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L’arte giudaica del Quinto secolo, vivace e prospera

Christophe Lafontaine
16 luglio 2018
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L’arte giudaica del Quinto secolo, vivace e prospera
Frammento di mosaico ritrovato nel 2018 negli scavi archeologici di Huqoq. Raffigura due esploratori inviati da Mosé nel paese di Canaan. (foto Jim Haberman)

Gli scavi archeologici in corso da anni a Huqoq, in Galilea (Israele), riportano alla luce sempre nuove testimonianze di periodo bizantino. Provengono da una signagoga, riccamente decorata.


Al contrario di quanto si è creduto fino ad oggi, il Quinto secolo d.C., periodo di espansione per il cristianesimo, fu anche una stagione feconda per l’arte visiva in Terra Santa. Lo testimoniano gli scavi archeologici realizzati in questi ultimi anni nel sito di Huqoq, in bassa Galilea. Si pensava che l’arte figurativa ebraica dell’epoca evitasse di rappresentare immagini di esseri animati. Invece, «i mosaici che decorano il pavimento della sinagoga di Huqoq rivoluzionano la nostra comprensione del giudaismo di quell’epoca», spiega Jodi Magness, direttrice degli scavi di quel sito archeologico e docente presso l’Università del North Carolina-Chapel Hill.

L’ultimo esempio in ordine di tempo proveniente dall’antico villaggio ebraico è un frammento di mosaico che rappresenta due uomini che trasportano grappoli d’uva con una pertica. Il reperto è stato recentemente dissotterrato da una squadra di archeologi (specialisti e studenti) sotto la direzione della Magness. La scoperta di questo mosaico è l’ultima in ordine di tempo d’una lunga serie cominciata nel 2012 nel villaggio citato per due volte nell’Antico Testamento: nel libro di Giosué (19, 34) e nel Primo libro delle Cronache (6, 60).

I mosaici del Quinto secolo sono ben conservati, tanto nei dettagli quanto nel complesso. Rappresentano: (il giudice di Israele) Sansone e le volpi (l’episodio è citato nel libro dei Giudici al capitolo 15 versetti 4-5); Sansone che solleva la porta di Gaza sulle spalle (Giudici, 16); il diluvio e l’arca di Noè; il passaggio di Israele nel Mar Rosso, con i soldati del faraone che vengono divorati da un grosso pesce, simile a quello che ingerì il profeta Giona in un mosaico riportato alla luce l’anno scorso, insieme ad un altro che rappresenta la torre di Babele. Quello con la figura di Giona sarebbe il più antico mosaico finora noto a rappresentare quel brano biblico in un’antica sinagoga in Israele.

Altri mosaici a tematica profana (stagioni, putti e amorini) decorano le iscrizioni in ebraico, oltre a figure umane (una delle quali sarebbe un ritratto di Alessandro Magno), di animali (in particolare un elefante, di cui non c’è traccia nella Torah), e a soggetti di genere mitologico (Helios, il dio-sole, è rappresentato su una quadriga circondata dai segni dello zodiaco). Gli scavi di Huqoq, con la loro ricchezza di reperti, sono sotto la co-direzione dell’Autorità israeliana per le antichità e l’Università di Tel Aviv.

Un comunicato del 9 luglio scorso diffuso dall’università nordamericana impegnata nel progetto di scavo spiega che «l’arte giudaica antica è spesso ritenuta aniconica e priva di immagini, ma questi mosaici multicolori e ricchi di scene, sono testimonianza di una ricca cultura visuale, oltre che di dinamismo e di pluralità all’interno del mondo giudaico sul finire dell’era romana e in epoca bizantina». La scoperta di queste rappresentazioni coloratissime, varie e di grandi dimensioni indicano che gli abitanti del villaggio avevano minuziosamente decorato la loro sinagoga. Segno di prosperità in un periodo di effervescenza cristiana in Terra Santa, all’inizio del Quinto secolo; segno che contraddice la teoria che dà la cultura giudaica in declino nella regione in quel periodo.

Intervistata dal quotidiano The Times of Israel, Jodi Magness spiega che «le fonti rabbiniche indicano che Huqoq prosperò nei periodi tardo-romano e bizantino (Quarto e Quinto secolo)». La professoressa sottolinea che il villaggio nel nord di Israele è menzionato nel Talmud di Gerusalemme (opera completata entro il Quarto secolo d.C.) laddove si menziona la coltura della senape.

Il mosaico di più recente scoperta, che rappresenta i due portatori di frutta, è parte «della collezione di mosaici più ricca e differenziata mai trovata in una sinagoga antica», spiega la professoressa Magness nel comunicato diffuso dalla sua università. Il mosaico si trovava lungo l’ala nord dell’edificio religioso di Huqoq e fa parte di una serie suddivisa in due file di pannelli illustrati e corredati da iscrizioni in ebraico.

I due portatori di uva rappresentati fan parte del gruppo di dodici esploratori inviati da Mosé per ispezionare la Terra Promessa. La scena fa riferimento diretto al brano del libro biblico dei Numeri (13, 20-23) nel quale Mosé vuol sapere se molte persone vivono a Canaan, se il terreno laggiù è fertile e se i frutti sono buoni.

All’estremità settentrionale dell’ala est della sinagoga è stato scoperto anche un moncone di frase che termina con l’espressione Amen selah, «Amen per sempre».

Altro ritrovamento significativo e raro, all’interno della sinagoga, sono delle colonne rimaste intatte, intonacate e dipinte con motivi vegetali di colore rosso, arancione e giallo. Anch’esse risalgono alla stessa epoca dei mosaici.

Al momento, i mosaici sono stati portati altrove per la conservazione e il restauro, mentre l’area degli scavi è stata di nuovo ricoperta. La spedizione archeologica dovrebbe riprendere i lavori nell’estate 2019. Ed è promettente.

Sul tema leggi anche Gli insoliti mosaici di Huqoq.

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