Partiamo dai dati. Nel 2017 hanno visitato Israele 3 milioni e 700 mila turisti, il 56 per cento dei quali erano cristiani. Nello stesso anno la Giordania ha accolto oltre 4 milioni di visitatori, ma in assenza di statistiche sulle motivazioni e destinazioni (avventura, natura, salute, archeologia e cultura, pellegrinaggio, riferimenti cinematografici) il Regno hashemita non è in grado di quantificare il numero dei pellegrini. Sembra tuttavia che il Paese sia scelto più per il suo patrimonio culturale che per le mete a carattere religioso.
Soffermiamoci su un caso emblematico: un articolo apparso sul quotidiano The Jordan Times lo scorso primo luglio riferisce che, secondo gli esperti, il Sito del battesimo di Gesù, sulla sponda orientale del fiume Giordano riceve molti meno visitatori di quelli che raggiungono la riva occidentale, a Qasr el-Yahud, nei Territori palestinesi sotto il controllo israeliano. Eppure, la località di Betania oltre il Giordano – nota con il nome di al-Maghtas, che in arabo vuol dire «immersione», oppure di Wadi al Kharrar, «la valle melodiosa» – è tra i luoghi che, dal 2015, l’Unesco riconosce come Patrimonio dell’umanità. Il che dovrebbe darle visibilità.
Da parte sua, la Chiesa cattolica non fa preferenze. Nel corso dei pellegrinaggi papali in Terra Santa, i pontefici contemporanei – da Paolo VI a papa Francesco – hanno sostato in preghiera, indifferentemente, su entrambe le sponde del tratto di fiume ove san Giovanni Battista, il profeta, avrebbe battezzato Gesù.
Tutto ciò non basta, però, ad attirare pellegrini nel santuario sul versante giordano. La spiegazione può risiedere nel fatto che il sito del battesimo gode di accesso gratuito sulla sponda occidentale israelo-palestinese, mentre è a pagamento sulla sponda orientale (dove negli ultimi anni la Casa reale ha incoraggiato la costruzione di varie chiese cattoliche, ortodosse e protestanti – ndr). C’è, inoltre, una disparità di risorse investite a livello nazionale: se il bilancio annuo dell’Ufficio del turismo giordano si attesta sui 10 milioni di dollari, quello dell’omologo organismo israeliano raggiunge i 100 milioni.
A queste ragioni si aggiungono considerazioni di praticità. Fadi Haddad, guida turistica giordana e autore del libro Il pellegrinaggio cristiano in Giordania, osserva che i maggiori luoghi santi cristiani si trovano oltre la sponda occidentale del Giordano: Gerusalemme, Betlemme, Nazaret, Gerico e via dicendo. Per molti cristiani che pellegrinano in Israele-Palestina rinnovare le promesse battesimali nel luogo ove fu battezzato Gesù è una tappa essenziale, ma poco importa su quale riva del fiume ciò avvenga. Per facilità di visti e di trasporto, i pullman scaricano i pellegrini a Qasr el-Yahoud. A discapito del sito giordano.
Va riconosciuto che la principale attrazione turistica della Giordania resta Petra, la sublime città nabatea le cui vestigia sono nel sud del Paese. Ciò significa, secondo Yousef Zreiqat, esperto di turismo religioso in Giordania, che la maggior parte dei arrivi non sono legati a motivazioni religiose. Di fatto Israele e la Palestina restano la principale destinazione di sapore biblico per i pellegrini, benché anche in Giordania vi siano luoghi molto importanti e autentici. Per fare qualche nome citiamo le città della Decapoli, menzionate nella Bibbia; la Via dei re; il Monte Nebo, dove morì Mosè; i resti della roccaforte erodiana di Macheronte, dove fu imprigionato e poi decapitato san Giovanni Battista; la città di Madaba, con il celebre mosaico del VI secolo d.C. che rappresenta la mappa della Terra Santa; il villaggio di Anjara, nel nord, con la chiesa di Nostra Signora della montagna e la grotta venerata dove avrebbero soggiornato Gesù e sua madre e, ancora, la città di Ajloun, che conserva la sepoltura di san Giorgio.
Il Sito del battesimo di Gesù, secondo Yousef Zreiqat, visitato anche da papi ed alti dignitari, «è amministrato con competenza e ben organizzato». Si tratterebbe solo di farlo conoscere ancora meglio, secondo Zreiqat, dedicando una speciale attività di promozione ai siti e santuari che interessano ai cristiani. Un impegno che l’Ufficio per il turismo giordano ha deciso di assumersi annunciando l’adozione di una nuova strategia di marketing appositamente studiata.
A margine della notizia val la pena rammentare che il 5 giugno scorso anche il patriarca ortodosso di Mosca, Kirill, ricevendo l’ambasciatore giordano in Russia ha dichiarato che «la Giordania andrebbe inclusa nelle rotte dei pellegrinaggi che visitano la Terra Santa».
Il turismo in Giordania guadagna terreno
Anche i flussi turistici italiani verso la Giordania confermano l’interesse per il Paese, soprattutto sotto il profilo naturalistico e archeologico. Il comparto è tornato a crescere dopo l’affanno registrato nel biennio 2015-2016 per via delle tensioni in Medio Oriente. Ce lo conferma Marco Biazzetti, dell’Ufficio del Turismo giordano in Italia, secondo il quale gli arrivi dal Belpaese nel 2017 hanno fatto registrare «una vertiginosa ripresa, superiore alle aspettative e alle previsioni di fine 2016». «Il mercato italiano – osserva Biazzetti – si è risvegliato nei confronti della Giordania per diversi motivi: la grande campagna di marketing realizzata nel 2016, la massiccia attività social portata avanti dal nostro ufficio, il rinnovato dinamismo da parte dei tour operator, e il fatto che la Giordania è da sempre un paese tranquillo e politicamente stabile. Un messaggio che sta passando, anche grazie a tutti coloro che hanno visitato la Giordania e ne diventano promotori e ambasciatori. Attivare questo passaparola attraverso i turisti è stato, da parte nostra, uno degli elementi di maggior efficacia per stimolare gli italiani a tornare in Giordania».
Nel comparto turistico molte cose sono mutate negli ultimi anni. La diffusione di Internet ha facilitato l’autogestione dei viaggi e le trasferte individuali o di piccoli gruppi in autonomia. «Siamo pienamente consapevoli di questa evoluzione – dice Biazzetti – e della sempre maggior voglia di indipendenza del turista nella sua organizzazione del viaggio. Ma soprattutto sappiamo che è importante offrire esperienze forti, non legate esclusivamente al patrimonio storico di un Paese. La Giordania ha tutto per trasformare una grande esperienza di viaggio: dai suoi siti storici, naturali, di fede e di benessere, alla gastronomia e alla famosa ospitalità del popolo giordano. Abbiamo sviluppato esperienze turistiche, come quelle legate al settore outdoor e avventura, che stanno riscuotendo un grande interesse da parte dei visitatori italiani. In questo senso saranno fatti investimenti in questo settore, legati anche al turismo rurale che si sposa alla perfezione con l’ospitalità giordana».
Quanto al turismo religioso, Marco Biazzetti annota: «Dall’inizio del 2017 c’è una forte ripresa, in Giordania, anche dei pellegrinaggi e del turismo religioso, che poi si fonde con quello culturale, di cui è parte. È un segmento molto importante per la Giordania poiché il Paese rappresenta un esempio di convivenza civile tra le diverse fedi e non c’è mai stato un conflitto religioso. C’è grande rispetto e aiuto reciproco. La Giordania, oltre ad essere anch’essa Terra Santa, fa parte di quel percorso biblico che si conclude sul Monte Nebo, con lo sguardo di Mosè sulla Terra Promessa. Oggi vi sono dei tour ad hoc solo in Giordania, sui percorsi biblici e nei luoghi indicati da Papa Giovanni Paolo II nel 2000 come quelli del pellegrinaggio cristiano in Giordania. Tuttavia, il combinato Gerusalemme-Giordania resta, dal punto di vista religioso, il viaggio più richiesto». (g.s.)