindi hanno più bisogno.

 

 



Un evento editoriale

(g.s.) – Anche se l’anno ufficiale di pubblicazione di Oriente Cattolico è il 2017, l’opera è stata presentata solo nel 2018: in marzo a Papa Francesco, in giugno al pubblico e ai media. Il cofanetto raccoglie tre tomi, di diversa consistenza, con copertina lucida e cartonata. I saggi ivi contenuti – caratterizzati da una certa disomogeneità circa lo spessore scientifico – sono il frutto del lavoro di molti specialisti della materia e di una commissione scientifica appositamente costituita nel 2003.

L’opera ha un andamento enciclopedico e, nei primi due tomi, affronta tutti gli argomenti relativi alle Chiese d’Oriente (i patriarcati e le Chiese arcivescovili, le istituzioni, il monachesimo, i riti, la liturgia, la storia, il codice di diritto canonico…) nonché le loro relazioni con Roma e la Chiesa latina. Il terzo tomo è interamente dedicato agli indici.

I dati statistici riportati in Oriente Cattolico sono desunti dall’Annuario Pontificio per l’anno 2017, con un’opportuna avvertenza, riferita in una nota editoriale: «l’instabilità di alcune regioni, il massiccio fenomeno migratorio e il mancato aggiornamento delle stime mediante un capillare censimento dei fedeli condizionano sensibilmente, in certi casi, l’attendibilità dei dati forniti».

È già prevista una futura edizione in inglese.

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